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Camminavamo a passo lento per la strada di casa. Io guardavo quella medaglia d'oro che avevo appesa al collo, Tooru, invece, se ne stava in silenzio reggendo il borsone sportivo sulla spalla destra.

Mi schiarii la voce.

"So che l'ha già fatto mia madre, ma anche io voglio ringraziarti. So bene che c'entri tu in tutto questo. Perciò grazie Tooru."

Lui sorrise e posò il braccio libero attorno a me.

Entrammo in casa e poggiammo le nostre cose.

"Io vado dormire. Buonanotte Bek."

"Aspetta, ma non vuoi mangiare nulla?" Gli chiesi.

Fece cenno di no con la testa.
Mi diede un bacio a stampo e si rinchiuse in
camera.

Mi distesi anche io sul letto. Avevo appena vinto una delle partite più importanti della mia vita, ma ero tutto tranne che felice.
Cosa avrei dovuto fare? Questa domanda forse stava perseguitando anche il castano. Anche lui non sapeva come andare avanti, come continuare la sua storia. Ma non perché non fosse capace, ma perché ormai non era più possibile. Quel capitolo era chiuso, per lui era finito tutto. Era arrivato il momento di mettersi alla ricerca di un nuovo inizio.

Questi sono i momenti che ti rendono forte Tooru, questi sono i momenti in cui ti accorgi che essere deboli non è dovuto dal fatto di aver perso, ma dal fatto di non essere riusciti ad alzarsi dopo una caduta, dopo una sconfitta. Quindi, per far sì che tu diventi forte, più di quel che sei già, io devo scomparire, devo scomparire silenziosamente.
Perché io so che tu, nel profondo, non mi lasceresti mai.

Avevo il cervello in cortocircuito, dovevo parlare con Oikawa. Dovevo dirgli che io l'avrei amato per sempre e che avrei accettato qualsiasi cosa lui avesse scelto per la sua vita. Anche se questo avrebbe significato aspettarlo giorno e notte come una Penelope in pena per il proprio Ulisse.

Così mi alzai e uscii dalla camera, diretta verso la camera affianco, ma mi bloccai appena sentii singhiozzare al di là della porta. La mia mano era poggiata sulla maniglia. Il cuore si strinse come un foglio d'allumio. Quel sogno che aveva tanto desiderato, per il quale aveva tanto faticato, era stato frantumato da un genio mancino, da un'aquila bianca. Il Grande Re e il suo felice regno d'oro erano stati sterminati e insieme ad essi anche la possibilità di spiccare il volo verso la vetta del Giappone.
Entrai silenziosamente nella stanza del castano e lo vidi accovacciato per terra dall'altra parte del letto.
Mi avvicinai a lui, mi sedetti al suo fianco e lo abbracciai, spingendo lievemente la sua testa sulla mia spalla.

"Tooru.
Va bene cadere.
Me lo hai detto tu.
Siamo esseri umani, possiamo perdere, possiamo non essere perfetti e mostrarci così come siamo, incasinati e confusi.
Ricordi?
Carne e ossa.
Siamo fatti di carne e ossa.
Vuol dire che doveva andare così.
Non piangere perché è finita, sorridi perché tutto ciò che è accaduto ti ha fatto crescere, ti ha permesso di viaggiare, incontrare persone e amici che non perderai mai. Penso che questo sia più importante di qualsiasi medaglia o premio. Non lo credi anche tu?"

"Becka, io non voglio restare qui. Non voglio restare in Giappone."

"Lo so, Tooru, lo so." Affermai accarezzandogli i capelli.

"Non voglio farti soffrire, ma io devo andare via di qui."

"Ti ho detto che ti avrei appoggiato. E lo farò. Non devi rinunciare a un sogno per me. Non te l'ho mai chiesto e non lo chiederò mai."

"Ti amo Bek."

"Anche io ti amo."

Rientrai in stanza. Non potevo fare nulla per lui e ciò mi faceva sentire impotente e inutile allo stesso tempo. Ma dentro di me ero certa che quella sconfitta sarebbe stata l'inizio della crescita caratteriale, sportiva e personale di quel ragazzo tanto fastidioso quanto talentuoso e volenteroso. Si era sempre distinto per la sua tecnica, per il suo pessimo orgoglio e carattere, per il suo istinto, ma mai per il suo talento geniale. Tooru lo diceva sempre: "io non sono un genio", eppure qualcuno un giorno disse che i grandi talenti maturano tardi. Sarà così per il Grande Re oppure quella frase è solo una delle tante per coloro che cercano scuse alla loro pigrizia? Solo il tempo avrebbe potuto rispondere, solo se Oikawa avesse scelto la strada giusta. Ma una cosa era certa: quel ragazzo era tutto tranne che pigro.

𝐂𝐚𝐫𝐧𝐞 𝐲 𝐇𝐮𝐞𝐬𝐨 | 𝐋𝐚 𝐬𝐭𝐨𝐫𝐢𝐚 𝐝𝐢 𝐁𝐞𝐜𝐤𝐚 𝐞 𝐓𝐨𝐨𝐫𝐮 |Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora