Capitolo 7

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Era sempre peggio

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Era sempre peggio. Erano passati due giorni dall'incontro nell'ufficio della preside con i caposcuola e Malfoy. Le otto ore di sonno scarse che si era concessa tra lo studio e gli impegni, erano state tutte occupate da sogni discutibili.     

Oltretutto, ogni volta che attraversava i corridoi tentava di portarsi dietro qualcuno. Harry e Ron, Ginny, un Avvincino. Chiunque che impedisse a Malfoy di intercettarla da sola in un corridoio, o a lei di intercettare lui da solo in un corridoio. Con i sogni che faceva avrebbe presto potuto comporci una canzone di Celestina Warbeck, arrossiva solo a ripensarci. 

Insomma, che le prendeva? Non poteva piacerle quello stupido borioso arrogante Serpeverde!

Quel giorno mezzo tavolo di Grifondoro sembrava essersi accorto che qualcosa non andasse nella caposcuola Granger. L'altra metà, di cui facevano parte Harry e Ron continuava a blaterare allegramente, creando un gran vociare che alle otto di mattina le stava urtando il sistema nervoso più di Sibilla Cooman che vedeva i Grami anche nel riflesso delle forchette.
«Ronald! Ti dispiacerebbe smettere di ruminare? Che cavolo, mangia più silenziosamente! » scattò ad un certo punto sollevando il naso dalla tazza di caffè fumante in cui voleva affogarsi.
Quello lo guardò per nulla turbato dall'aggressione. «Ci sono i cornetti alla crema. » proferì in tono brillante come se quello risolvesse tutto.
«Scusatela ragazzi, Hermione è un po' turbata in questi giorni. » intervenne Ginny con tono malizioso. «Sapete...un po' tesa... »
«Ginny. » l'avvertì quella minacciosa.
«Ci vorrebbe proprio...» quella continuò, con l'aria di chi si sta divertendo un mondo, per poi iniziare a guardarsi attorno, come se cercasse qualcuno.
«Ginevra... »
«Una passeggiata fuori, non trovate? » se ne uscì lei gaia, girandosi di nuovo verso di lei con un sorriso smagliante dipinto in volto.
Hermione la incenerì con lo sguardo.
«Ci vorrebbe proprio la possibilità di godermi un caffè in pace senza che...»
«La Weasley ha proprio ragione Granger, dovresti prendere un po' di sole. La tua faccia spaventerebbe anche un morto. Più del solito, si intende. »
Quella mugugnò, seccata dall'interruzione. «Pensa alla tua di faccia Malfoy. »

La tua splendida faccia.

«La mia faccia, come puoi constatare sta benissimo Granger. »
Sbagliava o c'era un pizzico di malizia in quelle parole? Certo, aveva potuto constatarlo. Da molto, molto vicino.
Si sforzò di continuare a respirare e non compiere una strage di massa, limitandosi a chiedere:
«Cosa diavolo vuoi Malfoy? » Voltò la testa verso il biondo, che si era avvicinato fin troppo al tavolo per i suoi gusti. Stava casualmente un paio di passi dietro a dove sedeva lei, accompagnato da Daphne e Blaise, che sembrava del tutto concentrato a limarsi l'unghia del mignolo sinistro, come se nulla al mondo potesse turbarlo.
La bionda prese parola. «Granger, la Patil e Corner hanno fissato un primo incontro per quella roba che dobbiamo organizzare. Stasera alle nove nella sala delle caposcuola. A quanto pare era l'unico giorno libero dallo stupido Quidditch che sembra rimbambire tutta la scuola. »
Hermione annuì energicamente, perfettamente concorde all'ultima affermazione, mentre tre paia di occhi maschili le fissavano arcigni.
Harry e Malfoy erano capitani delle rispettive squadre, e il "Re" Ronald Weasley, portiere della squadra da due anni.
Zabini invece continuava tranquillo a limarsi le unghia, era arrivato al medio.
«Ah, il Quidditch! La Squadra di Serpeverde avrebbe acquisito un singolare valore, con me a farne parte, ma è troppo barbaro quel gioco. Sono troppo bello per rischiare di sfregiarmi il viso. »
Nessuno pensò di rispondere a quell'uscita penosa, bensì Hermione, decisamente più pratica chiese:
«Solo noi otto stasera? »
Daphne annuì.
«E... »
«Granger, non mi chiamo Ruf-Non-Mi-Sono-Accorto-Di-Esser-Morto, non tediarmi con le tue domande. » proruppe quella scocciata troncando di netto la frase.
Hermione alzò gli occhi al cielo, poi rispose altrettanto velenosa.
«Grazie, della gentile concessione che mi mai fatto, perdendo trenta secondi del tuo prezioso tempo per avvisarmi. »
Malfoy alzò comicamente le sopracciglia mentre le gettava uno sguardo, distogliendo un attimo la sua attenzione dall'integerrimo compito di scambiare occhiate di fuoco con Ron ed Harry, che, a braccia incrociate seduti alla panca avevano la mimica facciale di chi aveva appena ingoiato una Gelatina Tutti I Gusti +1 al gusto caccola.
Zabini stava ultimando il pollice.
Daphne, che sembrava non aver minimamente colto il sarcasmo nelle sue parole, alzò le spalle.
«Prego, Granger. »
Hermione fece una smorfia, quella ragazza era incredibile.
Mentre, ovviamente senza salutare, se non per Malfoy che ghignò leggermente al suo indirizzo, i Serpeverde si allontanavano, Hermione si appuntò mentalmente quell'appuntamento. Concordava con la scelta dei Corvonero. Era l'unico giorno in cui il campo da Quidditch rimaneva chiuso, quindi Harry non poteva svignarsela con quella scusa.
Sospirò, era sicura che ci avrebbe pensato tutto il giorno, a quella stupida riunione. Doveva trovare un modo per sopravvivere a quella serata, o sarebbe impazzita. Di certo, doveva convincere il suo cervello a smettere di andare in pappa quando Malfoy le si parava davanti, o a Capodanno ci sarebbe arrivata esaurita.
Era consolante sapere però che con lei ci sarebbe stato Harry. Era assolutamente certa che Malfoy non avrebbe fatto niente di stupido, tipo baciarla, con Harry pronto a staccargli la testa a morsi.
Mentre si allontanava, si sorprese a fissargli le spalle, messe in risalto dalla camicia bianca. Si ricordava benissimo la sensazione della pelle soda sotto le mani, quando gli si era aggrappata addosso, tre sere prima mentre si baciavano, e si sorprese anche a pensare a come dovesse essere straordinariamente eccitante toccare quella pelle nuda...
«Hermione» urlò scandalizzata la sua testa, e si costrinse a tornare coi piedi a terra.
La aiutò notevolmente Harry, che iniziò a tossire dopo essersi strozzato con un sorso di succo di zucca. Alzando gli occhi al cielo si limitò a dare qualche pacca sulla spalla dell'amico. Certe volte si chiedeva come avesse sconfitto Lord Voldemort, quando anche un bicchiere di succo rischiava di ucciderlo.

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