𝟏𝟑

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"Ed ora salga sul palco Oikawa Tooru."

Il ragazzo salì le scalette accompagnato dalle grida del suo fan club e si posizionò dietro il microfono.

Io lo guardavo da quell'angolo della sala, in fondo, nascosta dal pubblico, dai genitori in lacrime e dagli studenti commossi.

Iniziò.

"Non ho mai avuto paura del palco o di essere al centro dell'attenzione, eppure adesso sono qui, dietro questo microfono, davanti a tutti voi con la voce tremolante e con le gambe rigide. Questa scuola mi ha dato tanto, mi ha cambiato, mi ha cresciuto. Sono entrato ieri che ero un bambino ed oggi ne esco uomo... o quasi."

Tutti risero.

"L'Aoba Johsai è stata casa, è stata famiglia, è stata follia. Tra i banchi di questa scuola ho incontrato persone meravigliose, persone che non dimenticherò mai, che mi hanno insegnato tanto, che mi hanno supportato e soprattutto sopportato. L'Aoba Johsai è stata squadra, è stata sacrificio, è stata passione, lacrime, sconfitte e vittorie. È stata la maglia numero uno, é stata una medaglia mancata, è stata la scelta più giusta che io potessi prendere.
Senza la mia squadra non ce l'avrei mai fatta, senza quei ragazzi che non mi hanno mai lasciato solo, che hanno sempre lottato al mio fianco, che non si sono mai dati per vinti, che hanno sempre creduto in me anche quando io non ne ero capace. Grazie di cuore ragazzi. Vi voglio bene."

Tutti iniziarono a piangere, persino Iwaizumi!

"È stato un onore e un privilegio essere il vostro capitano e aver condiviso con voi emozioni uniche. Vi auguro il meglio. Che possiate avere tutta la fortuna del mondo e che realizziate tutti i vostri sogni. Lottate per ciò che volete come avete sempre fatto."

Il castano prese fiato.

"L'Aoba Johsai non è stata solo belle emozioni e rose profumate. Ci sono stati momenti in cui ho pensato di lasciar correre, di cambiare strada, di abbandonare tutto, ma non l'ho mai fatto. Ognuno di noi ha il diritto di prendersi una pausa e ritrovare sé stesso, ognuno di noi ha il diritto di porsi delle domande.
"Cosa farò?" o "chi voglio essere?" o ancora "come mi vedo tra dieci anni?".
Il futuro, questa banale ma spaventosa parola che terrorizza chiunque oggi sia qui presente. Non ho progetti, non ho luoghi che vorrei visitare, ho solo ambizioni, sogni, obiettivi."

Improvvisamente cambiò argomento. Lasciò tutti con il dubbio, con mille domande senza risposta.

Uscii dalla sala. Era finita. Lui sarebbe andato via e io sarei andata via, così sarebbe dovuta finire la nostra storia, eppure...

"Ringrazio la mia famiglia, mia madre e mio padre per avermi sempre sostenuto, per avermi dato la forza di andare avanti, di rialzarmi anche dopo brutte cadute."

Il suo sorriso si spense per un attimo.

"L'Aoba Johsai mi ha dato tanto, è vero. È la scuola delle risate, delle ricreazioni all'aperto, dei re del campo. È la scuola che ci ha insegnato ad essere noi stessi, ad uscire dagli schemi, ad essere diversi. L'Aoba Johsai ci ha insegnato che una persona, se quella giusta, può cambiare tutti.
Tra i corridoi ho avuto l'opportunità di conoscere una persona stupenda, una persona che mi ha aiutato tanto, che mi è stata vicino. La prima sugli spalti a urlare il mio nome durante le vittorie, la prima a pormi la spalla su cui piangere dopo le sconfitte. A lei dedico quello che sono oggi e le auguro una vita piena di soddisfazioni, di felicità e di gioia, perché se la merita davvero."

La sala si riempì inaspettatamente di un silenzio quasi tombale.

"Ho ancora tanto da imparare, ho ancora tanti errori da commettere, ho ancora tanta strada da fare. Questi tre anni sono già finiti, sono già volati via. Solo ora mi rendo conto che da domani o addirittura tra poche ore, io non sarò più un liceale, non sarò più parte di questa scuola. Sono già finiti quei giorni in cui la mattina mi alzavo sbuffando dal letto, quei giorni pieni di cose da fare, pieni di risate, test falliti, allenamenti andati male. Oggi è il giorno in cui la mia vita comincia, oggi divento cittadino del mondo, oggi divento una persona adulta. Oggi dovrò rendere conto ad altri all'infuori di me e dei miei genitori, rendere conto di qualcosa di più dei miei voti. Oggi dovrò rendere conto al mondo, al futuro, a tutte le possibilità che la vita ha da offrire. Da oggi il mio compito è farmi avanti ad occhi aperti, disponibile e pronto. Per che cosa? Io non lo so. Per qualunque cosa, per tutto, per affrontare la vita, per affrontare l'amore, per affrontare le responsabilità e le possibilità. Oggi, miei cari amici, inizia la nostra vita e ad essere sincero io non vedo l'ora."

Un applauso interruppe il discorso del ragazzo.

"Ultimi ringraziamenti, ma non meno importanti, ai professori, al coach, al preside. Grazie per avermi formato, per avermi insegnato che una persona non può e non deve essere valutata solo con dei numeri, grazie per avermi insegnato a conoscere me stesso e i miei limiti. Custodirò gelosamente le vostre parole, ogni vostro rimprovero, ogni vostra correzione o punizione. Ricorderò questi anni, li ricorderò per il mio fan club, per i miei compagni di classe, per i miei migliori amici, per Iwaizumi, per Becka."

I docenti sorridevano. Oikawa era sempre stato un alunno modello.

"Siamo giunti alla conclusione di questo lunghissimo e forse noiosissimo discorso."

Rise.
Nessuno avrebbe mai ritenuto quelle parole noiose.

"Sono sicuro che molti di voi stanno aspettando questo momento da tanto tempo. Il mio futuro è sempre stato un tabù, in bilico. Ho deciso di proseguire i miei studi, ma ciò non significa che abbandoni la pallavolo. Tra qualche ora partirò per il Brasile. L'Universidad de Saõ Paolo mi ha permesso di conciliare lo sport agonistico con lo studio."

Tutti applaudirono.

"Sono cresciuto, sono pronto per spiccare il volo. Non dimenticherò mai questi anni qui, tra queste mura, in questa scuola, ma tutto ha una fine, anche il liceo. Oggi nascono nuovi sogni, nuove opportunità, nuovi obiettivi. Da oggi il vostro capitano lotta per qualcosa di più grande."

Tutti si alzarono in piedi, tutti piangevano. Applaudivano, sorridevano, erano fieri di quel ragazzo.

"Grazie a tutti! Grazie Aoba Johsai!"

Nel frattempo io ero sul tetto della scuola, guardavo le colline verdi all'orizzonte.

Improvvisamente il telefono squillò.

"Pronto?"

"Ma dove sei finita?"

Era Sonoko, una mia compagna di classe.

"Sono sul tetto."

"Ti fa una dichiarazione in pubblico e tu te ne vai? Ma scherzi?"

"Aspetta, ma di cosa stai parlando?"

Sonoko ignorò la domanda.

"Partirà tra qualche ora per il Brasile! Potresti non rivederlo mai più! Allora cosa stai aspettando per chiarire la situazione?"

"Tra qualche ora hai detto?!"

Riattaccai. Stavo per compiere una follia, non avevo intenzione di lasciarlo andare via senza nemmeno averlo salutato.

𝐂𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐲 𝐇𝐮𝐞𝐬𝐨 | 𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐁𝐞𝐜𝐤𝐚 𝐞 𝐓𝐨𝐨𝐫𝐮 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora