Tish's POV
4 giugno.
<<Mi sembra così strano...>>
Sono in un posto in cui non avrei mai creduto di mettere più piede: casa di Alberto. E' rimasta uguale a come l'avevo lasciata prima di andare a New York, o almeno quasi uguale... ha aggiunto dei quadri e qualche foto sulle mensole con la sua dolce metà e la bambina; loro non sono in casa al momento, quindi ci siamo solo io e lui. Quando l'ho chiamato per dirgli che sarei tornata a Milano mi ha invitata qui per non farsi vedere di nuovo in giro con me e accendere i gossip.
<<Essere a casa mia?>> ci sediamo al tavolo della cucina, lui di spalle alla porta d'ingresso, io di fronte.
<<Sì, ma anche essere qua con te... nel senso... credevo non ci saremmo più rivisti, se non magari di sfuggita...>>
<<No, io invece ci credevo che un giorno ci saremmo rincontrati; non avrei mai creduto che avresti avuto un figlio prima di me, però... la vita va così...>>
Alberto è cambiato, tanto, e non solo per la barba più folta e i capelli leggermente più lunghi; non mi guarda negli occhi quando parla, guarda in basso, come se fosse imbarazzato.
<<Credevi di diventare genitore prima di me?>> sorrido.
<<Beh, sì... sono comunque un po' più grande... boh, non so, è... è strano, come hai detto tu...>>
<<Avrai la tua occasione.>>
<<Sì, forse presto, chissà... io e Silvia ci stiamo provando...>>
E finalmente alzi lo sguardo con quest'ultima frase. Sai, Albe, è proprio per questo che ho paura di dirti la verità; tu sei felice, hai ritrovato la tua serenità, il tuo equilibrio... perché devo sconvolgertelo? Ormai io e te non abbiamo più nulla che ci lega, se non una tua felpa che mi hai regalato e un caricatore del telefono... a proposito, chissà se lo hai conservato.
<<Fai sul serio con lei?>>
Sai perché te lo chiedo? Perché io non sono più riuscita ad andare avanti sotto quel punto di vista; sono contenta che tu ci sia riuscito, ma non so se io voglio riuscirci. Potrei dare un padre a Josif, è vero, ma non sarebbe davvero suo padre.
<<Stiamo insieme da quasi tre anni, è stato un colpo di fulmine. Eravamo al compleanno di un amico in comune di Milano... l'ho vista e non ci ho capito più nulla... poi c'è Rebecca, la piccola... ho legato da subito con lei, aveva poco più di un anno quando l'ho conosciuta. Ho sentito da subito una responsabilità nei suoi confronti. Non è giusto ciò che le è capitato...>> E' vero, non è giusto, neanche per Josif; ma tu sai solo della sua esistenza, non di chi è davvero. <<Quindi tuo figlio... è figlio di quel chitarrista, no? E' tornato anche lui in Italia?>>
<<Chi, Valerio? No, non lo sento dai tempi di New York...>>
<<Ah, allora è una cosa più recente...>>
<<Sì, beh, non proprio...>> Stavolta sono io ad abbassare lo sguardo; non riuscirei a mentirti, Albe, ma devo farlo, per il tuo bene.
<<Dai, se ti imbarazza parlarne con me non voglio saperlo; aspetterò che me lo racconti tu... o se non vorrai mai raccontarmelo, non importa... non sono fatti miei...>>
E qui ti sbagli, perché c'entri, c'entri eccome.
<<No, tranquillo... è solo che mi manca tanto... quando sono qui a Milano sento molto la sua mancanza>>
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We're far from the shallow 2 || Tisherto
FanfictionTu ricordami lo stesso, ricordati quello che siamo stati, ricordati dei miei occhi nei tuoi. Ricordati che siamo lontani dalla superficie. Prima, ora, sempre.