Al giorno d'oggi la società è strana.
E nessuno se ne rende conto.
Ma non solo la società.
Tutti quanti.
Mi chiamo Sarah.
Ho trent'anni, e non conosco i miei genitori.
Loro mi hanno abbandonata,sin dalla mia nascita.
"Ai tuoi genitori non piacevi."
In realtà non piaccio nessuno.
Sono stata recata in un orfanotrofio ma sono riuscita a scappare all'età di 17 anni perché ero davvero insopportabile.
Non sono una ragazza con un carattere molto facile.
Tutti mi hanno detto che in me qualcosa non andava.
Ma non solo anni fa.
Anche adesso.Scappando da quel maledetto posto, ho conosciuto una persona.
Una persona molto particolare, ma allo stesso tempo simile a me, che quasi riesce a comprendermi del tutto.
Si chiamava Arthur.
Arthur Fleck.
Lui mi piaceva.
Ma avevo solo 28 anni.
L'ho conosciuto dai miei furti, dato che non avevo una casa.
Oggi tutto però mi diverte.
E mi divertirà anche il futuro.
Perché amo essere libera.Ho appena fatto un incidente stradale con dei conoscenti occasionali.
Gli altri sono in condizioni critiche ma io sto bene.
Più che bene.
Apparte qualche ferita.
Qualcuno mi sta portando in un maledetto ospedale su una barella mentre l'infermiera mi fissa preoccupata:"Signora, sta bene?"Non gli rispondo guardando il soffitto con luce degli ospedali che passa veloce.
Mi portano su una sala da medicazioni, e noto altri infermieri.
O mio dio.
Ma cosa sta succedendo?
Cosa vogliono farmi?!
Vedo un infermiere che sistema dei strumenti, mentre io alzo il collo cercando di guardarmi intorno:"Cosa volete farmi?!"Una di loro si avvicina a me seria:"Dinsifettare tutti questi tagli che ha. Sta perdendo molto sangue."
Inizio a muovermi scuotendo la testa:"No! Io sto benissimo!"
L'infermiera cerca di bloccarmi alzando la voce nervosa:"Stia calma!!"
Vedo altri due infermieri che si avvicinano facendomi stendere e l'altro mi infila qualcosa al braccio.
Una specie di siringa.
Questo infermiere getta la siringa ridendo:"Almeno dormi un'pò. Che persona insopportabile una come te."
Vedo tutto sfocato.
Mi sento..confusa.
Quando sei troppo stanca e senti tutto rivoltato.
Giro la testa da una parte all'altra ma sono circondata da altri infermieri fin quando chiudo gli occhi.(...)
Mi risveglio lentamente notando che sono in una stanza.
Ricordo pochissimo.
Mi scoppia la testa.
Cerco di girarmi ma sulle braccia noto delle fasce medicate.
Voglio andarmene da qui.
Cosa posso fare?Sento delle voci entrare nella mia stanza,con gli infermieri di ieri sera.
Dannazione.
Mi muovo nel letto e di conseguenza la prima infermiera mi fissa incrociando le braccia:"Buon risveglio."
Li fulmino con lo sguardo seria, alzando le sopracciglia nervosa:"Della vostra gentilezza me ne frego."L'infermiera sospira cercando di non innervosirsi per poi toccare la mia fascia:"Dobbiamo medicare un'altra volta. Però abbiamo bisogno il contatto dei vostri genitori o qualche vostro parente.."
La interrompo e dalla furia le stringo il collo alzando la voce:"Chi ti dice che io ho dei genitori?! Io non ho una famiglia!!!"Poco mi importa che si fa del male.
O che lo faccio.
Cerca di respirare poi le rifilo una gomitata facendola cadere a terra.
Penso sia il buon momento per scappare da qui.
Mi guardo intorno camminando lentamente, e gli altri due infermieri notando tutta la scena indicandomi nervosi:"Ehi tu!! Vieni qui!!"Inizio a scappare correndo trovando l'uscita dell'ospedale togliendomi allo stesso tempo le fasce facendole cadere a terra e gli infermieri mi seguono ancora.
Dannazione!
Odio gli infermieri e l'ospedale!
Faccio cadere degli oggetti per la fretta, e finalmente esco dall'ospedale.
Purtroppo mi seguono ancora!Maledetti!
Corro attraversando la strada in mezzo alle macchine in modo da farli bloccare, e continuo a correre più veloce girando l'angolo.
Spero di scamparla.
Di certo non ho voglia di passare i guai.
Corro girando l'angolo ed entro in un portone delle abitazioni.
Entro velocemente con l'ascensore aspettando che salga sopra.Odio gli ascensori.
Mettono ansia più del solito.
Si ferma di scatto e quando esco cerco di entrare in qualche casa di qualcuno frettolosamente.
Busso su alcuni ma nessuno apre.
Spero che non mi hanno seguita fin qui.
Provo ad un'altra porta, ma sembra aperta.
Entro di scatto chiudendo la porta appoggiando le mani su di essa.
Che fatica.Sono davvero stanca.
Socchiudo gli occhi con il respiro affannato per tutta la corsa ma dietro di me sento parlare:"Penso che ha sbagliato appartamento."
Quella voce.
La sua voce.
Mi blocco pietrificata girandomi e noto Arthur con la sua giacca sul giallo opaco.
Lo fisso incredula timidamente:"Arthur.."Arthur mi fissa sgranando gli occhi:"Sarah..?"
Forse devo andarmene.
Non dovevo essere qui.
Guardo sistemandomi la maglia seria balbettando:"I-io..non dovevo essere qui..Adesso vado."
Sto per aprire la porta toccando la maniglia, e lui appoggia la sua mano sulla mia chiudendo la porta:"No. Resta qui. In due anni mi sei mancata tantissimo."
Ho il cuore in gola.
Sono molto tesa.
Lui mi sconfigge in tutto.Annuisco cercando di essere convinta facendo un sorrisino:"C-certo."
Mi guarda dritto negli occhi rimanendo a poca distanza facendo una smorfia:"In che guaio ti sei cacciata questa volta?"
Nel frattempo dalla sua tasca noto che tira fuori un pacco delle sigarette.
Gli prendo una senza chiederli il permesso seria:"Ho fatto un incidente. Gli altri sono quasi deceduti. Mi stavano medicando e sono scappata."Arthur mi accende la sigaretta e poco dopo la sua,parlando con la sigaretta tra le labbra:"Sei sempre così."
Lo considero come un complimento.
Faccio uscire il fumo facendo un sorrisino per poi tornare seria:"Io non cambio mai..Spero che non mi hanno trovata o sono nei guai. Non so più dove andare..questo posto è stata casualità."
Lui finisce la sigaretta stringendola sul portacenere, fissandomi:"Qual'é il problema se ti trovano? Me la vedrò io."
Sto per parlare scioccata, ma lui mi blocca alzando una mano continuando a parlare:"Potrai restare da me. Forse dovevamo incontrarci."Io..restare qui?
Con lui?
Non per nulla, ma lui mi provoca molta tensione.
È come se ho paura.
Ma non capisco il motivo preciso.
Nonostante il mio carattere.
Metto le mani dentro le tasche dei jeans, facendo un sorrisino sforzato un'pò agitata:"Per me va bene.."
Arthur sorride toccandomi il mento:"Ti compro delle fasce per quelle ferite. Non dirò a nessuno che sei qui."
Poi toglie le dita dal mio mento uscendo dall'appartamento chiudendo la porta a chiave.
Mi giro di scatto spaventata, poi mi siedo su una poltrona continuando a fumare.
Non posso crederci che da ora in poi devo 'convivere' con lui.
Dopo che ci siamo incontrati dopo due anni.
Non so perché sono venuta qui.
Perché è stato il mio primo rifugio?
Era destino tra di noi?
Non ho una risposta precisa.
STAI LEGGENDO
𝐓𝐡𝐞 𝐉𝐨𝐤𝐞 𝐈𝐧𝐬𝐢𝐝𝐞 𝐌𝐞.
FanfictionSarah e Arthur. Si, Arthur Fleck. Loro due, persone strane e quasi pazzi. Ma lui più pazzo di lei. Con avvolte degli avvenimenti che non sono basati nella realtà. Entrambi strani, tanto che la società li trascina ad una emarginazione sociale, po...