"Hey"

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Con quale coraggio si è fatto vivo dopo tutti questi anni?! Mi monta la rabbia, voglio sbattergli la porta in faccia, farlo sentire come mi sono sentita io.

Vorrei ma qualcosa mi trattiene.

"Hey "mi aveva detto pochi minuti prima presentandosi davanti alla porta di casa mia.

"FUORI DAI PIEDI!" voglio gridargli.

-Hey- gli dico raccogliendo tutta la pazienza che riesco a trovare.

-Senti so che è passato molto tempo dall'ultima volta che ci siamo visti...-

Questa espressione non fa che alimentare la mia rabbia: -...tanto tempo e tu ne hai passate tante altre- dico amaramente appoggiando la spalla allo stipite della porta.

-Sì, ma solo adesso mi sono reso conto di aver sbagliato. Solo adesso ho capito che erano come principesse morte in confronto a te, la mia vera Cenerentola- mi dice.

"Commovente, davvero commovente" penso sarcastica alzando un sopracciglio. Però bisogna ammettere che nel tempo in cui non ci siamo visti si era fatto molto più attraente.

"Non farti ingannare dal classico fascino da attore e dai suoi gesti teatrali" penso.

La realtà era che mi aveva fatto soffrire molto, forse troppo, non sono più stata capace di innamorarmi di qualcuno. Torno indietro con la mente: mi assalgono di nuovo i ricordi, ricordi di quei due ragazzini che si fecero una promessa seduti su quella panchina. Lui che voleva diventare, e così successe, un attore, lei che voleva diventare una cantante, obiettivo raggiunto, direi. Ci eravamo promessi di non farci cambiare, di essere sempre gli stessi; ricordi di come quel primo amore mi devastò. Ero stata troppo stupida per essermi illusa che ricambiasse i miei sentimenti. Ormai tu sei cambiato...

-Mi manca il tuo profumo, tu non sei mai stata come le altre, non mi hai mai amato solo per i miei soldi e la mia carta di credito- riprende a dire trascinandomi alla realtà.

"E se non stesse fingendo?" mi chiedo: "È come una partita a carte e la matta potrebbe essermi fatale" penso.

-Ascolta, quello che mi hai giocato è stato un brutto scherzo, spero che te ne sia reso conto-

-Ciò significa che mi vuoi perdonare?-

-Anche se lo volessi sarebbe difficile, molto difficile- rispondo: -Intanto, ti posso solo offrire un caffè- riprendo sospirando.

-Oh, grazie. Vivi da sola?-

-Sì- dico facendomi da parte e lasciandolo entrare.

Lo so, era un rischio, un rischio che avevo appena scelto di correre.

***

Mi svegliai, confusa, sul mio divano. Era stato tutto un sogno, allora? Wow, per fortuna.

"E questo?" mi chiedo notando che sopra al tavolo della mia cucina c'è un bigliettino. Lo prendo in mano e lo leggo lentamente. Sono ancora un po' stordita, mi gira la testa. "Scusa ma devo proprio scappare, è stato bello" c'è scritto. Impiego ancora un paio di secondi per collegare il tutto.

"COOSA?!" penso: "...ma doveva essere stato solo un sogno! Qualcosa mi fa pensare che non ci siamo fermati al solo caffè..." Torno indietro con la mente, al giorno precedente: ricordo che ad un certo punto della giornata mi sono lasciata cader tra le sue braccia, ho appoggiato di nuovo le mie labbra sulle sue... ora che ci penso ho appoggiato l'intero corpo sul suo.

"NO!" inizia a farsi spazio un senso di nausea e ansia nel mio petto: "Non ci posso credere... NON DI NUOVO!"

Inizio a camminare nervosamente su e giù per il salotto, davanti al divano. Sono sopraffatta dalle emozioni, mi sento stupida, ingenua, inutile: ci sono cascata di nuovo! Che vergogna! Come si fa ad essere così allocchi? Mi ero ripromessa di non lasciare che succedesse di nuovo, che pesce lesso!

Mi vergogno di me, sono in preda alla rabbia e mi sento una totale stupida, mi scende un lacrimone sulla guancia. Non riesco a guardarmi attorno tanto i miei occhi sono pieni di lacrime. "MALEDIZIONE!" penso. Mi strofino gli occhi continuando a singhiozzare, sempre più forte. "SMETTILA DI PIANGERE!" mi ordino: è tutto inutile, mi ha ingannata di nuovo, sono caduta una seconda volta nel suo tranello. Mi sento uno schifo, vorrei sprofondare tra i cuscini del divano e sparire dalla faccia della terra.

Sono diventata un'altra delle sue 'tante'. Scoppio di nuovo a piangere, questa volto o provo neanche a trattenermi.

***

Oggi non è stata esattamente la mia giornata ideale, ho passato tutto il pomeriggio a piangere.

Adesso è sera e sono seduta su quella odiosa panchina del parco dove, tempo addietro, ci facemmo quella promessa. Guardo la Luna, alta nel cielo, che assieme alle sue amiche stelle illumina la notte. Le parlo, come se potesse rispondermi. Mentre le parlo delle giornate appena trascorse, del motivo per cui sono triste, inizio a singhiozzare ripensando a quanto lui mi spezzò il cuore una volta e a come ci sono cascata di nuovo. Mi ritornano in mente quei ragazzini che proprio sulla panchina dove sono seduta si fecero una promessa, a tutto l'incanto che avevano negli occhi. E ricomincio inevitabilmente a piangere.

(FINE.)


[Questa storia mi è stata ispirata da una splendida canzone spagnola, chiamata 'Rock'n'rolles de chiquillos' di Sofia Ellar, esattamente, quella che ho piazzato a inizio storia. Con qualche lieve ritocco l'ho trasformata in questa storia e devo ammettere che è una delle mie storie preferite... Comunque, se ancora non l'hai fatto corri ad ascoltarti quella canzone, merita davvero!]

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