Rimasi su quel divano a pensare fino alle sei di mattina, senza muovere un muscolo e senza spostarmi di un centimetro dalla posizione in cui Hermione mi aveva lasciato. Tenni acceso il fuoco per tutta la notte ma probabilmente quelli che sentivo non erano brividi di freddo. Mi alzai e andai in stanza.
Quando mi svegliai nel mio letto a baldacchino erano le 5 di una domenica pomeriggio piovosa e particolarmente fredda. Paesaggi che riflettono stati d'animo, era proprio vero. Tirai le tende del letto e diedi un'occhiata veloce alla stanza: Harry non c'era. Chissà dove si era cacciato. Pensai a quello che era accaduto la notte prima e per un momento mi sembrò di aver sognato tutto. Tuttavia, il biglietto che Hermione mi aveva restituito, lasciandolo sul divano prima di andarsene, smentì immediatamente la mia teoria. Teoria che somigliava decisamente a una speranza. Presi il biglietto e lo riposi dentro il cassetto del comodino; durante la solitudine di quella notte avevo pensato a lungo di bruciarlo nel camino, poi mi ero convinto che sarebbe potuto essere l'ultima cosa che avrebbe legato me ad Hermione e quindi decisi di conservarlo.
Mi sentivo tremendamente rincoglionito, come appena uscito da dodici ore di anestesia, quindi decisi di farmi una doccia. Una volta uscito dal bagno mi sentivo meglio, la doccia fredda mi aveva fatto riprendere e aveva scacciato molti pensieri esposti in vetrina nella mia testa.
Mi avvicinai all'armadio, con l'asciugamano avvolta alla vita, per prendere dei vestiti puliti e sentì la porta aprirsi dietro di me.
«Mi stavo giusto chiedendo dove ti fossi cacciato, amico» dissi senza voltarmi.
«Ciao amico» disse una voce femminile alle mie spalle. Quella voce. «Non ti ho visto a pranzo e ho pensato che avessi fame. Ti ho portato qualcosa da mangiare, Harry mi ha dato la chiave». Fottuto bastardo
«Ehm...si. Gr...grazie Hermione» risposi senza voltarmi minimamente.
«La lasciò qui. Ciao» e si chiuse la porta alle spalle.
Cazzo Ron. Perché sempre a me?
Mangiai quello che Hermione mi aveva portato, ringraziando Merlino che lo avesse fatto. Forse mi aveva veramente perdonato, dopotutto. Sapevo però che non sarebbe stato così facile, mi sarei dovuto inventare ben più di un bigliettino per riconquistarla. Ma a questo sarebbe stato meglio pensarci a pancia piena.
Finito di mangiare mi stesi sul letto e iniziai scrivere quello che doveva essere un tema di Rune, con scarsissimi risultati. Quando Harry si ritirò in camera misi su l'espressione più incazzata che mi riuscì e iniziai a fissarlo senza dire una parola.
«Che succede?» domandò lui spaesato. Era anche un po' spaventato; forse credeva che avessi scoperto che si vedeva di nascosto con Ginny e stessi per Schiantarlo. Credeva bene, non mi era mica sfuggito che frequentasse mia sorella. Ma non era di quello che si doveva preoccupare, non stasera.
«Che succede?!» esclamai io, cercando di risultare mooolto incazzato «Hai anche il coraggio di domandarmelo? Come cazzo ti viene in mente di lasciare a Hermione le chiavi della stanza per portarmi qualcosa da mangiare? Cosa cazzo hai nella testa Potter, Gorgosprizzi?»
«Come se ti fosse dispiaciuto» rispose facendomi l'occhiolino. Che bastardo, mi conosceva troppo bene.
«Abbiamo rischiato la catastrofe amico. Ero appena uscito dalla doccia; ero praticamente nudo!»
«Come sei esagerato» replicò lui «avremmo solo accelerato i tempi» concluse ridendo. Gli lanciai un cuscino e iniziai a ridere con lui. Mi sentivo decisamente meglio.
«Piuttosto, raccontami come è andata» mi disse il corvino quando ebbe finito di ridere.
Gli raccontai il mio brillante piano del biglietto e come Hermione ci avesse creduto alla perfezione; poi passai alla parte più difficile, quella del divano. Non volevo che il mio migliore amico mi vedesse così debole e quasi mi vergognavo a raccontargli tutto per filo e per segno; per fortuna tra di noi non c'è mai stato bisogno di troppe parole.
«Quindi, in fin dei conti, è andata benone direi!» esclamò lui
«Oh...si, suppongo di si»
«Per fortuna ti sei comportato bene» disse, prendendomi per il culo.
«Per fortuna non ho ascoltato il tuo consiglio e ho bevuto la Felix Felicis!» replicai io di tutto punto.
«Ron, sei il solito minchione... Ti avevo detto di non farlo e tu te ne sei fottuto alla grande»
«Se non lo avessi fatto molto probabilmente non saremmo qui a ridere e scherzare», ero leggermente infastidito da quel suo tono di superiorità.
«Bè, amico mio, se veramente avessi studiato Pozioni tutta l'estate come hai detto a Hermione, sapresti che la Felix non ha effetto sulle persone quando si tratta di questioni di cuore. Dovresti leggere le controindicazioni campione, come con i medicinali» e si stese su letto con un sorriso da schiaffi stampato in faccia.
La mia faccia era cambiata completamente, come se mi avessero appena detto di essere stato selezionato come portiere dei Cannoni di Chudley. Non era possibile... cosa cazzo avevo appena sentito?!
«Quindi mi stai dicendo che...», ero incredulo.
«Esatto bello mio. Hai fatto tuto tu. Tutto quello che hai detto era assolutamente made in Ron Weasley. E in particolare veniva proprio da lì» e mi indicò la parte sinistra del petto.
«Ma perché non me lo hai detto prima, brutto stronzo?!», avevo preso di nuovo pieno posseso delle mie capacità mentali.
«Semplice, perché altrimenti non l'avresti bevuta». Okay, ora lo uccido.
«Tu. Tu sapevi che io lo avrei fatto, non è così?» ero furioso.
«Ovviamente Ron. Ci conosciamo da sei anni, ormai sei più che il mio migliore amico. Sei mio fratello» rispose tranquillo.
Non potevo essere incazzato con lui, era più forte di me. So quanto ha sofferto e so quanto io sia importante per lui; ha veramente trovato un fratello in me e nonostante a me i fratelli non manchino, io ne avevo trovato un altro in lui. Harry Potter. Ci sarei sempre stato per lui e lui, naturalmente, ci sarebbe sempre stato per me. Ancora una volta mi aveva aiutato a cacciarmi fuori dai guai, anche se indirettamente. Ringrazio davvero il cielo che quel giorno, sei anni fa, tutti gli scompartimenti dell'Hogwarts Express fossero pieni. Tutti tranne il suo. Non so se esista Dio, ma a chiunque ci sia lassù vorrei dire grazie. Grazie per avermi fatto incontrare Harry Potter.
In fondo, potrebbe anche essere il ragazzo giusto per Ginny. A proposito... ora mi vendico, pezzo di merda!
«Attento a quello che dici, Potter. Non so quanto ti convenga dire certe cose...» dissi sorridendo beffardo.
Mi guardò incuriosito.
«Che vuoi dire?» mi chiese mentre si accingeva a mangiare uno dei dolcetti che Hermione aveva portato e io non avevo mangiato.
«Insomma, amico, non so quanto ti convenga farti la sorella di tuo fratello. Leggermente strano, no?»
Per poco non si affogava e ci restava secco. Scoppiai a ridere mentre lui tossiva a ripetizione. Scommetto che si sentiva esattamente come mi ero sentito io quel giorno a Pozioni. 1-1 e palla al centro, Potter.
«Da qu... da quanto lo sai?» fu l'unica frase che riuscì a formulare dopo aver messo fine ai colpi di tosse.
Ah, com'è bella la vendetta.
«Da sempre amico, non sono mica l'unico che non sa nascondere i propri sentimenti. Pensavi veramente che non me ne fossi accorto? Dai, patetico» risposi, sempre sorridendo.
«Ma come diamine hai fatto? Siamo sempre stati attentissimi a non farci vedere. Ho dovuto anche ricorrere al mio mantello qualche volta». Era in evidente stato di shock; assolutamente divertente. Se solo ci fosse stato Colin... avrei pagato per una foto della sua faccia in questo momento.
«Non avevo bisogno di vedervi insieme. Ho visto come la guardi, da quest'estate alla Tana. Sei il mio migliore amico Harry»
Esitò qualche momento prima di rispondere
«E... ti sta bene? Voglio dire, sei contento?» domandò, decisamente in ansia.
«Come potrei non esserlo, fratello».
STAI LEGGENDO
I've known for a long time - Romione
FanficE se durante il sesto anno ad Hogwarts qualcosa cambiasse? Cosa succederebbe se mettessimo da parte il Signore Oscuro per un momento e ponessimo al centro della storia Ron, spavaldo ma innamorato, Hermione, brillantemente dotata ma profondamente ins...