Capitolo 17

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L'amicizia, come l'amore, richiede quasi altrettanta arte di una figura di danza ben riuscita. Ci vuole molto slancio e molto controllo, molti scambi di parole e moltissimi silenzi. Soprattutto molto rispetto.

Rudolf Nureyev


17

JENNEFER

Non ero mai stata una di quelle persone che amavano dormire fino a tardi e crogiolasi nel calduccio delle coperte, al riparo da occhi indiscreti grazie alle spesse tende di velluto. In genere, quando mi svegliavo decidevo di alzarmi quasi subito e questo mi dava una scarica di produttività che mi consentiva di arrivare almeno fino all'inizio della colazione pur senza avere ancora ingerito alcuna dose caffeina. Persino in quel momento sentii il mio stomaco lamentarsi, in attesa del dolce e caldo porridge con cui lo avrei riempito. 

Ma non era una di quelle giornate. 

Non fu il mio stomaco, per una volta, a svegliarmi, ma il dolore bruciante e stritolante di un paio di funi con il quale mi avevano legato le mani. Il collo protestava per ogni movimento, indolenzito dalla terribile posizione nel quale avevo dormito e mi ricordai d'improvviso con un moto di terrore perché quel risveglio era così diverso da tutti gli altri. 

Emisi un gemito di protesta quando persino le mie ginocchia diedero l'impressione di volersi rompere. Non potevo dargli torto, del resto avevo dormito legata contro un albero. A quel pensiero sentii il cuore tornare a battere come un forsennato ancora prima di aprire gli occhi e di ritrovarmi davanti l'orrendo spettacolo che avevo visto la sera prima. 

Il cielo si era tinto di sfumature rosse e rosa, segno che il sole era lì lì per tramontare. 

Ed eccolo, il pazzo che stava architettando tutta quella storia. Se ne stava lì davanti al tavolo che assomigliava del tutto ad un altare, con un libro nero posizionato proprio davanti a lui e con le braccia rivolte al cielo. Una sgradevole sensazione di panico mi attanagliò le viscere.  Al sentire il mio gemito si voltò e ancora una volta mi ritrovai ad osservare i suoi occhi, neri come le profondità dell'abisso del lago che avevamo di fronte, e animati da una luce folle. Mi mettevano i brividi.

«Bene bene. Vedrai che mi perdonerai, mia signora, ma sono costretto ad agire così. Non capiresti, no» disse. 

Era dalla sera prima che continuava a fare strani inchini e rivolgersi a me come se fossi la sua signora e a poco erano valse le mie proteste. 

«Ma vaffanculo» sbottai solo, guardandolo male.
Le sue sopracciglia si aggrottarono e il suo viso si contorse in una smorfia di... dispiacere. No, non era possibile, la mia mente mi stava giocando brutti scherzi.
«Mia signora... presto capirai» rispose. 

I suoi capelli neri e castani rilucevano di riflessi rossicci e sul viso spigoloso si crearono così tante ombre da renderlo in qualche modo spettrale. Prima che il mio cervello realizzasse in quale situazione del cazzo mi trovassi il cuore mi iniziò a martellare nel petto come un tamburo, già pronto e attivo come se fossi sveglia da ore. Ma lo stordimento da sonno fu un ricordo non appena vidi quel pazzo avvicinarsi a me con un coltello. 

«Sta tranquilla, non ho intenzione di ucciderti...» tentò di rassicurarmi quando mi vide indietreggiare e ritirarmi dalla sua vista.
«Cosa hai intenzione di fare?» chiesi forse per l'ennesima volta, osservando ogni suo movimento. Mi maledissi per quel tono tremante e spaventato che mi uscì. La lama arrivò dritta vicino il mio collo. Avrei scommesso due galeoni che persino lui, a quella distanza, riusciva a sentire il sangue che mi pompava nelle vene. Un sapore acro si diffuse nel mio stomaco e non ci misi molto a capire cosa fosse: paura. Ma lui si allungò e mi superò. Qualche secondo dopo sentii le corde allentarsi e le mie mani furono di nuovo libere. Emisi un gemito di protesta quando le sentii così indolenzite da non riuscire quasi a portarle in avanti. L'uomo, con una concentrazione che avevo poche visto, iniziò a tagliare anche la fune che circondava le caviglie. Se non fossi stata così dolorante avrei tentato di scappare. 

Slytherin's queen | Scorose FanFiction - Harry PotterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora