Capitolo 11

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La mattina dopo era saltata giù dal letto come se una tarantola l'avesse morsa

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La mattina dopo era saltata giù dal letto come se una tarantola l'avesse morsa. Aveva indossato la divisa in tutta fretta ed aveva requisito una Ginny ancora mezza morta di sonno, ed Harry e Ron che non avevano altro pensiero che i cornetti per colazione.

Li aveva spinti sul divano più riservato della Sala Comune e aveva velocemente spiegato loro cos'era successo la sera prima. I volti inizialmente intontiti e confusi degli amici erano diventati scuri e corrucciati. Il tono di Hermione, inizialmente pacato e calmo, si era inalberato.

«Quel povero ragazzo aveva così tanta paura che ha pregato Malfoy di non farmi andare dalla McGranitt immediatamente! Vi rendete conto? E' una cosa insostenibile! » aveva concluso con le mani sui fianchi.
«Hai ragione Herm...io non pensavo...insomma Darrington. » concluse borbottando Harry.
«Miseriaccia amico, è assurdo. » fece Ron grattandosi un braccio.
Ginny li fulminò con lo sguardo. «E' tutto quello che avete da dire? »
Loro due si guardarono, stringendosi appena nelle spalle. «E' una cosa grave, di certo ma...che c'entriamo noi? »
Hermione li fissò rassegnata mentre Ginny si sbatteva una mano sulla fronte.
«Voi due idioti non capite che noi forse dovremmo fare qualcosa? » fece la rossa esasperata.
«Tipo cosa?!» sbottò Ron «Non possiamo mica pattugliare ogni secondo il castello per evitare le risse! »
«Ron, sei veramente un idiota. Ti è mai saltato in mente che forse noi potremmo aiutare? Magari evitando di lanciare maledizioni con i Serpeverde quando ci vediamo in corridoio? »
«Di nuovo questa storia.. Ginny, non iniziare anche tu, ci basta Hermione. » fece Harry corrucciato.
La Caposcuola in questione stava scuotendo la testa rassegnata. «Ginny ha ragione. »
Harry la fissò, con un'espressione contrita in viso. «Hermione...ne abbiamo già parlato, ti prego... »
«Possiamo parlarne quanto vuoi ma a quanto pare non cambi idea, vero? »
«Senti, cosa vuoi che ti dica, che diventi dall'oggi al domani migliore amico dei Serpeverde? Non puoi pretendere questo da me! » sbottò Harry esasperato.
«Non ti chiedo di essere loro amico, ma di essere almeno civile! » sbottò Hermione esasperata. «Harry, guarda questa scuola.. guarda i nostri compagni. Se non facciamo noi qualcosa, chi lo farà? »
«Beh, ci stiamo organizzando anche un ballo insieme. » fece Ron.
«Stavamo, prima che tu insinuassi che tutti fossero Mangiamorte. » sbottò Ginny. «Da allora è meglio che tu tenga la bocca chiusa. »
Ron la fulminò con un'occhiataccia.
Hermione si alzò, raccattando la borsa con i libri da terra. «Ragazzi, provateci, vi prego. »
Senza aspettare risposta, si avviò poi in Sala Grande per la colazione.

Draco tuffò velocemente la testa sotto l'acqua bollente della doccia.
Era mai possibile che ogni volta, ogni fottuta volta che finalmente arrivava a qualcosa con lei, chiunque sembrava volergli rovinare il momento?
L'immagine di McNair steso a terra e sanguinante, per quanto ci provasse, non riusciva a uscire dalla sua mente, insieme al senso di colpa cocente, la rabbia, il desiderio di uccidere quel Grifondoro, la voglia di distruggere qualcosa.
Aveva conosciuto Connor quando, dopo essere stato marchiato, aveva ricevuto in casa lui ed il padre. McNair voleva dimostrare al figlio il prestigio che Draco, solo qualche anno più grande di lui, aveva acquisito.
Ricordava bene lo sguardo di Connor.
Terrore, che quella sorte un giorno potesse toccare anche a lui.
Paura, ed il tentativo di dissimularla di fronte al padre.
Voglia di scappare via a mille miglia lontano da lì.

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