𝐧𝐨𝐧 𝐫𝐞𝐬𝐩𝐢𝐫𝐨 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐭𝐞.

620 47 17
                                    

Non vedevo Oikawa da quel giorno, in quello stadio, su quel campo. Le Olimpiadi erano finite e con esse anche la speranza di salire sul podio indossando la medaglia d'oro al collo. Fummo eliminati ai quarti di finale, mentre la nazionale giapponese di pallavolo maschile arrivò seconda, perdendo in finale contro quella argentina. Ebbene sì, Tooru, il Rey Contento, è così che lo chiamavano i tifosi sudamericani, aveva finalmente incoronato il suo sogno. Il Rey Contento eh? Sotto il suo dominio vigeva pace e pacatezza, un regno che non cessava mai di splendere, un regno nel quale tutti vivevano felici e sereni. Tooru non era solo il palleggiatore prodigio sbucato dal nulla e brillante più del sole equatoriale, era ormai diventato un personaggio pubblico, un modello, un influencer. Contava all'incirca 3 milioni di follower su Instagram e il suo Twitter era sempre attivo. Sembrava che la sua vita stesse andando a gonfie vele...

Chissà cosa lo aveva portato lì, chissà com'era cambiata la sua quotidianità. Magari aveva una fidanzata che lo amava, magari aveva nuovi obiettivi, magari aveva dimenticato tutto, di noi, del suo passato, di quella stupida storia d'amore al liceo. Ed era stato proprio questo a impedirmi di parlargli. E se non si fosse ricordato di me? Se non si fosse ricordato di ciò che avevamo passato? La verità è che avevo paura. Era meglio non sapere. Eppure di Iwaizumi si ricordava benissimo. Il moro era diventato il preparatore atletico più conosciuto in tutta l'Asia. Aveva allenato i più grandi atleti del mondo e aveva riportato in perfetta forma sportivi che avevano subito gravi infortuni. Veniva chiamato il "mago del sogno distrutto", perché chiunque pensava di non riuscire a tornare in campo dopo un infortunio, puntualmente, dopo essere stato seguito da Hajime, ricominciava a sognare ciò che prima sembrava impossibile.

Era questo che pensavo mentre camminavo per le strade di Tokyo, con gli occhi bassi, mentre osservavo i miei piedi camminare per inerzia sul marciapiede. Pensavo a Oikawa e alla sua nuova vita, alla medaglia che lo vidi indossare fiero, pensavo al suo sorriso, ai suoi occhi nocciola, ai suoi capelli in disordine la mattina, ma soprattutto pensavo a cosa mi aveva lasciato dopo la sua partenza: un vuoto incolmabile. Tokyo era troppo grande per una piccola ragazzina di 17 anni, Tokyo era troppo per chiunque avesse paura di inseguire un sogno. Mi trasferii lì con mia madre dopo la sua partenza per il Brasile, ma era come se vivessi da sola. A casa non c'era mai nessuno, uscivo solo per andare a scuola e poi agli allenamenti. Tornavo e cucinavo qualcosa, ma niente di speciale. Non sono mai stata brava a cucinare e questo Tooru lo sapeva bene, ma non me ne aveva mai fatto un peso. Ho continuato a vivere come avevo sempre fatto, ma con un pezzo del cuore dall'altra parte del mondo, con il pensiero e la paura di non poterlo rivedere più. Sendai era lontana, Hotoku era lontana, l'Aoba Johsai era lontana. Per mia fortuna, però, a Tokyo, ritrovai dopo qualche mese Iwaizumi, Hanamaki e Matsukawa, che si erano trasferiti lì per proseguire gli studi universitari. Da quel momento in in poi, le mie giornate tornarono quelle di sempre. I ragazzi mi rendevano partecipe di tutto ciò che accadeva loro all'università e, spesso, mi invitavano a feste organizzate dai loro amici.

"Devi dimenticarlo Becka, devi andare avanti!"

Così dicevano. Io non volevo ascoltarli, stavo incollata sul divano, di fronte alla TV, alla ricerca di qualche via d'uscita. Mi mancava Oikawa, mi mancava tanto. Ma loro insistettero così tanto da farmi conoscere ragazzi della loro stessa facoltà. Eppure, nessuno di questi erano come Oikawa. Erano tutti meravigliosi, mi regalavano fiori, ma io volevo le rose bianche che Tooru mi regalò al mio compleanno. Mi prestavano la giacca per non farmi sentire freddo, ma io volevo la felpa enorme del capitano dell'Aoba Johsai. Mi prendevano per mano, ma non volevo che la mia mano venisse presa dalla loro. Erano tutti bravi ragazzi, ma erano ordinari.

Ma, come si suol dire, parli del diavolo e spuntano le corna. Alzando la testa, mi accorsi che in un bar, guardando attraverso il vetro, erano seduti Oikawa e Iwaizumi, mentre parlavano vivacemente. Sembravano stessero discutendo di cose importanti.

𝐂𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐲 𝐇𝐮𝐞𝐬𝐨 | 𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐁𝐞𝐜𝐤𝐚 𝐞 𝐓𝐨𝐨𝐫𝐮 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora