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Il tempo scorre lento in quella cella...se poi consideriamo che i due ragazzi evitano di parlarsi dall'uscita di scena del boss e del cadavere riverso in un angolo della stanza... sembra proprio essersi fermato.
Si sa il tempo è una variante mutevole fa un po' quel che vuole, ma rallentare cosi tanto ed accanirsi meschino sulle sue vittime è profondamente ingiusto e fuori luogo in una situazione del genere.

Cosi i due ragazzi si scrutano di nascosto, si guardano sottecchi entrambi lontano ed infastiditi dalle bugie e dalle mezze verità dell'altro.
Ma se da un lato Bryan brama la sua verità dall'altro Cody si sente in dovere di ripagare l'amico con la stessa moneta: l'omertà, e cosi continuano a guardarsi, a sospirare ed a far finta di nulla.

Osservano anche il corpo senza vita di Mike, maciullato da ore di torture e brucia nell'animo la sua morte scaturita dalla vendetta di un folle.
Trema Cody sopraffatto dal freddo e dal pensiero della morte che colpirà anche lui ed il suo orgoglio è tale da non chiedere aiuto o sollievo al suo amico. Bryan nota il suo tremolio e la sua paura e sa benissimo che i loro pensieri sono gli stessi, ma non darà aiuto se non gli verrà chiesto.

Se i loro fisici fossero stati quelli di sempre e meno martoriati dagli eventi, avrebbero sicuramente percorso avanti ed indietro quella cella un milione di volte. Ora potevano solo affidarsi ai loro pensieri ed al loro ragionare, ma con Mike in quella stanza anche quelli erano venuti meno.

A scuotere quel torpore che avvolgeva i due ragazzi fu l'ingresso del cibo nella stanza. Una miniscola feritoia, posta verso il finire della porta, permetteva l'ingresso del loro unico pasto giornaliero.
Anche se il tempo trascorreva lento ed ingiusto, continuava la sua corsa verso l'ignoto, sancendo cosi il ritmo della vita.

Era trascorso un altro giorno.

A fatica, Cody si alza e recupera le due ciotole di cibo ed il pane secco, e ne porge una al suo amico che l'accetta senza fiatare
-dobbiamo andarcene di qui Bryan...- sospira mentre prende una cucchiaiata di minestra e saggiandone la viscosita la fa cadere di nuovo nel piatto
- lo so...questi ci fanno fare la fine di Mike-
-volevo chiederti proprio di questo...tu sai chi sono! Hai riconosciuto il capo, non è vero?- domanda Cody abbandonando definitivamente il piatto sulla branda.

Annuisce e sospira Bryan
-tu non puoi saperlo, eri in ospedale in quel periodo...ma tutto questo si ricolegga a 5 anni fa, al tuo incidente, a Mike ed a tutto il resto...quell'uomo che hai visto ed hai associato come il capo, altri non è che il padre di Micel- abbassa il capo mentre pronuncia queste parole, come se la sua fuga dal carcere fosse colpa sua. Quando rialza lo sguardo non trova un Cody sconvolto come si sarebbe immaginato, trova uno sguardo serio e determinato, preoccupato certo come dovrebbe essere, ma non agitato o impaurito.

Come colto in flagrante dice
-l'ho sospettato dopo aver visto il video dell'uccisione di Mike...era imprigionato con un altro ragazzo che chiamava "padre" il nostro uomo. Poi troppe coincidenze...-
-hai visto Mike vivo?- ribatte Bryan
-non proprio. Ho visto un video dove vi erano due ragazzi ricoperti di sangue...sono riuscito a riconoscerli solo a fine video, quando il ragazzo (Micel a questo punto) ha chiamato l'altro ragazzo per nome-spiega Cody cercando di ricordarsi il meno possibile di quel pomeriggio e di quella orrenda visione.
-dobbiamo andarcene, questi ci fanno fuori come topi se non ci sbrighiamo-
Annuisce Bryan spalleggiando il suo collega, devono sbrigarsi se vogliono salva la vita.

Ispezionano la cella palmo per palmo alla ricerca di un qualcosa che gli possa essere utile per fuggire, un buco, una porta, una finestra...si sarebbero accontentati di una qualsiasi cosa, ma non riescono a recuperare nulla, solo un pezzo di fil di ferro ricavato da una delle brande.

Era la fine, potevano mai uscire di li con un misero pezzetto di fil di ferro? O avere salva la vita contando solo su loro stessi sorretti da un mare di fortuna?

Il silenzio era assordante, non vi erano piu urla provenire dall'esterno della cella, tutto era avvolto in una invisibile nebbia irreale che presagiva solo guai. Guai che incombevano su di loro come il macete del boia incombe sulle sue vittime.

I due ragazzi si guardarono e si mossero insieme, convinti come non mai, a lasciare quel posto. Cody si inginocchio' sul pavimento e con calma sollevò la feritoia adibita al cibo. Fortunatamente il rumore fu minimo e poté procedere con il piano. Si chinò verso il pavimento e osservò quello che quel minuscolo spazio gli consentiva. Un lungo corridoio buio, illuminato qua e la da una debole lampadina, si stagliava inquietante davanti a loro. La loro fuga si complicava, nessun misero punto cieco dove nascondersi o riposare e nelle loro condizioni affrontare i nemici che si paravano davanti era un suicidio.

Sconsolato Cody richiude la feritoia e si siete per terra, con la schiena rivolta verso la porta e lo guardo verso Bryan. Con un leggero cenno del capo comunica tutto ciò che ha visto e l'impossibilità del piano.

Bryan si sistema di fianco al suo amico e fa scivolare la sua mano sul ginocchio di Cody in senso di conforto
- è cosi brutta la situazione?- gli dice con una calma invidiabile
-no, in condizioni normali...ma non siamo in grado di difenderci...-
-è vuoi arrenderti? Non eri tu a voler andar via? Dove è il Cody che conosco ed ho imparato ad apprezzare e ad ...-
-tu vedi e cerchi un Cody che non esiste piu. Mi sono perso dopo l'incidente- spiega il ragazzo avvicinandosi di piu al collega ed appoggiando la testa sulla sua spalla continua - mi apprezzi e poi...che volevi dire-

I dubbi che affollano la mente di Bryan sono innumerevoli, per un momento ha abbassato la guardia e stava spiattellando tutto proprio a colui a cui doveva rimanere segreto.
-non è il momento per parlarne. Quando usciremo di qui ti racconterò tutto, te lo prometto- gli dice guardando fisso davanti a se e cercando di infondere fiducia stringendo la presa che ha sul ginocchio dell'altro.

Il naso di Cody struscia leggero sul collo dell'amico, le sue braccia hanno arpionato il braccio di Bryan come se fosse la risposta a tutto
-noi non c'è l'avremmo una seconda possibilità- dice avvicinandosi ancora quel tanto che basta per portare Bryan a sciogliere quel nodo creatosi e ad avvolgerlo con il braccio oramai libero.
-noi usciremo di qui. Basta essere negativi- gli dice stringendolo a se ed accarezzando i capelli pieni di sangue secco di Cody.
-io non voglio perderti, in questi ultimi anni il mio modo di vederti è cambiato e se ho qualche chance voglio saperlo. Ora come ora non ho nulla da perdere.-

Bryan si immobilizza a quelle parole, possibile che Cody fosse serio e che cio che ha udito corrisponde a verita? Poteva essere la paura a farlo parlare d'amore?
-ne parliamo dopo- sputa velenoso Bryan che di parlarne non ne ha proprio voglia
-cazzo no. Voglio saperlo ora se mi rifiuti o meno. Ti ho parlato chiaro brutto idiota bastardo, fallo anche tu- reagisce Cody allontanandosi di colpo dall'amico e cercando di rimettersi in piedi. Trema istabile sulle sue malconcie gambe, ma riesce lo stesso nel suo intendo. Ancora prima di raggiungere una delle brande Bryan lo blocca mollandogli uno schiaffo piu rumoroso che doloroso, ma nello stesso istante ancora prima di realizzare quello che davvero è accaduto le labbra di Bryan sono adagiate su quelle di Cody in un lento e delicato bacio.

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In tutti questi capitoli ho commesso un errore imperdonabile, il nome che volevo dare a uno dei "protanonisti" della storia è Mitchel, ma ahimè ho sempre scritto Micel.
Chiedo perdono, dal prossimo capitolo lo scriverò nel modo corretto e appena possibile correggerò anche quelli precendenti.
Scusatemi.
Hyd8

La fortuna del mare 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora