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-sono arrivati?...perfetto...è andato tutto secondo i piani?-
Lo ascolta l'uomo osservando il panorama stagliarsi buio davanti a lui, quello che gli arriva non sono propriamente buone notizie, le licenze poetiche dei sottoposti non hanno mai portato a nulla di buono
-da ora in poi, farai solo quello che ti dirò di fare...altrimenti farai la fine di quell'iraniano di merda che credeva di fottermi-
Mani sottili e laccate di rosso lo avvolgono e salgono inesorabili fino ai suoi pettorali, i suoi seni nudi strusciano contro la sua schiena, piccoli baci lo lambiscono in cerca di un qualsiasi contatto, mentre l'uomo continua la sua telefonata impartendo ordini senza farsi distrarre.
-prepara tutto per venerdi...non ammetto ritardi, questa storia mi ha rotto le palle-
Le parole pronunciate mettono fine alla conversazione, il telefono viene scaraventato alle sue spalle, sul divano, e la donna non può far altro che allontanarsi mostrando le sue nudità.

L'uomo è nervoso, ma per nulla preoccupato, i rami si tagliano quando diventano secchi e rischiano di far morire la pianta e la manovalanza non è difficile da trovare.
A piedi nudi si avvicina alla donna e le sussurra all'orecchio parole impronunciabili, che non imbarazzano l'animo della giovane che si volta e si incammina verso la camera da letto. Un rumoroso schiaffo  sul sedere la raggiunge prima che si allontani ed in risposta un lascivo bacio arriva all'uomo.

Un bicchiere tondo e basso viene riempito di un liquido ambrato ed velocemente ne viene svuotato, dando a quell'uomo un senso di briosa euforia che scatena in lui una pericolosa e malsana idea.
Un ghigno terrificante compare sul suo volto, trasformandolo in una versione diabolica del grinch. A passo svelto raggiunge il bagno, abbandona il bicchiere sul bordo della vasca ed apre il primo cassettino bianco sulla destra e ne estrae un rasoio vecchio stile, con il manico bianco e la lama scintillante. Lo apre, ne saggia l'affilatura sul palmo e ne assapora, passandolo sulla lingua, il sapore ferroso della lama.
-sto arrivando tesoro- urla eccitato mentre la raggiunge con il rasoio abilmente celato nel palmo della mano.

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Le ore passano lente quando la tua mente è focalizzata sempre sullo stesso obiettivo, persino i minuti si sentono padroni del tempo e rallentano la loro corsa in favore di un'alleata più forte...la noia.

Tre giorni sono passati da quell'incontro turbolento avvenuto nella sua stanza e volendo o nolendo è rimasto a letto, non tanto per gli ordini ricevuti ma per l'incapacità di compiere un misero passo. Ha provato a chiedere, molte volte, informazioni sul paziente della 356, ma le infermiere sono reticenti quando alla porta vi sono agenti che sorvegliano gli accessi.
Ha cercato di spiegare di non essere un criminale controllato a vista, ma un semplice poliziotto a cui sono successi "alcuni incidenti" però non ha ottenuto nessun risultato, solamente uno sguardo bieco, come quelli che si danno ai bambini per ricordargli di non dire bugie.

È stato costretto, dagli eventi e dalla necessità di ottenere un pigiama, a chiedere scusa per il suo comportamento al suo collega Peter, cosa che mai avrebbe voluto fare, ma si fa di necessità virtù come gli ripetevano sempre quando era piccolo.
Tutta quella noia l'avevano portato piu volte a ripensare a tutta quella schifosa situazione ed a chiedersi dove fosse finito quel bastardo che li aveva rapiti, ma quel pensiero veniva sempre interrotto dal volto di Bryan durante la loro litigata. Innamorato o meno non l'avrebbe avuta vinta lui e si sarebbe dovuto prostrare ai suoi piedi e chiedere perdono mille volte prima di ottenerlo, ma ci sarebbe stato tempo per quello, ora doveva vederlo.

L'occasione gli arriva proprizia qualche ora dopo quando viene portato in sedia a rotelle nella sala radiografie per alcuni controlli. Nota, durante il tragitto, la stanza incriminata che immaginava più vicina, ma sicuramente è stata una scelta strategica per la loro sicurezza metteli cosi distanti tra loro. La sua gita in radiologia è di breve durata e ben presto si ritrova di nuovo nel corridoio del suo reparto, illuminato dalla speranza di poter attuare il suo piano. La parola "piano" suona un po' esagerata quando devi solo scendere dalla sedia e aprire una porta quando l'infermiera è distratta, ha ideato piani migliori in situazioni ben peggiori di quella.
Come previsto dal suo fatiscente piano, l'infermiera si ferma al bancone della reception per annotare il rientro del paziente e nel mentre Cody decide di involarsi nella 356. Si alza dalla sedia a rotelle e barcollando si avvia nella direzione tenuta a mente fin d'ora. Trema dalla paura di essere scoperto, credeva di essere piu forte e capace, specialmente nel sopportare la pressione, ma a quanto pare questo rapimento ha procurato piu danni del previsto. Tutto può essere trasformato in meglio e con gli attrezzi giusti si risolve tutto...e poi lui è Cody Palmer. Fomentato dal suo orgoglio, raddrizza la schiena e con fierezza va avanti, passo dopo passo staccandosi dal muro quando scorge i due agenti a guardia della 356.

Raggiunge la stanza senza che nessuno lo fermasse o gli chiedesse qualcosa, cosa che non fanno nemmeno i due poliziotti all'ingresso che si spostano di lato per farlo passare, continuando la loro conversazione come se nulla fosse.
Abassata la maniglia ed aperta la porta vede Bryan disteso  sul letto con gli occhi chiusi ed il volto rilassato...compie due passi in avanti e chiude la porta poggiando le spalle su di essa come in attesa di un'illuminazione.

-hai bisogno dell'invito per avvicinati?-
-ma tu non stavi dormendo?- dice prima di staccare le spalle dalla porta e dirigersi verso di lui.
Claudicante e con enorme stanchezza addosso, si lascia cadere sul divanetto alla destra del letto e chiude gli occhi quando la testa raggiunge lo schienale del divano.
-la tua stanza è bella!-
-sarà perché io non rompo i coglioni...oh, dai, si sentivano fin qui le tue grida di qualche giorno fa-
Cody lo guarda spalancando gli occhi, ma subito dopo li richiude ricordandosi chi ha di fronte
-magari me li hanno fatti girare- puntualizza sistemandosi meglio su quel divano che in questo momento gli appare come un oasi nel deserto.

Apre gli occhi di scatto quando sente la porta aprirsi e sbattere di rimando, ma si rilassa subito non appena nota chi sia entrato. Gira il suo sguardo su Bryan che si trova nella stessa posizione in cui lo ha lasciato, rendendosi conto di essersi addormentato senza volerlo, probabilmente non si è ripreso come pensava.
I suoi pensieri vengono interrotti dal vociare calmo e autoritario del capitano
-sapevo di trovarti qui Palmer- inizia passandosi una mano sul volto rassegnato -meglio, cosi evito di ripetermi...spiegatemi che cazzo è successo!- conclude sedendosi su una scomoda sedia posta alla destra del letto. I suoi occhi vagano per la stanza, la scrutano e come se non avessero trovato l'oggetto della loro ricerca, ritornano a guardare tranquilli i due ragazzi
-si, la sua stanza è piu bella-
-sarà perché lui non rompe le palle- ghigna il capitano, conoscendo il carattere dei due agenti e non sorprendendosi di ricevere in cambio un vaffanculo grande come il gran canyon da parte di Cody ed una risata salubre da parte di Bryan

- cos'è successo ragazzi?- con queste semplici parole, il capitano riporta il silenzio nella stanza ed è Bryan a parlare, a spiegare quel poco che sanno.
Il suo racconto, è una sequela di fatti ordinati nel tempo, si limita alla sua versione, tralasciando le sensazioni e tutto ciò che riguarda Cody. 
Riassume le torture e le vezzazioni subite, come se stesse spiegando la ricetta del polpettone della nonna e più volte deve fermarsi per evitare di crollate davanti al suo capitano.

Quando arriva il turno di Cody di dover raccontare, l'aria nella stanza è già satura e si respira a fatica per controllare tutte le emozioni che avvolgono i tre. Cody scende meno nel dettaglio, conferma tutte le parti in comune con Bryan, e si focalizza molto sul ritrovamento dei corpi di Mike e Mitchel come a voler sviare l'attenzione da se.
-tu sei stato torturato meno...come te lo spieghi?-
Il sospiro rassegnato di Cody non passa inosservato ai due, ed il capitano si appresta a rettificare la frase spiegando meglio ciò che intendeva dire - eri tu ad avere un legame con Mike, perché accanirsi su di lui?- riferendosi a Bryan.

Bryan guarda entrambi in attesa che uno dei due proferisca parola e regna ancora il silenzio quando arriva alla conclusione di quel piccolo mistero.
-perché su di te si sono accaniti diversamente, non è vero?-
Cody non smentisce, ne conferma questa ipotesi, semplicemente cambia discorso focalizzando l'attenzione del capitano su di una probabile resa dei conti da parte del loro uomo.
Ipotesi confermata dal loro capitano quando gli comunica il ritrovamento del corpo del loro aguzzino qualche giorno prima.
- vi farò sistemare nella stessa stanza...- dice alzandosi dalla sedia e raggiungendo la porta con l'aria avvilita di uno che prevede guai
-state attenti ragazzi!- continua lasciando la stanza.

Nessuno dei due proferisce parola, Cody si sistema meglio sul divano e lo osserva come si fa con un cucciolo che impara a camminare
-lo sai che dovremmo parlarne prima o poi-
- poi Bryan- mugugna chiudendo gli occhi ed abbandonando la sua amina ed il suo corpo a morfeo, mettendo fine al discorso aperto dall'amico, che di rimando sbuffa rassegnato e non può far altro che concedersi del riposo anche lui.




La fortuna del mare 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora