Sono sveglia.
Dopo l'ennesima siringa innietata.
Ma Joker dorme ancora.
Non riesco a svegliarlo.
Dannazione.
Senza di lui non posso fare nulla.
Qui non c'è una via di uscita.
Vorrei trovare una soluzione.
Ma cosa posso fare?
Mi avvicino verso Joker e guardarlo.
Lo fisso baciando la sua fronte per poi stendermi accanto a lui guardando il soffitto.
Certe volte penso ad Arthur.
Questa volta mi manca davvero.
Più di tutte le altre volte.
Vorrei che mi aiutasse.
Ma lui non può fare nulla.Due anni prima..*
Flashback:
Sono riuscita a scappare dall'orfanotrofio.
Dopo tanti anni.
Ma non è del tutto finita.
Alcuni mi stanno seguendo perché anche loro vogliono scappare così.
Beh, io non ne potevo più.
Corro disperata per strada ma noto ancora che mi seguono.
Non ho un obiettivo.
Non ho dei soldi, non ho una famiglia, non ho nessuno, ma volevo semplicemente scappare da quel posto.Arrivo in metropolitana però uno di loro mi spinge tra le scale facendomi cadere a terra.
Sto per alzarmi ma uno di loro mi rifila un pugno urlando:"Non è giusto che tu scappi!! Non pensi che anche noi vogliamo questa libertà?!"
Cerco di parlare mentre una ragazza mi rifila un calcio sull'addome:"Zitta, stronza!"
Continuando a rifilarmi i calci per poi andare via correndo.Dopo quasi un'ora..
Sono ancora alla metropolitana seduta a terra, con le ginocchia contro il mio petto e cercando di riscaldarmi per il freddo.
Peggio di così non poteva andare.
Cerco di riscaldare le mie braccia ma con la coda dell'occhio noto arrivare un uomo con un borsone.
Mi fissa mentre cammina e di scatto si ferma:"È tutto okay?"
Non gli rispondo, e di conseguenza lui si piega di fronte a me spostandomi i capelli mentre io dal suo tocco, mi sposto spaventata.Lui mi guarda parlando in modo calmo:"Non voglio farti del male. Voglio solo aiutarti. Solo se tu lo vorrai."
Fisso quest'uomo negli occhi alzando un sopracciglio:" Non mi ha mai aiutato nessuno."
Fa un sorrisino porgendomi la mano:"Io voglio farlo invece. Vieni con me. "
Cosa devo fare? Davvero vuole aiutarmi?
Appoggio lentamente la mano sulla mano, e di conseguenza mi alzo.
Lo fisso senza dir nulla, mentre lui si toglie la sua giacca beige comprendo le mie spalle:"È meglio che la tieni tu per ora."So che Arthur non è ricco.
Ma quel giorno, pensavo che aveva tutto.
Aveva trasformato la giornata in qualcosa di incredibile.Siamo seduti su una panchina e lui inizia a farmi delle domande:"Chi ti ha ridotta così?"
Già.
I miei genitori.
Lo guardo con gli occhi lucidi e intanto lui aspetto la mia risposta.
Fisso la strada per poi guardarlo:"Sono scappata da un orfonatrofio dove ho vissuto a lungo."Lui mi fissa preoccupato appoggiando un braccio sulla mia spalla ascoltandomi mentre io continuo a parlare:"E non mi ha aiutato mai nessuno,sai? Sono scappata perché ero stanca e molti dell'orfanotrofio mi hanno picchiato perché anche loro voglio andarsene come ho fatto io."
Lui rimane in silenzio non sapendo cosa dire e improvvisamente scoppio in lacrime:"Non ho nessuno, non ho una amica, una famiglia, niente. Sono solo una pezza."
Mi copro la faccia con le mani in modo da sfogarmi dal pianto mentre lui accarezza i miei capelli parlando:"Non è vero che non hai un amico. Ci sono io."Parlo cercando di tranquillizzarmi in modo da essere seria:"Non conosco nemmeno il tuo nome, come posso definirti amico?"
Alza le spalle sorridendo pulendo il mio volto con le sue dita:"Mi chiamo Arthur. Non conosco neanch'io il tuo nome."
Gli faccio un sorriso sforzato fissandolo:"Sarah."
Arthur si alza mettendosi di fronte a me:"Bene Sarah. È ora di far tornare un'pò di allegria in te."
Lo fisso confusa mentre lui fa delle magie strane.
Non ci credo a tutto ciò.
Ma lo lascio continuare.Arthur improvvisamente con i suoi movimenti esce un mazzo di fiori indicandoli verso di me.
Scoppio a ridere prendendo il mazzo, e di conseguenza afferra un fiore dietro il mio orecchio.
Fisso Arthur timida mentre lui incrocia le braccia:"Questi sono per te. Non è il massimo, ma te li meriti."
Mi avvicino alla sua guancia lasciandoli un bacio.
È una bravissima persona.
Per ora.
Arthur mi fissa facendo un cenno con la testa:"Riprendiamo a camminare?"
Annuisco sorridendo e riprendendo a camminare.
Fine. //Già.
Che fine avrei fatto se non avrei mai incontrato Arthur?
Lui mi aveva salvata.
E non smetterò mai di ringraziarlo.
Giro lo sguardo verso Joker.
Ma ancora nulla.
Quanto vorrei parlargli.
Mi manca.
Noto che aprono la cella e un guardiano mi indica:"Prendetela."
Mi alzano in modo brusco dalle braccia in silenzio cercando di capire cosa sta succedendo.Li fissa nervosa cercando di muovermi:"Lasciatemi!!"
Mi mollano facendomi sedere su una sedia, e di fronte a me ho un ragazzo.
Capelli castano scuro, e occhi marroni.
Un guardia parla con questo ragazzo serio:"È lei, signore."
Lui mi guarda attentamente il volto toccandolo e girandolo con due dita:"Oh, lo so che è lei..è così identica a sua madre.."
Cerco di evitare il suo contatto in modo da girare la testa per guardare Joker, ma in modo sforzato la rigira verso di lui ridendo:"Sono Lucas. Il tuo fratellastro."
Il mio.. Fratellastro?
Cosa?!
Alzo la voce innervosendomi:"Come puoi essere il mio fratellastro?! Dopo che io ho.."Mi zittisce appoggiando la sua mano sulla mia bocca in modo stretto:"Continua a parlare o te la vedi con me, chiaro?!"
Gli rifilo un calcio nervosa mentre lui mi rifila uno schiaffo in piena guancia.
Dannazione.
Iniziamo bene.
Lucas si sistema la camicia gesticolando verso le due guardie:"Zittitela. E sapete con che cosa."
Sono stanca di queste siringhe.
Me ne hanno dato troppe.
Vedo arrivare una guardia verso con una siringa ma io lo blocco cercando di essere più forte di lui.
Sento Lucas ridere arrivando dietro:"Oh..Sarah. Cone sei ingenua."
Mi rifila la siringa e di scatto cado a terra guardando sfocato mentre lui mi guarda facendo una smorfia:"Bene, te la vedrai con me."
Non so che sta succedendo.
Da quando ho un fratellastro?

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𝐓𝐡𝐞 𝐉𝐨𝐤𝐞 𝐈𝐧𝐬𝐢𝐝𝐞 𝐌𝐞.
FanfictionSarah e Arthur. Si, Arthur Fleck. Loro due, persone strane e quasi pazzi. Ma lui più pazzo di lei. Con avvolte degli avvenimenti che non sono basati nella realtà. Entrambi strani, tanto che la società li trascina ad una emarginazione sociale, po...