Cody trascina Bryan di volata verso un tronco caduto, lo sistema sul terreno ed inizia a scavare con le mani lungo tutta la sua lunghezza. Scava più in fretta che può, cercando di eliminare quanta più terra possibile, poi afferra l'amico e lo ficca nella piccola buca che ha creato. Lo ricopre di terra e di foglie secche per camuffare il suo odore ai cani.
- cody...-
-resta qui e non fiatare, mi allontano un attimo- gli dice accarezzando la mano di Bryan per poi rimetterla sotto le foglie marce. Spalma un po' di terra anche sul suo corpo e si dirige nella direzione opposta in cerca di un riparo.I cani sono sempre più vicini, il loro ansimane è udibile anche quella distanza.
Gli uomini battono bastoni sul terreno creando piccole vibrazioni ed incitando i propri animali, avanzano passo dopo passo calpestando tutto ciò che li circonda come uno stormo di cavallette. Tute nere e passamontagna dello stesso colore, mitra in una mano e cane nell'altra, macinano chilometri come se volassero e sono solo in venti. A vederli ricordano tanto quei film d'azione che piacciono tanto ai più, che creano il batticuore e l'ansia, che ti fanno rimanere incollati alla tv, ma averci a che fare è tutta un'altra storia.La paura è tanta e le forze lo stanno abbandonando, ha dato tutto se stesso in quella fuga e nel nascondere Bryan, nel vano tentativo di attirare l'attenzione solo su di se. La speranza è l'ultima cosa su cui poter contare, non resta altro a nessuno dei due.
Il corpo di Cody inizia cedere, la vista comincia ad offuscarsi ed i capogiri sono sempre più frequenti, a stento raggiunge un albero ed ne afferra il tronco per avere un po di stabilità. Le allucinazioni si mischiano alla realtà, ombre nere si muovono tra gli alberi, facce conosciute fanno capolino dal terreno accompagnando i loro corpi mutilati verso di lui.
Le sue ginocchia toccano il terreno, il suo torace rigido fa mollare la presa appena ottenuta...inerme, rimane in quella posizione quel tanto per veder sopraggiungere un'ombra nera, ma i suoi occhi guardano senza guardare oramai e le sue orecchie non sentono nulla a parte il ritmo del suo cuore sempre più debole. Cade in avanti, con la faccia tra le foglie marce senza produrre nessun rumore, tutto il corpo lo segue e si abbandona alla disfatta...
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Appena apre gli occhi un déjà-vu grande quanto la torre Eiffel lo colpisce in pieno. Quello che vede è troppo simile al passato, le sensazioni lo sono anche se amplificate per dieci volte. La paura oramai è una costante per Cody, una nuova amica su cui sorreggersi, ma questa volta quel sentimento non c'entra, quello che prova è puro terrore accompagnato da un piccolissimo barlume di speranza. Terrore per se stesso e per l'amico, perché se quello dovesse essere davvero il risveglio da un brutto sogno, ci sarebbero troppe cose da spiegare.
Quello che Cody vede intorno a sé è una stanza gialla paglierino, con un televisore sistemato in alto sulla parete di fronte a lui ed un piccolo lavandino sotto di esso. Lui è semi-disteso in un letto dalle lenzuola bianche e dal puzzo di cloro, nessun'altro è con lui nella stanza e non sa se questo particolare sia un bene per lui. Stacca dal suo braccio sinistro la cannula della flebo e scosta, quel tanto che basta, le lenzuola per permettergli di scendere dal letto. Il camice verdino non copre molto il suo corpo e senza pensarci una piccola smorfia gli appare sul volto, è stato nudo per tanto tempo cosa vuoi che sia quel misero pezzettino di simil stoffa. Appena poggia i piedi sul pavimento realizza quanto pensato e rabbrividisce, se davvero fosse stato un sogno, possibile che fosse così realistico da averlo lasciato in quello stato? Senza pensarci troppo, scosta il camice ed osserva il suo corpo, le sue gambe, il suo ventre, le sue braccia e quello che vede non può essere il risultato di un sogno. Delle bende bianche lo ricoprono neanche fosse una mummia, le accarezza, le tasta con le dita per saggiarne l'autenticità per trovare una crepa in tutto quel mare di brutti ricordi. Scende dal letto e con un unico movimento si mette in piedi, ma non appena compie il primo passo si ritrova seduto in terra con le mani alla testa nel vano tentativo di farla smettere di girare. Riprende il controllo del suo corpo dopo qualche minuto e con movimenti più fluidi e calmi di prima cerca di rimettersi in piedi e raggiungere la porta della stanza. Prima di aprirla, osserva dalla feritoia il luogo in cui si trova, ha capito di trovarsi in ospedale, ma la prudenza non è mai troppa e poi non sa chi possa averlo portato lì.
Quando considera di poter avere via libera, piega la maniglia ed esce dalla stanza. Richiude subito la porta dietro di se e rimane li, in attesa, il tempo necessario per decidere che direzione prendere. Con la mano lungo il muro, decide di andare a destra, verso la fine del corridorio, deve trovare Bryan.
Ogni passo sembra un macigno da spostare, trascina i piedi nel vano tentativo di essere piu veloce e di fare meno pressione sul corrimano del muro che sta afferrando come se fosse la sua ancora di salvezza. L'orologio che vede in lontananza segna le cinque e venti senza distinguerle dal giorno o dalla notte, ma sicuramente non potrà trattarsi del pomeriggio, l'ospedale è troppo silenzioso.
"Un altro passo, un altro passo e lo troverai" si ripete il ragazzo cercando di spronare il suo corpo ad andare avanti. Tutta la sua concentrazione serve per regolarizzare i suoi movimenti divenuti rigidi dalle bende e dalla stanchezza, tralasciando tutti gli altri sensi e rendendolo vulnerabile.
-agente Palmer, dove va?- si sente chiedere subito prima di afferrarlo per la vita e sostenerlo, portando Cody a lasciare il corrimano e ad aggrapparsi al suo salvatore. Ha riconosciuto quella voce e quella macchia di colore blu scuro ed inconsciamente si abbandona ad essa
-Peter...-
-torniamo al suo letto, non girovaghi per il reparto in queste condizioni-
Le parole del suo collega riportano Cody con i piedi per terra, il sollievo di essere fra braccia "amiche" è venuto meno con quattro misere parole. Sollevato e poi schiacciato a terra neanche fosse in un incontro di wrestling.
-no....no...NO. DEVO ANDARE DA BRYAN, PETER...ti prego non posso abbandonarlo...PETERR- si agita e si dimena in cerca di un'appiglio, qualsiasi cosa utile per uscire da quelle braccia che inesorabili lo riportano nella sua stanza.
-Cody. ..ascoltami...- cerca di farsi sentire in tutta quella confusione che il panico del suo amico ha creato e può comprenderlo bene, lui avrebbe reagito allo stesso modo. Si passa così tanto tempo con il proprio partner, che si finisce per considerarlo parte della propria famiglia, lo si invita alle feste comandate, ai pic-nic, alle serate dopo il lavoro e ti dimentichi che alla fin fine quell'essere è solamente un estraneo.Con le mani il ragazzo fa forza sulle spalle del suo collega e lo assicura a letto, facendolo sobbalzare per quell'azione appena compiuta...da quando è diventato un damerino alla mercé di tutti compresi gli sbarbatelli freschi freschi di accademia? davvero la sua autorità è venuta meno per due graffietti che ha in faccia?
Lo sguardo del ragazzo sopra di lui è pieno di rammarico, condito da una buona dose di pietà, che rende tutta quella situazione sgradevole a livelli insopportabili. Cody con l'orgoglio e la dignità calpestati, riesce a sottrarsi alle premure del suo collega e mettersi seduto con il capo chino e lo sguardo nel vuoto. Cerca di calmarsi, di sodare le forze per riprendere le sue ricerche, perché se quello sbarbatello pensa di poterlo tenere li, ha fatto male i suoi conti. La mano del ragazzo torna inesorabile verso la sua spalla, come a voler consolare il collega a riportarlo con i piedi per terra, ma Cody non è della stessa opinione... E così, dettato dalla frustrazione, toglie la mano dalla sua spalla e la ruota portando il palmo in alto ed esercitando una pressione tale da mettere in ginocchio il suo collega. Mantenendo salda la presa, si alza dal letto e reggendosi come può a quella mano presa in ostaggio, lo fronteggia dall'alto in basso urlandogli contro tutto ciò che gli attanaglia l'animo...
-...non intendo ripetermi...e sopratutto porta rispetto ad un tuo superiore...- conclude Cody, liberando il ragazzo ed tornando verso la porta, conscio del fatto che nessuno osera' fermarlo ancora.La porta è spalancata e sulla soglia, nero in volto, trova ad attenderlo il suo capitano che con un gesto della mano manda via il povero poliziotto ancora seduto sul pavimento e fa mettere Cody a letto, posizionandosi ai suoi piedi sorreggendosi alla struttura con gli avambracci.
-capitano, devo andare...- inizia Cody cercando di scendere, nuovamente dal letto
-lei non andrà da nessuna parte, rimarrà qui ed appena potrà mi racconterà tutto-
- ma signore...devo andare..Bryan...-un nuovo gesto della mano interrompe il discorso di Cody che rassegnato si lascia cadere sul letto, mentre osserva il suo capitano uscire dalla stanza.-agente Palmer?- lo richiama il superiore facendo capolino dalla porta socchiusa
-stanza 356...il suo collega è li. Mi aspetto che rispetti i miei ordini e si riprenda in fretta-Il silenzio ritorna prepotente in quella stanza, ma questa volta non fa paura ed il sorriso di Cody ne è la conferma.
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La fortuna del mare 2
Mystery / ThrillerCosa sarà successo ai nostri protagonisti dopo 5 anni? Cody, Bryan, Mike saranno li stessi di sempre o le vicissitudini della vita li avranno cambiati per sempre? Saranno al sicuro ora che tutto è risolto? Mitchel e suo padre sono stati sconfitti...