Finisco di allacciare la scarpa e sono pronto.
Oggi come promesso dovremmo andare a fare Softair e la cosa mi sta gasando da morire.
Sono stato il primo a svegliarmi quando è risaputo il mio amore verso le soffici e calde coperte al mattino.
Gian stamattina sembra stranamente silenzioso e per quanto apprezzi questa cosa, da un lato mi preoccupa...lascio cadere la cosa per adesso, gli parlerò più tardi.
In mezz'ora siamo in macchina sfoggiando l'unica cosa di cui vado fiero, il gusto nel vestire.
A guardarlo Gian sembra un tipo, ne troppo bello ma nemmeno da buttare.
La sua pelle scura risalta nonostante i tatuaggi soprattutto adesso che è estate, i capelli tinti spezzano totalmente l'armonia del corpo e sono certo che è questo contrasto a far impazzire sempre tutti.
Per una frazione di secondo mi torna in mente il ragazzo dell'altra sera, non ricordo nemmeno come sono tornato a casa, mi sa di essere caduto in una sorta di coma leggero perchè il giorno dopo ero nel letto di Gian quando ricordo perfettamente che attorno a me ci fosse solo sabbia.
L'insegna quasi del tutto caduta ci indica l'arrivo e non possiamo essere più felici di così, il caldo a Roma, in estate, é estenuante nonostante il climatizzatore.
La strada sterrata non aiuta gli ammortizzatori della mia povera macchina e spero in tutti i modi di non averli distrutti altrimenti ci dimentichiamo di tornare a casa.
In lontananza vedo l'area parcheggio già popolata da tutti i nostri amici, che siano benedetti tutti siamo salvi.
Lorenzo è uno dei primi a correrci incontro appena scesi dall'auto, é come un fratello maggiore per me e il nostro legame é davvero strano come noi.
Stavo chiudendo la macchina quando Diego si avvicina per abbracciarmi seguito da un altro ragazzo...altezza nella media, ne troppo in carne né uno stecchino, aveva appena un accenno di muscoli che non gli stavano male per nulla, i capelli tinti solo al ciuffo di un colore ambrato mettevano in risalto i suoi occhi castani enfatizzati anche da questo sole, non sole del tempo di oggi, la maglia a righe aderiva perfettamente al suo corpo e la salopette chiusa solo da un bottone lo faceva sembrare un bambino di cinque anni.
Lo classificai come uno di quelli che tutte vogliono, insomma, non è eccessivo ecco.
Riesce a conservare quella faccia da bambino in un corpo da grande.
<<Sicuro che non sarai scomodo a vestirti con quella?>> fu la prima cosa, poco intelligente, che pensai di dirgli senza nemmeno badare a chiedere come si chiamasse o chi fosse.
Il ragazzo aggrottò le sopracciglia guardando il suo abbigliamento e chissà se forse, anche per una sola frazione di secondo, non si é sentito a disagio o inadatto con i suoi vestiti.
Ritornò a guardarmi e la risposta fu tagliente
<<Certo che per non conoscermi e uscirtene così, devi essere proprio un cafone>>
Rimasi un attimo a riflettere perché di tutte le cose mia dette, cafone sembra essere la più lontana dal resto.
Cafone era qualcuno sgarbato o che si rivolgeva male quando il mio era solo un appunto al suo modo di vestire troppo pesante per quella giornata.
Ammetto che per un attimo mi sono sentito ferito da quell'attacco, neanche ci conoscevamo e già avevo dato una pessima impressione, beh perfetto direi.
Sorpassai i due raggiungendo Gian, non mi interessava nemmeno più sapere il suo nome tanto per come siamo partiti non credo che ci sarà molto di cui parlare.
All'entrata veniamo giustamente muniti di armi giocattolo, elmetti e giubbotti antiproiettili e come pensavo, proprio quel ragazzo aveva difficoltà a mettere quest'ultimo vista la salopette, insomma, chi è quell'incosciente che porta la salopette in un campo?
Eravamo rimasti relativamente da soli visto poichè i ragazzi erano poco più avanti pronti ad entrare.
Lo sentí quasi imprecare per quel "maledetto bottone" a detta sua e nonostante l'accaduto di poco prima, niente mi impediva di aiutarlo.
<<Aspetta ti do una mano>> i suoi occhi quasi brillarono alla mia richiesta come fossi un salvatore o qualche cazzata simile.
Sbottonai quel bottone e lasciai la parte di sopra libera per evitare che facesse male l'imbottitura, poi pensai bene di infilare la parte davanti e le bretelle dietro, nel pantalone cosi da non cadere o farsi male.
<<Non credevo che i cafoni potessero essere anche gentili>> sussurra mentre finisco di sistemare le bretelle
<<sei tu che mi hai dato del cafone, nessuno ha mai detto che io lo sia>> soddisfatto del mio lavoro, lo osservo sorridente
<<Grazie comunque e scusa per prima>> sembrava quasi in imbarazzo, continuava a guardare giú senza riuscire a sollevare lo sguardo. Bisogna anche ammettere che io lo stavo ancora guardando per vedere se le bretelle e la tasca avanti avrebbero retto entro i jeans perció si sarà sentito a disagio, saremo simili forse su questo?
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Nessuno e dico nessuno puó essere piú sfigato di me.
La scorsa notte Diego era andato a letto presto e rimasti solo noi tre, avremmo dovuto scegliere noi dove dormire...fosse stato per me anche sul divano purchè ci sia la persona giusta accanto a me.
Stavamo guardando un film vecchio e un po' stupido, una di quelle commedie romantiche dove muori dalle risate ma finisci con il diabete per il finale.
Gian finì, anche lui, per addormentarsi dopo svariati "ce la faccio, resisto, non sono stanco" ma come al solito c'eravamo trovati io e lui svegli e da soli.
Eravamo divisi da un altro corpo si ma nessuno mai negherà le occhiate che durante tutto il film gettavo verso di lui per capire se fosse attento, se scrivesse con qualcuno o semplicemente avesse sonno.
Più di una volta lo vedo sorridere a telefono e per quanto vorrei urlare e dirgli di smetterla perchè ogni volta sento un pugno più forte in pancia, nella stanza regna il silenzio.
Gli unici rumori sono quelli della tastiera o del blocco del telefono e nessuno può capire quanto siano urtanti.
C'è un ansia, un filo teso in questa stanza che fa quasi paura.
<<Con chi messaggi?>> Bravo Tancredi, sei proprio un coglione.
Non gli parlo da mesi e questa é la prima frase che riesco a dire? Complimenti.
Mentre il mio subconscio si picchiava da solo per aver asserito cosi, lo vidi smettere di scrivere e guardarmi un po' intontito
<<Zoe mi sta parlando di alcune cose...ma poi che cazzo te ne frega? >> la sua risposta mi ha lasciato un attimo in sospeso nonostante fossi consapevole che sarebbe andata così.
Mi viene ancora una volta voglia di picchiarmi da solo perché non freno mai la mia lingua e non resto mai nel mio.
<<Stai facendo un casino con la tastiera e non capisco il film, almeno leva il suono.>> moneta per moneta.
<<Anche tu con i popcorn stai facendo casino e anche quando non hai guardato più di cinque minuti di film.>> touchè
Era vero, mi ero concentrato sul cibo e su qualche giochino stupido solo per evitare di essere scoperto mentre lo studiavo.
Sospiro spegnendo la tv e alzandomi dal divano.
<<Va bene, se è così andiamo a dormire>> ero tentato se svegliare o meno Gian ma dormiva cosi bene che avevo quasi paura a farlo, se lo meritava dopotutto.
<<Perchè hai spento la tv, io volevo sapere come finiva e poi non ho sonno>> sembrava arrabbiato ma in nessun modo potevo credere alle sue parole.
<<Vai a letto perchè domani abbiamo la sveglia presto, ci viene a prendere Corinne per stare tutto il giorno in agenzia>> sospiro volendolo vedere dormire, questa insonnia non mi piaceva per nulla.
<<Ho detto di non avere sonno, non ci riesco proprio a dormire>> stava cominciando ad impuntarsi, infatti sembrava aver fissato i piedi a terra, corpo rigido e braccia conserte. Ormai il lo conoscevo fin troppo bene, talmente tanto da non frenare le mie parole
<<E se venissi a dormire con me? Almeno proviamoci>> ecco, ennesima stronzata.
Si alzò dal divano e in un attimo era accanto a me, per quello che inizialmente mi era sembrato un sogno, si rivelò una triste realtà.
La sua mano in un attimo era in urto con la mia guancia e lo schiaffo era facilmente udibile in tutta la stanza.
<<Non giocare con me Tancredi, stavolta ti brucio.>> mi supera con una spallata e sparisce nella camera di Diego.
La guancia era dolente, sicuramente di un rosa vivo ma al momento era il male minore, mi mancava e anche quel piccolo contatto così vicino mi aveva fatto ritornare alla mente fin troppo.
La luce della torcia mi guidò fino al mio letto e dopo essermi steso il tempo sembrava passare troppo velocemente per il mio flusso di pensieri.
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Scents.
Fanfictionnon so scrivere le descrizioni, se mi verrá qualcosa in mente ve lo farò sapere :)