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Brancolano nel buio da un po', il corridoio è terminato e della via di fuga non vi è traccia, finisce monco davanti a loro senza rivelare nulla se non un muro grezzo e pieno di umidità a bloccargli la strada. Disperati si accasciano a terra, uno lontano dall'altro, ed aspettano meschini la loro fine, che sicuramente arriverà per il mancato cibo perché a questo punto è chiaro che li hanno lasciati li a morire di fame.

Mille sono i pensieri che affollano le loro menti e mille sono le soluzioni sbagliate che prontamente trovano, la stanchezza associata alla fame li rende poco lucidi, proprio quello che in questo momento non possono permettersi di essere.

Ma gli occhi si fanno stanchi, le palpebre si chiudono e la volontà cede portando Bryan in un sonno che di ristoratore non ha nulla. È talmente sopraffatto dalle emozioni e dal suo malessere fisico, da non accorgersi nemmeno della posizione assunta per lenire i sensi.

Cody sa che le condizioni del suo amico stanno peggiorando e si sente impotente e fottuto, riesce solo a pensare che vorrebbe fare lo stesso, addormentarsi e non pensare al peggio lasciarsi andare ed isolarsi, ma proprio non riesce a far finta di nulla neanche per qualche ora, sa che vi è una via d'uscita e deve riuscire a trovarla presto per il bene di Bryan.

Ma a quanto pare l'universo è contro di lui, persino una dispettosa e frustante goccia d'acqua continua  imperterrita a cadergli sul capo, ed il ritmo è cosi regolare da mandarlo al manicomio...cerca di spostarsi di lato cosi da evitare almeno che gli finisca in testa infatti colpisce un braccio, ma anche li dopo poco non la sopporta piu e si sposta indietro per aggirare la sua trattoria che prontamente viene seguita dalla goccia cadendogli sulla coscia destra. Varie imprecazioni e parolacce dopo, il ragazzo decide di alzare gli occhi e fronteggiare la bastarda che non smette di infastidirlo... ed è li che la vede.

Un esile corda, logorata dal tempo pende solitaria dal soffitto a conferma che non bisogna disperare mai. Si alza Cody e prega tutti gli dei affinché non si rilevi un buco nell'acqua, perché se non dovesse risultare una buona pista non avrebbero piu opzioni da provare.

Tira la cordicella facendo leva sulle sue ginocchia che si tendono e poi piegano per lo sforzo di controbilanciare il peso del ragazzo.  Quello che ne viene fuori è una piccola scaletta di ferro pieghevole di solito utilizzata nelle soffitte o nelle cantine. Aveva sempre pensato di trovarsi sottoterra in una specie di bunker e questa ne era la conferma. Silenziosamente, per far riposare ancora un po' Bryan, inizia a salire le scale, uno dopo l'altro calpesta quegli stretti scalini come se quelle lastre di ferro lo stessero portando verso il paradiso. Ed a pensarci bene è cosi.

La scalinata termina in uno sportello di ferro consunto dal tempo, con enormi cardini latarali a tener nascosta chissà quale verità.
Spinge, tira, scuote la botola avanti ed indietro nel vano tentativo di far aprire quella maledetta, ma rimane chiusa e della chiave neanche a parlarne. Deve pensare, deve trovare una soluzione per aprirla, cosi vaglia tutte le loro possibilità con quelle quattro cosette che potrebbe recuperare dalle stanze aperte, ed è li che ricorda e trema, all'idea di ritornarci.

Scende dalla scaletta e lentamente si avvia nel corridoio per raggiungere l'unica stanza dove poter reperire qualcosa di utile.
La cella è esattamente come la ricordava, agghiacciante e ripugnante nello stesso modo, ma le cose vanno affrontante ed anche se lui non è piu la stessa persona, non è un codardo e mai si arrenderà.

Sospira rassegnato e passo dopo passo entra all'interno del piccolo spazio e senza guardarsi in giro, cosi da evitare il corpo di Mitchel, si dirige verso il tavolo. Il fetore è insopportabile, rimanere li si fa sempre piu difficile, deve fare in fretta se vuole evitare di vomitare e recuperare tutto cio che potrebbe servigli.

Vaglia attentamente cio che ha a disposizione, ma quello che vede serve piu far morire la gente che a salvarla. Recupera la mazza, un martello ed un piccolo bisturi, come quello usato contro di lui, ed esce velocemente da quella stanza. Appena rientra nel corridorio appoggia la schiena contro il freddo muro e respira a pieni polmoni quell'aria viziata e malsana, serra i pugni e colpisce ripetutamente l'intonaco dietro di lui.

Lascia il suo piccolo rifugio dopo aver smaltito tutta la sua boria e torna verso la scaletta deciso come non mai a risolvere le cose prima che la situazione degeneri.

Bryan si sveglia sotto i colpi del martello che cercano di deformare il metallo, di plasmarlo, di creare la loro via di fuga. Una volta indeboliti i cardini, Cody fa leva sulle ginocchia e con la spalla destra colpisce il metallo della botola producendo un rumore assordante che rimbomba nell'intero corridorio. Prova una seconda volta, una terza, ma deve smettere ben presto altrimenti si sarebbe ritrovato anche con una spalla rotta. Si trova seduto sul penultimo scalino a massaggiarsi la spalla destra, quando Bryan arriva. Vorrebbe dirgli tanto, cercare di rendersi utile ed alleggerire il peso che a Cody sulle spalle, ma è stanco, spossato e di lenire coscienze altrui non ha voglia.

Con questi pensieri aiuta Cody che si issa sulla scalinata sorreggendosi dalle mani e con la forza delle gambe, tira un calcio a piedi uniti verso la botola. Questa volta il rumore è diverso e presagisce buone notizie. La porticina in ferro è stata divelta e la loro via d'uscita mostrata.
Davanti a loro il buio li avvolge, il silenzio li consola e l'incertezza li attanaglia.

Quello che hanno davanti ha dell'impossibile, sembra una presa in giro bella e buona, uno scherzo.

Titubanti e con i sensi all'erta, escono dalla botola ed iniziano a guardarsi intorno: Non ce molto in quella stanza. L'ambiente è rustico, con scaffali vuoti tutti intorno alle pareti, un scala sulla destra e un piccolo armadio proprio sotto di essa. Il locale è vuoto, dei loro carcerieri non vi è traccia.
Si dirigono subito al piccolo sottoscala, hanno bisogno di vestiti e sperano di trovarli li dentro, ma il loro tentativo è inutile: l'armadio è vuoto.

Cosi salgono silenziosi la scala in legno che li porterà al piano di sopra, consci del pericolo e di quello che potrebbero trovare.

La porta davanti a loro stride quando viene aperta dalla mano titubante di Bryan, ma non hanno molta scelta. Accedono in un ambiente unico, interamente fatto di legno, come quelli che si vedono nelle riviste delle agenzie di viaggio, solo piu trascurato. Un camino in pietra occupa una parete laterale con l'immancabile testa di alce sul fianco, un divano di fronte ad esso ed una piccola cucina alle loro spalle.
-dove siamo secondo te?-
-in montagna, a giudicare da quello che vedo fuori- commenta il ragazzo sbirciando dalla finestra
-beh mi sembra ovvio, guardati intorno, manca solo la pelle di mucca davanti al divano....ah no, ce anche quella!- ribatte l'amico indicando il tappeto seminascosto sotto il pesante arredo.
-se ti sembrava ovvio potevi non chiedere-
Cody si gira a fronteggiare l'amico e le sue parole, perché quella stizza nei suoi confronti, cosa aveva detto di cosi sbagliato.
-oh non guardarmi cosi, come se fossi l'angelo di questa situazione...tutto questo è colpa tua-
-MIA? E cosa avrei fatto per meritarmi tutto questo?-
-lascia stare...- gli dice cercando di allontanandosi e di raggiungere il divano. Un secondo "lascia stare" viene bisbigliato ancora, quando Cody afferra il braccio di Bryan e lo fa voltare verso di lui
-lascia stare un cazzo. Ora parli-
Con uno strattone si libera della presa e si siede sul divano chiudendo gli occhi, ha sbagliato a dire quelle parole e se ne pente, ma in fondo un briciolo di verità ce l'hanno.
-Bryan. ..-
-Bryan, Bryan. ..solo questo sai dire, tanto io a cosa servo? ME LO SAI DIRE. Potevo essere la tua prima scelta è tutto questo non ci sarebbe mai stato, potevo essere quello che hai sempre desiderato dall'amore, potevo renderti felice...invece no. Hai scelto lui.-
-ti ho rivelato i miei sentimenti in quella cella, c'eri in questi anni...sai cos...-
-certo, ora mi vuoi. Dopo che mi sono annullato per te, che ho rinunciato a tutto...mi hai mai chiesto come stessi dopo il divorzio? O magari il motivo. O se avessi il tempo per reggerti la coda di pavone.
No certo, dovevi "riprendere" in mano la tua vita...io a cosa servivo...-
Parole velenose le sue, che in un momento come questo scavano dentro e lasciano cicatrici piu profonde delle torture subite.

Non risponde Cody, non lo guarda nemmeno in faccia, abbassa lo sguardo a nascondere le lacrime e si avvia a passo svelto verso la porta d'ingresso. Un singhiozzo traditore esce fuori piu forte degli altri, tanto da portare Bryan a modificare la sua espressione dura.
-Cody, io...-
Ma Cody non ribatte, non si gira nemmeno...piega la maniglia e lascia la stanza mesto e solitario sotto lo sguardo di Bryan.

La fortuna del mare 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora