𝟕

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Ed eccomi qui, tra i corridoi interni di un palazzetto troppo grande per una minuta ragazzina dalla maglia della taglia sbagliata.
Il campo era illuminato da potenti riflettori, mentre io, da tempo, ero nascosta nell'oscurità dell'anoressia. Sulla schiena avevo il numero 13, che spiccava in celeste marino su uno sfondo bianco avorio, mentre le mie gambe tremavano e mentre continuavo a domandarmi...
Ma perché ho accettato?
Perché Oikawa mi aveva incastrata in quel modo così meschino?

"Bek-chan non vorrai mica abbandonare la tua scuola?"

"No io- "

"Così sembrerai una persona egoista!"

"Eh? Egoista io? Parla colui che è di buon cuore!"

Fece gli occhi dolci. Odiavo quando faceva così.

"E va bene!!!" Risposi scocciata.

E così Oikawa Tooru mi portò a percorrere quello che ai miei occhi era un vicolo cieco, senza via di uscita e senza modo di replicare con le mie condizioni. Non c'era tempo da perdere per lui.

Mi aveva incastrata ed io riuscivo a provare soltanto una profonda rabbia, mista ad
una paura disastrante. Due erano le cose: o avrei fatto una figura esilarante o quella sarebbe stata la partita che avrebbe segnato l'inizio della mia nuova carriera e la mia ufficiale e inaspettata rinascita.
Ad essere sinceri, non giocavo in una partita ufficiale da undici mesi, poco meno di un anno, come potevano pretendere che io fossi all'altezza? E soprattutto, come poteva pretendere Oikawa che io rimanessi calma?
Le mie mani sudavano freddo mentre cercavo di legarmi nervosamente i capelli in un'alta e tirata coda di cavallo.

"Bek-chan! Noi stiamo per entrare in campo per la partita. Quando finiamo mi troverai sugli spalti a tifare per te!"

"Ti odio!" Risposi.

"Non essere così acida!" Poi mi salutò con la mano e con un sorriso beffardo. Anche se, quello non era il momento di scherzare per nessuno dei due!

La partita della squadra maschile era ormai cominciata. Noi invece dovemmo aspettare che il campo si liberasse. La prima semifinalista femminile era stata decisa: DateKo, il muro di ferro, era nuovamente tra le migliori quattro della prefettura. Durante la loro gara, mi posizionai in un angolo del campo, cercando di identificare tutti i loro schemi di gioco, mentre eseguivo gli esercizi di riscaldamento. Oikawa questo lo notò, anche se da lontano. Mi sorrise e continuò a giocare.
Ero concentrata.
Sentivo gli occhi infuocarsi ad ogni esultare del pubblico.
La verità?
È che non vedevo l'ora di scendere in campo.

"Da quanto stavi preparando questa trappola, Oikawa?" Chiese Iwaizumi all'amico dopo la partita, mentre i due si sedevano tra le sedie dei tifosi.

"Da quando ha accettato di diventare la nostra manager all'incirca. Mi avevi incuriosito quando tu le dissi di essere molto brava, così ho fatto un po' di ricerche sul sito della Shiratorizawa, dove ho trovato moltissimi articoli su di lei.
La reginetta del volley dicevano."

"Dici che è un piccolo genio?"

Oikawa non rispose a quella domanda. Spostò semplicemente lo sguardo sulla ragazza che si trovava in campo, come per dire: il suo modo di giocare è già una risposta.

"Forse hai ragione." Continuò l'amico afferrando il concetto.

"Sta un po' a vedere di cosa è capace." Concluse il castano sorridendo.

Fu Hajime questa volta a non dire nulla. Sapeva bene che Tooru aveva un certo fiuto nel riconoscere i veri talenti. Si fidava ciecamente dell'istinto animale del suo palleggiatore.
Nonostante si fosse sempre mostrato perfetto agli occhi degli altri, Oikawa Tooru era tutto tranne che perfetto. Era semplicemente eccezionale a nascondere la sua debolezza.
Lui non era un genio e si era sempre sentito oppresso da coloro che erano nati con la pallavolo nel sangue. Tooru non poteva combattere da solo contro la forza innata di Ushijima, nè contro Kageyama, il palleggiatore prodigio del Karasuno.
Non aveva niente se non un istinto vergognosamente acuto e affilato.
Ma Oikawa aveva imparato a combattere, e il suo prosperoso regno crebbe a vista d'occhio quando si rese conto che non doveva puntare sull'individualità, bensì sul lavoro di squadra, perché, fino a prova contraria, sei persone insieme sarebbero state sempre più forti di una soltanto.
Oikawa non era di certo un genio, questo lo sapeva bene. Tuttavia, era dotato di una maestria e di una leadership che gli avrebbero permesso di arrivare ovunque avesse voluto.

𝐂𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐲 𝐇𝐮𝐞𝐬𝐨 | 𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐁𝐞𝐜𝐤𝐚 𝐞 𝐓𝐨𝐨𝐫𝐮 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora