Capitolo 15

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Tre giorni

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Tre giorni. Tre giorni senza Draco ed Hermione sentiva di essere sul punto di impazzire. Aveva provato più di una volta a parlare con i Serpeverde, ma non era riuscita a cavare un ragno dal buco.

Passava le sue giornate all'insegna dello studio e la costante ricerca della testa bionda del suo amante segreto, e quel che era peggio era il doversi subire tutte le assurde idee complottistiche che Harry e Ron si facevano sulla sua sparizione.
In tre giorni erano passati dalla presa di potere di un nuovo gruppo di Mangiamorte sotto il suo controllo a Malfoy rimasto ucciso in una vendetta contro di lui, che aveva collaborato con il Ministero, ed ancora ad una fuga in Canada per scongiurare di essere incarcerato ad Azkaban. In ogni loro teoria, comunque, Malfoy veniva dipinto come un criminale, cosa che scoraggiava ancora di più la ragazza a metterli a parte della loro storia, e che contribuiva a gettarla nel panico più profondo.
Quelle, in aggiunta alle facce tirate di Blaise e Theo, aveva portato Hermione ad uno stato di ansia tale da non riuscire neanche a mangiare. Più di tutto non riusciva a capire perché Draco non le scrivesse, non la contattasse anche solo per dirle che sarebbe tornato. Era chiaro che qualcosa non andasse, i suoi amici non erano tranquilli, i professori non facevano domande quando non si presentava a lezione, c'era qualcosa sotto.
Dalla prima volta che la sua mente aveva partorito quel pensiero, era diventato un tarlo fisso. Perché non la cercava? Non la riteneva abbastanza importante per lui? Che c'era tra di loro? Una semplice scopata e basta? Una fitta di dolore le attraversava lo stomaco ogni volta che arrivava a questa conclusione, ma non ne trovava altre. Se fosse stata importante per lui, le avrebbe detto dove andava e a fare cosa, si sarebbe fatto sentire, in qualche modo.
Il dolore si tramutava poi in rabbia verso sé stessa. Che diavolo si aspettava, da Malfoy? Come aveva potuto lasciarsi andare così tanto a lui, fidarsi così tanto? Come aveva potuto comportarsi così tanto da stupida?
«Hermione? » la voce delicata di Ginny la fece comunque trasalire, immersa com'era nei pensieri che da giorni la tormentavano.
«Dimmi Ginny. » fece portando gli occhi alla rossa che la fissava preoccupata. Erano da sole in biblioteca, nell'ora buca di metà mattina, mentre Harry e Ron erano rimasti in sala comune a giocare a scacchi.
«Stai impiastricciando tutta la pergamena. » le fece notare Ginny mentre con la bacchetta provvedeva a ripulire tutto l'inchiostro che aveva sparso in piccoli schizzi per la pergamena, troppo assorta per farci caso.
«Oh.» fece Hermione brillantemente. «Scusa, ero sovrappensiero. »
«Lo sei da giorni. Non credi sia arrivato il momento di parlarne? »
«Non c'è niente di cui parlare. »
«Il tuo ragazzo è sparito e non c'è nulla di cui parlare? »
Hermione sollevò lo sguardo piccata. «Lui non è il mio ragazzo, e non mi interessa dove va e cosa fa. »
Ginny alzò gli occhi al cielo. «Certo. Proprio perché non t'interessa negli ultimi giorni hai l'aspetto e la soglia di attenzione di un fantasma. » fece una breve pausa e sospirò. «Hermione, con me puoi parlare. »
Quella strinse gli occhi, imponendosi di non mettersi a piangere proprio in quel momento, ma quando parlò la sua voce era parecchio tremula.
«Sono stata una stupida Ginny. Come ho fatto a fidarmi tanto di lui, a... lasciarmi alle spalle tutto quello che ci ha fatto, ed ora è sparito e Merlino solo sa cosa sta succedendo... non posso credere di essere stata così incosciente. »
Ginny ridacchiò. «Questo succede quando si è innamorati  Hermione. » 

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