Capitolo ventisei 🔞

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⚠️ Capitolo con scene esplicite ⚠️

Era parte delle mie delucidazioni elaborate all'ospedale.

Quella vocina nella mia testa continuava come un disco rotto a dirmi di godermi la vita, di provare qualsiasi cosa perché si ha una sola possibilità.

E chi meglio di Josh?

Chi, se non quello che mi metteva al rogo solo per farmi ballare con le fiamme?
Chi, se non proprio lui, tra le cui mani io mi sentivo pronta a rifiorire?
Chi, se non lo stesso ragazzo che mi ammazzava con un'occhiata, solo per farmi rinascere con un bacio?

Chi meglio di lui, che pur tenendo la morte tra i palmi, era vita allo stato puro?

«Viva?» sussurrò confuso.

«Viva.» confermai, più che convinta «Tra tutti i miei cocci, dietro le cicatrici... viva.»

E non ebbi bisogno di aggiungere altro.
Josh appoggiò la sua fronte alla mia, stringendo forte gli occhi, e mi sospinse indietro contro il bancone della cucina, aggrappandosi alle tasche della mia felpa.

Si fermò un secondo, il suo respiro stabile era attraversato da sporadici tremori, e quando aprì di nuovo gli occhi mi sembrò di annegare.
Annaspai, travolta da una colata di oro nero, lucido e bollente, che morse ogni millimetro del mio corpo, facendo affiorare la pelle d'oca.

Come un lupo con la preda, tenne quelle iridi notturne incollate alle mie per non perdermi di vista, mentre le sue mani scendevano fino al retro delle mie cosce per sollevarmi e farmi sedere sul ripiano.

Mi aggrappai alle sue spalle e lui mi divaricò lentamente le gambe, per poi piazzarcisi in mezzo.

«Tu sei s-»

«Sicurissima.»

Lui era tutto ciò che in quel momento potessi volere. I suoi occhi profondi come gli oceani più neri e le sue labbra piene, i palmi grandi e le braccia forti.

Ma più di tutto, più della sua cupa bellezza, io volevo la sua mente arguta, il suo modo di fare spigoloso e arrogante, la sua forte autorità che si piegava solo per me.

Perché io tra tutti gli angoli, tra i denti aguzzi, tra le spine, là, al centro del suo petto, avevo trovato un rifugio sicuro, protetto da braccia di agrifoglio.

Josh mi scrutò ancora per un istante, prima di annullare la distanza in un soffio e tirarmi a sé. Si artigliò con una mano al fianco mentre l'altra mi teneva in scacco il capo, con le dita ancorate alla nuca ed il pollice sotto lo spigolo della mandibola.

Mi attaccò, come un assetato, assaltando voracemente la mia bocca, mordendo e leccando, non lasciandomi scampo.
Incassai tutte le stoccate, controbattendo sempre più a fondo, in un gioco di denti e labbra, allacciandomi al suo corpo.

Me lo tirai contro, plasmandomi completamente con lui e... Dio, era un incastro perfetto, in ogni centimetro.

Si staccò con uno schiocco, tenendo le palpebre socchiuse «Senti... che ne dici...» espirò, alternando una parola con un bacio «se andassimo di sopra?» mi prese il mento nella mano, poi mi baciò una guancia «Non mi va...» un altro all'angolo delle labbra «di fare l'amore su un bancone da cucina.»

Fare l'amore.

Mi si incastrò il respiro in gola, mentre l'asse terrestre si inclinava, la linea dell'equatore ribaltava gli emisferi e la terra si fermava.

Corri lontano da me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora