La musica assordante è facilmente udibile dall'entrata del locale e la mia testa già girovagava da un po.
Non ero ubriaco ma di sobrio avevo ben poco.
Mi sento schifato da me stesso.
Non so cosa voglio, mi sento instabile e non ho voglia di fare nulla.
"Esiste un tempo dentro al cuore che non finisce mai" mi rimbomba questa frase in testa da due giorni e a furia di pensarci, mi sta esplodendo la testa.
Vedo in lontananza la porta del locale aprirsi e spuntare le teste dei miei coinquilini insieme ai nostri amici.
Cazzo.
Perché non posso mai sfuggire da questi idioti?
Forse dovrei dirglielo e allontanarmi definitivamente, non sono importanti per me e mai lo sono stati.
Io non ho bisogno di amici, non ho bisogno di nessuno.
Mi sento oppresso e mi manca il fiato, poi vedere Lele li mi fa solo piú rabbia.
È vestito trasandatissimo come al solito, felpa e jeans, le scarpe usurate e le solite catene un po ovunque...ma puó cercare di vestirsi bene almeno una santa volta? che urto.
Scanso un po di persone e senza premeditarlo, sono faccia a faccia con loro.
Hanno tutti delle cazzo di facce felici, chi piú, chi meno per le cose che ci stanno succedendo e invece io sono sempre il vuoto, il buco nero della situazione.
Diego fa per salutarmi ma non lo calcolo nemmeno, guardo Lele, e basta.
<<Certo che potevi vestirti meglio>> quasi lo urlo per sovrastare la musica ed ecco che il suo sorrisino si spegne in un espressione cupa e di dissenso.
Stranmente non vedo Diego venirmi addosso o intimarmi botte come suo solito da papá iperprotettivo, anzi, lui e Gianmarco ci lasciano da soli, convinti che avremmo parlato e risolto.
Io non avevo nulla di che parlare con lui, non volevo nemmeno vederlo a dire la veritá, non sopportavo la sua vista.
Lo vedevo, era li che mi sfidava, mi diceva di parlargli, di reagire a qualsiasi cosa io volessi ma da parte mia non arrivò nulla, il vuoto totale.
Dovevo cancellarlo dalla mia testa e basta, sarebbe stato facile andando avanti cosi.
Eppure quel suo sostenere il mio sguardo, il modo di inarcare il sopracciglio, questa voglia di farmi parlare mi riduceva ad un essere piccolo, insignificante.
Nessuno o poche persone avevano avuto questo vanto, riusciva ad annientarmi con uno sguardo.
<<Ti vuoi decidere a parlare o devo farti un disegnino?>> braccia incrociate e sbuffava, sembravamo esserci solo noi nella stanza, niente musica, niente persone, niente di niente.
io e lui da soli come sempre.
Mi ero avvicinato senza nemmeno accorgermene, come se i miei piedi si muovessero da soli e l'avevo visto irrigidirsi piú del dovuto.
Stai fermo Lele, per favore.
Mi sentivo attratto, attratto come una calamita da quel ragazzo che era tutta luce per me, era il sole tra le mie nuvole costantemente grigie, era il gelato del frigo alle 3:00 del mattino quando sei da solo a casa e decidi di alleviare un po di tristezza.
Peró io non ero lo stesso per lui e mai avrei potuto dargli quello che meritava o voleva, a me piacevano le ragazze.
<<Ti va di giocare con me, piccolo Lele?>> il suo corpo si irrigidì alle mie parole e quasi lo vidi non riconoscermi ma annuì, sapevo lo avrebbe fatto
<<Prendi il primo ragazzo di questa sala e paccatelo, io faró lo stesso con una ragazza, chi riesce prima, vince>> ero soddisfatto della mia richiesta tanto quanto lui ne era l'opposto.
Forse mi stava odiando e avrei potuto giurare sentire il suo cuore frantumarsi ma sarebbe andata a finire cosi in ogni caso.
Giró i tacchi e fece per andarsene <<Ti arrendi cosi?Pensavo fossi più ostinato, mi sbagliavo allora>>
Mi guardó un ultima volta per poi prendere un ragazzo che passava proprio accanto a lui e baciarlo sotto i miei occhi.
L'altro ragazzo, dal canto suo, si fece trasportare dalle sue labbra sicuramente morbide, dalle sue mani sul collo, dal modo di volerlo cosi disperatamente....il mio cuore si scheggiò ancora ma era solo colpa mia.
Lele venne preso per i fianchi e trascinato verso l'interno del locale.
Al diavolo! Posso farmi qualsiasi ragazza io voglia, non ho bisogno di lui ne della sua brutta faccia da cazzo.
Ed effettivamente fu cosi, per entrambi, l'ennesima notte insonne.
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Buio, come sempre, mi consola ogni notte.
Mi rianima dopo l'ennesima giornata trascorsa e io mi sento sempre più in conflitto.
Mi odio e mi amo, non lo definisco, vado a giorni.
Mi odio per cosi tanti motivi e mi amo per cosi pochi che forse la risposta è già qui.
Il Perdono, non sono bravo in questo.
Non sono mica come lui, lui perdona sempre tutti, perfino me.
Perchè esiste il perdono? cosa spinge una persona a perdonare?
Se qualcuno va fuori, l'ammazzo, mica gli dico che è tutt'apposto o ci torno amico.
Lui invece no, lui è disposto a passarci sopra, ti aiuta anzi..certo tutto dipende da tante cose e ci vuole tempo però guardalo, l'altra sera si è fidato di me ed è venuto qui durante la pioggia.
Non lo so, ho paura forse, oggi credo di aver commesso uno sbaglio ma non voglio ammetterlo.
Sono andato avanti e non posso permettermi di tornare indietro.
Vedo Gian dormire accanto a me e sto odio stare qui fermo.
Mi alzo dirigendomi in cucina per la mia solita tazza di latte e cereali.
Appena pronta, mi metto sul divano a guardare i cartoni come facevamo sempre io e lui, forse un po mi manca.
Mi addormento con il sapore del latte in bocca e la testa appannata dalle sue risate.
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Scents.
Fanfictionnon so scrivere le descrizioni, se mi verrá qualcosa in mente ve lo farò sapere :)