Capitolo 23

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Tish's POV 

5 luglio 

Ho sempre cercato di buttarmi giù, qualsiasi cosa facessi, fin da quando ero piccola; l'unica cosa che mi faceva bene era la musica, fare musica. Sono riuscita a far diventare questa mia passione un lavoro, grazie alla tenacia e alla volontà di migliorare, ma conosco le mie fragilità e i miei limiti. Un mio limite, per esempio, è voler trovare sempre il buono negli altri, pensare che non esistono persone realmente cattive; con Alberto ci ero riuscita, avevo trovato quella parte pura che nascondeva dietro a un timido sorriso con gli altri e che in pochi conoscevano, ma adesso mi sembra come se quella purezza non fosse mai esistita, e sia stata solo una mia ricostruzione di lui. Penso a Josif, e penso a ciò che accadrà quando avrà veramente bisogno di suo padre... lui che farà? Non risponderà alle sue chiamate? Gli dirà che deve far finta che non esiste? Lo convincerà a negare che è suo padre ai suoi amici? Come farà un bambino a sapere che suo padre esiste, è Alberto Urso, ma non potrà mai dirlo a nessuno? E Alberto riuscirà a vivere col rimorso di aver fatto questo a suo figlio? Forse sì, per come si è comportato l'ultima volta; ormai comanda Silvia, se Silvia dice che lui un figlio non ce l'ha e che io sto solo bleffando per riavvicinarmi, è così. Ma la verità è che la vita puoi riuscire a comandarla, ma i sentimenti no; quelli vivono dentro di noi, e non c'è nessuno che possa comandarli. Ecco, Alberto, spero un giorno te ne accorgerai; te ne sei accorto in passato con me, e capirai che hai davvero superato il limite. Forse è proprio questo il tuo limite. Rientro a casa con due buste da supermercato pesanti; come faccio di solito, controllo la buca postale, e noto che c'è una busta bianca per me. Aperta la porta di casa con le chiavi, mi accoglie mia madre, che mi aiuta a prendere le buste della spesa e nota il cartoncino nella mia mano. 

<<Che cos'è?>> mi domanda. 

<<Non saprei>> lo guardo di nuovo. <<C'è solo scritto che è per me>> 

<<Josif è con tuo padre al parco>> 

Già, dimenticavo che stamattina è venuto papà da Belgrado per un paio di giorni. –Bene. Rientrano per pranzo?- 

<<Mi ha detto di sì>>

<<Perfetto. Vado in camera mia, voglio capire il contenuto della busta>> mi avvicino alla mia stanza e chiudo la porta. 

Nella busta c'è un foglio bianco piegato in due e, aprendolo, noto che è una lettera. Dalla grafia, capisco subito chi l'ha scritta. 

Se ricordi come scrivo, probabilmente avrai già stracciato questo foglio prima ancora di continuare a leggere. Ma per favore, non farlo, e leggi cosa ho da dirti. Il mio comportamento dell'altro giorno è stato imperdonabile, perché eri venuta da me con buone intenzioni e invece io ti ho solo assalito e scaricato colpe che in realtà non hai. Io ci credo che Josif è mio figlio, ne sono certo, l'ho capito quando sono venuto a Gorizia e l'ho visto fuori al balcone; appena mi ha salutato il cuore ha iniziato a battermi forte e ho provato una sensazione nuova, la sensazione che forse ogni padre prova nel vedere il proprio figlio per la prima volta. Sono rientrato a Milano e ho raccontato tutto a Silvia; le ho raccontato di noi, di quello che in realtà siamo stati, e di questo bambino che era mio figlio. Forse ti chiederai il perché io l'abbia fatto... lei è molto importante per me, e voglio che sappia tutto, senza segreti. All' inizio non mi ha detto nulla, ma dopo ha iniziato a mettermi mille dubbi in testa sul fatto che tu avessi inventato tutto questo perché sei ancora innamorata di me; la sua non è cattiveria, credimi, altrimenti non l'avrei neanche guardata una tipa così... è solo insicurezza, perché anche se non sembra, Silvia è una ragazza molto insicura per tutto quello che ha passato con la figlia. Ma non ti ho scritto per parlarti della mia futura moglie. Ti ho scritto perché voglio che tu sappia che mi sono reso conto di aver sbagliato e che ho intenzione di crescere questo bambino anch' io. So che tra pochi giorni dovrò partire per Londra e restare lì per quasi sei mesi, ma al mio ritorno ti prometto che verrò subito a Gorizia e resterò qualche giorno per potermi godere Josif. Non so se sarò un bravo padre, non so se sarò all' altezza, ma ci metterò tanto impegno per riuscirci, con Josif come con il bambino che arriverà l'anno prossimo. Non posso prometterti che ci sarò ogni volta che lui avrà bisogno di me, ma farò il possibile. Un'ultima cosa: il 17 alle ore 13:00 partirà il mio aereo per Londra; vorrei che venissi all' aeroporto, ma da sola. C'è una cosa che devo darti. Scusami ancora, spero un giorno mi perdonerai. Alberto. 

We're far from the shallow 2 || TishertoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora