Capitolo 17 (parte 1)

241 9 0
                                    

Tish's POV 

5 marzo. 

E' la seconda notte di fila che mi sveglio e non riesco più ad addormentarmi. Scendo dal letto per prepararmi una tisana, anche se forse sarà inutile; continuo a pensare al mio futuro, e sono seriamente spaventata. Non so che succederà, non so se anche in Italia mi troverò bene con i dirigenti della Universal, non so cosa si aspettano da me, visto che porto la nominata di aver scritto una hit per Lewis Capaldi e una per Lady Gaga; loro non sanno che a scrivere in italiano pecco parecchio, che non ho mai scritto in italiano, se non la canzone per Alberto che mi ha chiesto espressamente. Non so neanche se quella canzone vale la pena di inserirla in un disco o se resterà uno scarto. Insomma, il futuro mi mette ansia, e l'ansia mi fa bloccare. Non che io sia questa grande sfornatrice di canzoni da quando sono a New York, ma se mi faccio bloccare dall' ansia è la fine. Non sono neanche riuscita a finire la seconda canzone per Lewis, e lui tra qualche giorno parte per il tour e dovrebbe avere questa canzone pronta entro una settimana. La tisana è già terminata, ma ancora non ha fatto effetto; appoggio la tazza nel lavello, e stranamente, alle tre di notte, il campanello suona. Perché stanno bussando a casa mia nel bel mezzo della notte? Il panico si impossessa di me; New York è una grande città, ci vivono tante persone, tanti tipi diversi di persone... potrebbe essere anche un rapinatore armato che suona il campanello per verificare se in casa c'è qualcuno. Accendo la luce del corridoio, in modo che filtri sotto la porta, ma la persona che è lì fuori suona di nuovo: ok, non è un ladro. Forse è il vicino? O il signore del piano di sotto che sembra piuttosto strano? Ho quasi paura a parlare, ma sono costretta a farlo. 

<<Who's there?>> ['Chi c'è lì?'] 

Nessuna risposta, ma riesco a sentire il fiatone della persona che è dietro quella porta. Ultimo tentativo: guardare nello spioncino. Fortunatamente le luci del palazzo sono accese e riesco a vedere una felpa nera. Un attimo: io quella felpa la conosco, anche quella piccola scritta bianca al centro 'DOLCE & GABBANA'. No, Tish, è impossibile che sia lui... cosa ci farebbe Alberto alle tre di notte a New York?! Resto con l'occhio nello spioncino aspettando che si veda una minima parte del viso prima di avere la conferma che sia lui oppure no. Nulla, non si muove, resta fermo ad aspettare che io apra la porta, ma non ha capito che se non si farà vedere non aprirò. Risuona il campanello per la terza volta, e stavolta sento la voce del vicino all' uscio della sua porta che lo rimprovera per il 'baccano' che sta facendo alle tre di notte. Il suo 'Sorry', le bestemmie continue del vicino e lui che continua a dire 'Sorry' senza capirci nulla di ciò che gli stanno dicendo, mi danno la conferma che non mi sbagliavo: è Alberto. Non appena sento la porta del vicino chiudersi, apro la mia, e me lo ritrovo di nuovo di fronte a me, ma stavolta la situazione è inversa. Non ho il tempo di dirgli cosa ci faccia qui e soprattutto a quest'ora, perché lui riesce velocemente a mettermi le mani sulle guance e baciarmi. Istintivamente chiudo la porta alle sue spalle mentre le nostre labbra non si staccano e inizio a camminare all' indietro verso la mia stanza e il mio letto. Non chiedetemi perché lo abbia fatto, perché non lo abbia fermato, non saprei come rispondere; è successo tutto talmente troppo velocemente che non ho ragionato con la testa, ma col cuore. Sì, avete letto bene, col cuore. Perché avrei mille motivi per avercela con lui, per litigare con lui, per dirgli che ciò che ha fatto mi ha ferito, per rinfacciargli che ci avevo creduto sul serio al nostro rapporto ma lui era riuscito a rovinare tutto. Avrei, però, altrettanti motivi per dirgli che ho bisogno di lui, che non riesco a stargli lontana, che pur provando a dimenticarlo non ci sono riuscita, che mi manca, che vorrei cancellare tutto e ricominciare da zero. Quanto mi hai fatto male, Albe, ma quanto sto bene quando sono con te. I secondi iniziano a diventare minuti, non ci rendiamo neanche conto di quanto tempo sia passato da quando ci siamo stesi sul mio letto e abbiamo iniziato a fare l'amore. Lui non ha ancora parlato, neanche io in realtà; siamo in silenzio, facciamo parlare i nostri baci, i nostri sguardi, le nostre carezze. Con una vena di ironia, posso dire che nessuna tisana riesce a farmi addormentare come dopo aver fatto l'amore con Alberto. Sono abbracciata a lui, e mi risveglio nella stessa posizione; apro un occhio e lo vedo che fissa il soffitto, probabilmente non sarà riuscito a dormire visti i vari fusi orari, o avrà fatto un pisolino sull' aereo. Decido di stampargli un piccolo bacio sul petto e, sempre con l'occhio aperto, vedo che sorride.

We're far from the shallow 2 || TishertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora