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Me ne stavo lì, ferma di fronte il cancello della mia nuova scuola. Scrutavo attentamente al di là delle sbarre che mi dividevano dal brecciolato vialetto d'ingresso costeggiato da ciliegi in fiore, giochicchiando nervosamente con i capelli. Per un solo attimo ebbi paura di aver dimenticato a casa quel felpone XL azzurro che per anni non mi lasciò un solo secondo. Ma di quella felpa, ormai, non avevo più bisogno. Apparteneva al mio passato, apparteneva alla mia malattia. Finalmente non c'era più nessuno che voltava lo sguardo solo per fissarmi e bisbigliare, pronto a chiamarmi "grissino", non c'era più nessuno che mi prendeva in giro.
Avevo vinto.

Feci timidamente due passi in avanti, superando la soglia, e prendendo un bel respiro. Aoba Johsai, la seconda scuola più prestigiosa di tutta la prefettura dopo l'indiscussa Shiratorizawa, con una delle migliori squadre di pallavolo di tutta Miyagi. Forse era arrivato il momento di riprendere in mano quelle vecchie ginocchiere e di tornare a combattere su un campo da gioco e non su un letto d'ospedale. L'anoressia mi aveva tenuta lontana dalla pallavolo per molto, troppo tempo.
Era arrivata così, per puro caso, in una mattina di ottobre, quando vidi una mia foto in costume. Esclamai "che schifo" e decisi che sarei dovuta dimagrire. Così, da una dieta ferrea durata mesi, passai gradualmente al digiuno totale fino al giorno del ricovero in ospedale. Ricordo ancora quella stanchezza tale da voler chiudere gli occhi e non aprirli mai più.

Iniziai a camminare guardandomi attorno incuriosita. Tra le mani tenevo aperto un depliant sul quale vi era disegnata la mappa della scuola, in modo tale da poter trovare facilmente la classe nella quale ero stata inserita. Oltrepassai la segreteria e l'aula docenti all'entrata del complesso, giunsi fino alla terza fila degli armadietti, al numero quattordici. Lo aprii con una piccola chiave in metallo argenteo e vi riposi le scarpe per indossare quelle della divisa scolastica. Mi diressi verso il corridoio per raggiungere la 1^E.

"Ragazzi, da oggi avrete una nuova compagna!" Disse il professore indicando me ancora ferma di fronte la porta. "Itoo-san presentati!"

Mi feci avanti.

"Mi chiamo Becka Itoo, per gli amici Bek. E' un piacere conoscervi!" Dissi.

Poi, con il consenso del docente, mi avviai verso il posto assegnatomi, accanto ad un ragazzo dai capelli neri.

"Piacere Kindaichi Yutaro!" Si presentò, allungando la mano.

Mi fermai un attimo a fissare la sua chioma capelluta, trattenendo un'espressione divertita.

"Una cipolla!" Sussurrai.

Lui arrossì per l'imbarazzo, posando le mani sui propri capelli, pensando che ci fosse qualcosa che non andasse nella sua stramba pettinatura. Semplicemente nulla, in realtà. Il problema ero io che non sapevo fare silenzio quando ce ne fosse bisogno.

"Scusa, stavo pensando ad alta voce!" Mi tappai la bocca. "Non volevo offenderti." Continuai. "I-Io sono Bek, molto piacere."

Tuttavia, Kindaichi si rivelò meno spinoso delle punte delle sue ciocche. Chiacchierammo per tutto il tempo. Era un tipo sveglio, simpatico e diceva di giocare a pallavolo nel club della scuola, mostrandosi fiero delle sue capacità e compiaciuto di quanto fossero forti i suoi senpai.

"Sarei proprio curiosa di conoscerli. Da come ne parli sembrano dei tipi molto divertenti!" Affermai ridendo.

"Lo sono, fidati. Ti aspetto in palestra allora. Sarebbero ben felici di accoglierti. Anche perché voglio vedere con i miei stessi occhi quanto sei forte in campo, dal momento che mi hai detto che hai giocato a pallavolo."

Una volta suonata la campanella, presi lo zaino e corsi fuori dall'edificio. Ero davvero curiosa di vedere dove si allenassero dei veri colossi. La palestra era situata affianco ai campi da tennis e di atletica leggera. Per raggiungerla, era necessario dover attraversare un lungo colonnato poco trafficato, dove spesso le coppie si nascondevano per pomiciare. Dopo ciò, svoltai a destra, in una stradina non troppo larga, che alla sera veniva illuminata dai lampioni flebili e dai potenti fari del campo da calcio limitrofo. Trovai la porta socchiusa, la aprii lentamente e incastrai la testa per vedere se al suo interno vi fosse qualcuno.

𝐂𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐲 𝐇𝐮𝐞𝐬𝐨 | 𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐁𝐞𝐜𝐤𝐚 𝐞 𝐓𝐨𝐨𝐫𝐮 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora