Mi guardai introno e passai in rassegna tutta la stanza prima di notare la sua chioma ribelle seduta ad un tavolo. Quando mi avvicinai notai che non era sola. Sperai con tutto me stesso di star sognando, che qualcosa che avevo mangiato mi avesse fatto venire le allucinazioni, che io non fossi lì e che quella appoggiata con la testa alla spalla di McLaggen non fosse Hermione. Non so dire per quanto tempo rimasi immobile a fissare quella scena, so solo che a me sembrarono anni; nessuno dei due sembrò accorgersi della mia presenza. Hermione aveva gli occhi leggermente socchiusi e Cormac era troppo impegnato a passare una mano tra i capelli di lei mentre cercava di guardarle dentro il vestito tramite la scollatura. Sentivo i nervi a fior di pelle, avevo la mascella serrata e i pugni chiusi. Feci il primo passo verso quel verme, pronto per spaccargli la faccia e fargli rimpiangere di aver posato le mani e gli occhi proprio su quella ragazza, quando Hermione aprì gli occhi e mi vide. Mi fermai di scatto.
«Oh ciao Ronald. Tutto bene? Hai visto Harry?» mi domandò come se nulla fosse successo., restando appicciata a McLaggen.
«Hermione io...» mi morirono le parole in gola. Mi sembrava tutto così surreale, non riuscivo a parlare.
«Tu cosa? Che hai Ron?»
«Io... niente... insomma...andiamo a... andiamo a ballare?» e mi sentì piccolo come un bambino di 8 anni che chiede un gelato. Tante volte i miei genitori da piccolo non avevano potuto comprarmelo, nonostante io quel gelato lo volessi davvero. Conoscevo troppo bene quella sensazione di delusione, quella tristezza, e non volevo affrontarla di nuovo. Avevo rinunciato a tanti gelati da piccolo... ma quello mi era sembrato vicino come mai nessuno.
«Ma sei per caso cieco? Non vedi che sono con Cormac? Ti sembrano domande fare? Io sono ver...».
Hermione continuava a parlare ma io non la sentivo più, anche la band aveva smesso di suonare e le persone di urlare a squarciagola. Era calato il silenzio. Piatto, inesorabile, opprimente, insopportabile, religioso silenzio.
«Torna da Harry che è meglio»
«L'hai sentita Weasley, lasciaci in pace» disse Cormac, prima di posarle un bacio sulle labbra. Hermione rispose con foga. Io guardavo, il mio corpo era lì immobile ma la mia testa non c'era più. Mi girai, senza fiatare e battere ciglio, e me ne andai. Uscì dagli appartamenti di Lumacorno e mi incamminai verso la torre di Grifondoro. Guardavo dritto davanti a me, disinteressato a tutto ciò che mi accadeva intorno, non curante delle coppiette che mi vedevano passare e si staccavano improvvisamente. Mi chiedevo perché facesse così male, perché fosse diventato tutto improvvisamente più scuro, buio pesto, chi aveva spento la luce? Il rumore dei miei passi scandiva i miei pensieri, incombenti, tremendamente rapidi. Avrei dovuto imparare a camminare al buio, perché la luce non stava neanche in fondo al tunnel. Camminavo a passi misurati sul pavimento freddo e spoglio dei corridoi, così come Lei aveva camminato su di me. Mi aveva calpestato e ormai non c'era alcuna differenza tra me e quel pavimento. Questo mi fece fermare, mi sedetti a terra. La schiena appoggiata ad un pilastro spigoloso e lo guardo perso davanti a me. Allentai il nodo della cravatta e sbottonai i primi bottoni della camicia. Mi stava tutto troppo stretto.
Rimasi lì fermo per non so quanto tempo, ore forse. Mi sentivo come nel pieno di una sbronza, quando ti dimentichi di tutto quello che ti circonda e perdi la cognizione del tempo. Distinsi a malapena i contorni della figura che si inginocchiò davanti a me e mi appoggiò la mano sulla spalla; un paio di occhi verdi si incastrarono nei miei. C'era comprensione in quegli occhi, pietà, dolore condiviso.
«Vieni Ron, torniamo in stanza».
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I've known for a long time - Romione
FanfictionE se durante il sesto anno ad Hogwarts qualcosa cambiasse? Cosa succederebbe se mettessimo da parte il Signore Oscuro per un momento e ponessimo al centro della storia Ron, spavaldo ma innamorato, Hermione, brillantemente dotata ma profondamente ins...