Capitolo 16

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Tornare nella Sala Comune dei Serpeverde fu come avvicinarsi ad un camino scoppiettante dopo un temporale

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Tornare nella Sala Comune dei Serpeverde fu come avvicinarsi ad un camino scoppiettante dopo un temporale.

Il calore della familiarità della sua Casa lo travolse, mentre un'improvvisa stanchezza attraversava il suo corpo come una scarica, svuotandolo di tutta la forza d'animo che gli ci era voluta per mantenere la calma durante il funerale di sua madre.

Si avviò di fretta verso la sua stanza, senza degnare di uno sguardo nessuno, ignorando le parole di Zabini che lo informava di Salazar solo sapeva cosa. Appena entrato si liberò della giacca e della cravatta come se gli scottassero la pelle, allentando i primi due bottoni della camicia e respirando come se fosse in apnea da troppo tempo.
Si accasciò lentamente al muro, scivolando a terra, incastrando la testa tra le ginocchia. Fotogrammi dolorosi della vita che aveva condiviso con Narcissa gli passavano nella mente come un treno, sovrapponendosi all'immagine della lapide incisa con il suo nome, nei giardini del Manor dov'era stata sepolta, nella cappella di famiglia.
Andromeda lo aveva pregato di rimanere ancora una notte al Manor, per tenerlo probabilmente sotto controllo, ma lui aveva rifiutato fermamente. Voleva tornare ad Hogwarts, voleva tornare da lei. Le doveva spiegare perché era sparito, perché non le aveva detto nulla, doveva vederla, e stringerla.

Recuperata la calma, fece mente locale. Era ancora pieno pomeriggio, presumibilmente la Granger era a lezione. Si prese il tempo per una doccia, prima di rindossare la divisa, un gesto così abituale da risultargli strano dopo tre giorni passati al capezzale della madre. Era stanco morto ed aveva bisogno di un pisolino, ma adocchiando l'orologio vide che era già quasi ora di cena.
Si arrischiò ad uscire dal dormitorio. Salutò qualche compagno di casa, ed apprezzò ancora una volta la riservatezza che regnava a Slytherin per cui nessuno si azzardava a farsi i fatti altrui.
Salì le scale, e si fermò fuori dall'aula di Incantesimi, l'ultima lezione prima di cena. Si mise vicino ad una colonna, schiacciandosi al muro, tentando di passare inosservato. Inutile. La riservatezza di Serpeverde era direttamente proporzionale alla non riservatezza delle altre tre case. Chiunque passasse da quel corridoio quindi, gli scoccava occhiate curiose ed invadenti, che lo irritavano tanto da portarlo quasi ad estrarre le bacchette ed accecare quegli occhi impiccioni con una fattura.
Dovette aspettare poco prima che la porta si aprisse e riversasse il settimo anno di Serpeverde e Grifondoro fuori dall'aula.
I primi ad uscire furono Blaise e Theo con un'espressione particolarmente scocciata impressa sul viso. Quando lo notarono si avvicinarono immediatamente a lui.
«Stai bene Draco? » fece Theo preoccupato, curandosi di tenere il tono della voce basso.
Lui annuì appena. «No. Ma vorrei vedere lei. »
Blaise si schiarì la voce «Mh. Sei sicuro che oggi sia...»
Il resto della frase non arrivò a Draco, perché proprio in quel momento Hermione usciva dall'aula. Rimase a guardarla un attimo. Lo chignon disordinato in bilico sulla testa, la borsa strapiena di libri e lo sguardo pensieroso mentre parlava con la Weasley di qualcosa ma era evidentemente sovrappensiero per altro.
Per lui, forse.
Forse sentendosi osservata si guardò intorno, fino ad incontrare i suoi occhi, e allora si paralizzò del tutto. Rimasero a fissarsi per qualche secondo, prima che la Weasley le rifilasse una poco educata gomitata, mormorandole qualcosa. Si riscosse e la rossa le indicò con il capo lo Sfregiato e la Donnola che uscivano dietro di loro, con un'occhiata eloquente. Quelli sembrarono non notare lo sconvolgimento dell'amica, né tantomeno lui.
Hermione annuì confusamente, facendosi trascinare via, mentre gli gettava un'altra occhiata, in cui stavolta Draco intravide uno strano scintillio.
Con un congedo veloce, si liberò di Blaise e Theo che si fissarono preoccupati, inerpicandosi su per le scale. Raggiunse in un baleno la Stanza delle Necessità, che era il posto dove si incontravano sempre, ringraziando mentalmente il fatto che a quell'ora il corridoio del settimo piano fosse vuoto. Si appoggiò al muro, sperando che la ragazza capisse che era lì ad aspettarla, e le sue aspettative non furono disilluse. Un rumore di passi lievi e veloci gli giunse dall'altro capo del corridoio, e due secondi dopo la video comparire. Ancora più trafelata, come se avesse corso, gli arrivò davanti in un baleno, le mani contratte a pugno, la bocca stretta in una linea sottile.
«Granger. » cercò di mantenere il tono tranquillo, mentre dentro di lui il sollievo si riversava a fiotti, dovuto al rivederla ed al fatto che lei volesse rivedere lui.
La ragazza non rispose, stringendo gli occhi a fessura, mentre faceva un passo indietro.
«Dove sei stato? » gli fece gelida.
Draco sbatté gli occhi confuso, facendo un passo avanti. «È una storia lunga » abbozzò un ghigno. «Ti racconto tutto. » allungò una mano verso il suo braccio ma lei si scostò, allontanandosi ancora di più.
«Potevi raccontarmela prima di sparire. » continuò. «O avevi qualcosa da nascondere? »
Draco deglutì. «Hermione, che stai dicendo? » le mani gli tremarono leggermente, mentre il sollievo si dissipava come neve al sole.
«Perché non mi hai detto che saresti andato via? » continuò lei «Sei sparito dal castello, ed oggi sono spariti anche i tuoi amici. Completamente. Ed ora rieccoti qui. Che state tramando? » la voce le tremava leggermente
Draco sgranò gli occhi, al culmine dello stupore. La situazione era talmente assurda che quasi gli veniva da ridere.
«Ma che cazzo stai dicendo? » fece allargando le braccia.
La vide deglutire. «Sei sparito per tre giorni. Sulla Mappa non c'eri, Harry ha controllato. Oggi sono spariti dalla Mappa anche loro, abbiamo controllato...»
«Avete? Tu, Lenticchia e Potter alla ricerca dell'orco cattivo? » fece sarcastico, mentre lo stupore lasciava posto alla rabbia.
Lei trasalì. «Non puoi fargliene una colpa se ha controllato. »
«No, non dovrei hai ragione. Se sparisco di certo sto tramando per uccidere qualcuno, questo pensa Potter o meglio, questo pensi tu! O sbaglio? » fece velenoso
La ragazza lo fissò, come se si fosse improvvisamente pentita di ciò che aveva detto. «Draco, non...»
«Draco un cazzo! Tu sei come tutti gli altri, vero? » fece una risata amara. «Invece di darmi un minimo della tua fiducia corri da Potter a cercare di smascherare il Mangiamorte. » avanzò di un passo, rabbioso.
Hermione tacque, il senso di colpa ben impresso in faccia.

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