🗡Il dolore dello scorpione🗡

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🗡Autrice: mvddvlenv

🗡Copertina:

🗡Copertina:

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🗡Sinossi:

Stavo esercitandomi con la lancia, quando ho udito provenire dal basso di un mio tempio la flebile richiesta di una mortale

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Stavo esercitandomi con la lancia, quando ho udito provenire dal basso di un mio tempio la flebile richiesta di una mortale. Le carte più bellicose sono quelle che più mi attraggono e quale battaglia è più violenta di quella che si combatte con la propria sofferenza?

🗡Copertina: 2/10

Pur avendo letto che la copertina è costituita da un'immagine che ha particolarmente colpito l'autrice durante la stesura, non posso che dare un voto molto basso. Inutile dirlo, mancano il titolo e il nome della scrittrice. Apprezzabile, tuttavia, l'immagine scelta che, pur non sposandosi con il contenuto dell'opera, si collega con particolare immediatezza a quanto scritto nella sinossi.

🗡Sinossi: 2/10

Una sinossi non è altro che, per certi versi, una prefazione. Anticipa l'opera, non la segue. Qui è trattata, al contrario, come se fosse una postfazione. Non anticipa nulla del contenuto, perché quanto scritto non è il tema principale della raccolta, bensì una conclusione che si evince a lettura ultimata. Note positive sono il fatto che sia posta come un interrogativo e che si anticipi da subito lo stile dell'opera.

🗡Trama: 2/10

Uno scrittore molto più bravo di me una volta disse che non basta gridare il proprio dolore in versi per fare poesia. Una sentenza che ritengo sia perfettamente applicabile a "Il dolore dello scorpione". La sofferenza espressa nel corso dell'opera è sterile; non si avanza, né si retrocede, ciascun capitolo (o forse dovrei dire atto, definizione della quale parlerò tra poco) è una semplice descrizione di diverse manifestazioni di uno stesso dolore. Nulla di più. C'è da ammettere però che l'autrice ha tentato di produrre delle variazioni, più o meno riuscite, su questo tema. Come già anticipato, ogni parte dell'opera reca il nome di atto, denominazione che, anche se non da condannare, lascia un po' spaesati, dal momento che gli atti di qualsiasi produzione artistica di configurano come delle macro-unità, risultando perciò sempre di numero piuttosto limitato.

🗡Personaggi: 2/10

I personaggi sono due. L'io poetico e un tu distante, a tratti universale. Quest'ultimo tuttavia si configura come un mero stimolo per le riflessione dell'autore, non presentando alcuna sostanziale personalità. Per quanto riguarda l'io lirico, al lettore viene presentato un ritratto in apparenza piuttosto sfaccettato, ma in realtà perlopiù - passatemi il termine - tautologico. Le variazioni sul tema del dolore, infatti, ricadono sempre in pochi stilemi, con il risultato che soltanto pochi tratti della personalità narrante sono raccontati. Inoltre, come già sottolineato, non v'è alcuna evoluzione o involuzione.

🗡Grammatica: 6/10

Non un esempio di virtuosismo grammaticale, ma una prova più che accettabile. Quasi nessuno screzio ortografico o di altra sorta, se non nel campo della punteggiatura, che sarebbe potuta essere alleggerita, eliminando qualche virgola nei passaggi più concitati. Ma questo sta al gusto dell'autrice.

🗡Lessico e stile: 6/10

Il lessico alterna passaggi incolori a inaspettato guizzi più vivaci, tuttavia mai sofisticati. Le ripetizioni abbondano, se non all'interno di un singolo atto, tra una sezione e l'altra. Le immagini create, però, sono piuttosto vivide, dallo spiccato cromatismo, sebbene risultino a tratti improprie. Buona la scelta della paratassi, che crea un ritmo spezzato in un atteggiamento di mimesi del pensiero.

🗡Tecnica espositiva: 2/10

Una prosa poetica si distingue, oltre che per la gradevolezza del lessico, per il ritmo, la presenza di figure retoriche e l'eufonia.
Suddividendo i periodo in "versi" (unità del tutto indicative, funzionali all'analisi metrica), emerge un ritmo claudicante, dovuto all'alternarsi di sezioni fin troppo lunghe e di altre brevissime. Per quanto concerne le figure retoriche, la loro presenza è piuttosto rada, limitata ad alcune di suono, di cui parlerò più avanti, a qualche metafora, non particolarmente originale o riuscita, e a numerose accumulazioni, che donano a quanto scritto l'aspetto di uno sproloquio. Infine, relativamente all'eufonia, salvo la presenza costante di rime ben disposte ad evidenziare termini chiave e di qualche paronomasia, i suoni cozzano tra loro in maniera sgradevole.

🗡Originalità: 1/10

Se ne trovano a bizzeffe su Wattpad di simili esternazioni di dolore e non si può certo dire che "Il dolore dello scorpione" si distingua tra di esse per la ricercatezza dello stile.

🗡Totale: 23/80. La sua opera finisce nella lista di Erebo.

Cordialmente,
Dio Ares.

Il Tempio delle Storie [RECENSIONI] 2° servizio 2020 [CHIUSO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora