Un'altra sorella minore

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Quando il giorno dopo arrivai a tavola restai letteralmente abbagliato dall'eleganza con cui mia madre aveva apparecchiato la tavola: aveva tirato fuori il servizio d'argento di nostra zia Muriel. Era tutto perfettamente ordinato, tre posate per ogni posto, con tanto di calice per il vino e bicchiere per l'acqua, tovaglioli decorati, piatti perfettamente splendenti. Insomma, non sembrava la tavola dove avevo mangiato ogni Natale da più di sedici anni a questa parte. Ad ogni modo, ciò che mi colpì più di tutti fu il quantitativo di pietanze che mia madre aveva preparato e stava ancora portando a termine, senza l'uso della magia!
«Mamma, tutto bene?»
«Ronald adesso non è proprio il momento ah. Ti avverto. Devo fare un sacco di cose»
«Si, questo lo vedo. Se posso permettermi una domanda, come mai tutta questa eleganza? E soprattutto, come mai non stai usando la magia per cucinare, come al solito?»
«Ma che domande! Così non mi farò trovare impreparata quando e se i nostri ospiti mi dovessero chiedere qualche ricetta di preparazione».
«Ospiti?». Ma mia madre sembrò decisa a ignorare la mia ennesima domanda, proprio mentre io giravo lo sguardo sulla tavola. Automaticamente cominciai a contare i posti: uno, due, tre, ..., nove e dieci. Dieci. C'erano tre posti più rispetto a quanti fossero effettivamente presenti alla tana. Due erano sicuramente per Bill e Fleur, i due quasi sposini, ma l'altro? Uno moto di tenerezza nacque dentro di me; probabilmente mia madre lo aveva apparecchiato nella speranza che Percy decidesse di tornare a casa almeno per quel giorno. Non lo dava a vedere ma soffriva molto per questa cosa, mi era anche sembrato di sentirla piangere silenziosamente qualche volta. In quei momenti vedevo mia mamma sotto una luce diversa, come se fosse un'altra sorella minore, così fragile e indifesa. Così mi avvicinai a lei e l'abbracciai, cercando di trasmetterle un po' di sicurezza, di consolarla e farle sapere che sapevo come si sentiva. Lei mi guardò stupito mentre scioglievo il goffo abbraccio.
«Hai apparecchiato di nuovo il posto per quel tonto di Percy?» le domandai dolcemente.
«Come, Ron? Non ho capito» rispose confusa.
Ma a questo punto quello confuso ero io.
«Scusami ci sono tre posti in più a tavola. Due sono di Bill e Fleur, immagino, ma il terzo di chi è?»
«No, Ron in realtà...» stava per rispondere mia madre, prima di essere interrotta da un urlo proveniente dal giardino.
«HARRYYYYYYYYYYYY! OH CIELO MI SEMBRA SIA PASSATA UN'ETERNITÀ!»
Quella voce. Non è possibile.
Fulminai mia madre con lo sguardo come per dirle "Che cazzo hai fatto?!".

I've known for a long time - RomioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora