Uroboro è un simbolo molto antico, presente in molti popoli e in diverse epoche. Rappresenta un serpente o un drago che si morde la coda, formando un cerchio senza inizio né fine.
Apparentemente immobile, ma in eterno movimento, rappresenta il potere che divora e rigenera sé stesso, l'energia universale che si consuma e si rinnova di continuo, la natura ciclica delle cose, che ricominciano dall'inizio dopo aver raggiunto la propria fine. Simboleggia quindi l'unità, la totalità del tutto, l'infinito, l'eternità, il tempo ciclico, l'eterno ritorno, l'immortalità e la perfezione.
Nella tradizione alchemica l'uroboro è un simbolo palingenetico che rappresenta il processo alchemico, il ciclico susseguirsi di distillazioni e condensazioni necessarie a purificare e portare a perfezione la "Materia Prima". Durante la trasmutazione la Materia Prima si divide nei suoi principi costitutivi, per questo motivo l'uroboro alchemico viene spesso rappresentato anche nella forma di due serpenti che si rincorrono le code. Quello superiore, alato, coronato e provvisto di zampe rappresenta la Materia Prima in forma volatile, quello sottostante il residuo fisso, dalla loro ri-unione in un unico uroboro con le zampe e incoronato (quindi vincitore), si ottiene la pietra filosofale, il "grande elisir" o "quintessenza".
La più antica rappresentazione di un uroboro collegato all'alchimia si trova in una raccolta di scritti greci dell'XI secolo che illustra un trattato sulla "produzione dell'oro" scritto da un'alchimista chiamata Cleopatra vissuta ad Alessandria d'Egitto nel tardo IV secolo d.C.
La Chrysopoeia di Cleopatra, contiene l'immagine di un uroboro, metà bianco e metà rosso.
Nella stessa pagina si trova un alambicco, alcuni simboli alchemici e un cerchio composto da tre anelli concentrici con scritte in greco che specificano ulteriormente il significato del serpens qui caudam devorat. Nel cerchio centrale si riconoscono i simboli dell'argento (mezzaluna) e dell'argento aurificato (semicerchio radiante). Nel primo anello si legge: "Uno (è) il Tutto; e per lui il Tutto e in lui il Tutto; e se non contiene il Tutto, il Tutto è nulla". Nel secondo anello una seconda scritta riporta la frase "Il Serpente è Uno, colui che ha il veleno con le due composizioni". Questi motti ricordano la famosa espressione eraclitea "Tutte le cose sono uno", riadattata da Plotino nel detto "Tutto è ovunque e tutto è uno e uno è tutto".
Altra celebre immagine dell'uroboro, anche questa di origine alessandrina, è quella riprodotta da Theodoros Pelecanos nel 1478 sulla base del Synosius un manoscritto andato perduto e attribuito a Sinesio di Cirene. In questa figura si vede l'uroboro più simile a un drago, con le zampe, la cresta e il corpo color rosso e verde.
Anche nell'alchimia islamica la cosmologia e la concezione ermetica dell'Uno-Tutto si incarnano nella figura dell'uroboro come si può vedere in un antico e celebre manoscritto arabo, il Kitab al-Aqalim di Abu' l-Qāsim al-ʿIrāqī ispirato ai geroglifici egizi. In esso un serpente che si morde la coda racchiude i quattro elementi che danno origine al cosmo.
Questa diffusissima figura simbolica rappresenta, sotto forma animalesca, l'immagine del cerchio che personifica l' eterno ritorno. Esso sta ad indicare l'esistenza di un nuovo inizio che avviene tempestivamente dopo ogni fine. In simbologia, infatti, il cerchio è anche associato all'immagine del serpente che da sempre cambia pelle e quindi, in un certo senso, ringiovanisce. L'Uroboro rappresenta il circolo, la metafora espressiva di una riproduzione ciclica, come la morte e la rinascita, la fine del mondo e la creazione, e di conseguenza anche l'eternità iconograficamente rappresentata dal cerchio stesso.
Nella simbologia alchemica l'Uroburo è l'immagine allegorica di un processo, in sé concluso, che si svolge ripetutamente e che avviene attraverso l'aumento della temperatura, l'evaporazione, il raffreddamento e la condensazione di un liquido, ciclo che serve alla raffinazione delle sostanze. Per questo motivo il serpente, che va a costituire un cerchio, è spesso raffigurato con due creature che collegano la bocca alla coda. La creatura superiore, segno della volatilità, è rappresentata come un drago alato.
L'Uroboro viene anche considerato simbolo dell'evoluzione che si conclude in sé stessa, e quindi dell'unità fondamentale del cosmo.
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il grimorio segreto
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