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"A tavola!" gridò Jay, finendo di mettere la pasta nei piatti. Lottie arrivò con il cellulare in mano, fu prontamente redarguita dalla madre e poi si sedette, nascondendo il dispositivo sotto la coscia. "Louis!" gridò ancora Jay. "Arriviamo!" urlò di rimando il figlio, scendendo le scale. Erano stati in camera sua per una ventina di minuti. Harry e Louis arrivarono in sala da pranzo tenendosi per mano, seguiti a ruota da Phoebe e Daisy. I due gemelli erano già seduti sul loro seggiolone. "Mark ci raggiungerà solo a cena" fece Jay per scusarsi. "Non c'è problema" sorrise Harry. 

Mangiarono la pasta con la salsa di pomodoro e poi Jay parlò "Lou, dopo pranzo potresti mostrare a Harry la casa." "Sarebbe bello, fin'ora ho visto solo la sua camera da letto" disse sovrappensiero il riccio, prima di rendersi conto cosa aveva appena detto e arrossire irrimediabilmente.
"Io non... Non intendevo..." Lottie e Louis erano piegati in due dalle risate, mentre Daisy e Phoebe erano perplesse. La madre sorrise in modo buffo. "Ho capito, certo" disse, cosa che aumentò solamente l'imbarazzo di Harry.

Dopo pranzo Louis cercò di prendere la mano di Harry, ma lui la scansò delicatamente e si avvicinò premuroso a Johanna. "Oh, non preoccuparti, faccio benissimo da sola" gli sorrise lei. "Lo so, ma io mi diverto a dare una mano, non c'è problema, davvero" si ostinò il riccio. Louis lo guardò a lungo, prima di salire in camera sua.
Finito di lavare i piatti, Harry raggiunse il ragazzo e rimase sulla soglia. "Lou, che dici, mi fai fare il giro della cas-" Il minore si bloccò, vedendo il liscio seduto sul letto con la testa tra le gambe e le spalle completamente scosse dai singhiozzi, silenziosi. "Lou, mio Dio, che succede? Sono stato io?" Harry aveva il cuore in gola: ecco, aveva rovinato tutto, come sempre. "N-no, Haz, tranquillo, è solo che- Mia mamma sta... Sta male e io non la aiuto e...Perfino tu la aiuti più di me..." Harry sentí una tenerezza infinita nei confronti di quel ragazzo così insicuro e fragile. "Tua mamma sa quanto le vuoi bene, fidati, questa è la cosa più importante" lo rassicurò il riccio. Non era molto sicuro su cosa dire, per fortuna lui non aveva mai perso o rischiato di perdere nessuno in quel senso.
Louis si asciugò le lacrime e baciò Harry, un bacio casto, ma lento. Poi si alzò dal letto, tirandolo per il braccio. "Ti faccio vedere la mia umile dimora" disse. "Umile?!" si lamentò l'altro, pensando alla sua casa, di misure normali ma che ora gli pareva un buco.
Partirono dal salotto, per poi rivedere la sala da pranzo e infilare la testa in cucina, vedendo Johanna che già preparava la cena. Poi videro il bagno del piano di sotto e salirono le scale. Andarono nel bagno di Louis, poi in quello dei genitori e infine in quello delle sorelle. La camera di Lottie aveva un letto vuoto, mentre sull'altro era sdraiata la ragazzina, con il cellulare, immancabilmente, in mano. Le pareti erano nere, però c'erano molte piantine, alcune finte, e i mobili erano bianchi, quindi l'aspetto era molto calmo e rilassante e per niente tetro. "A volte dormo nel suo letto, mi sa sentire con lei" confessò Lottie, abbassando gli occhi. Harry capiva. Accanto al letto di Fizzy c'erano molte foto sue con amici e famiglia, aveva sempre il sorriso. "Mi dispiace molto" mormorò Harry. Strinse forte la mano di Louis e scompigliò piano i capelli lunghi di Charlotte, che, straordinariamente, non si lamentò, anzi sorrise, grata.
La camera delle gemelle, attaccata a quella di Lottie, aveva un letto a castello ed era interamente decorata come se fosse un luogo incantato nella foresta, con tanto di lucine a forma di lucciole, pareti verdi con alberi dipinti e soffitto azzurrino con le nuvole bianche. Le due bimbe erano sedute sul pavimento ricoperto da un soffice tappeto a forma di coccinella e giocavano con alcune perline e fili. Ad un certo punto Daisy si alzò e disse "Guarda, Harry, ti ho fatto un braccialetto!" "Anche io ne ho fatto uno per te, Boo! Sono uguali!" aggiunse Phoebe. Harry arrossì e prese l'oggetto che la bambina gli porgeva. Era costituito da un filo rosso, con delle perline di legno colorate e quella in mezzo di legno bianco con un cuoricino rosso. Stava per infilarsi il bracciale al polso, quando Louis lo fermò. " Cosa fai?! Devo mettertelo io, è il simbolo del nostro amore" disse  scherzosamente. Harry arrossì ancora di più: quel gesto gli ricordava molto, troppo lo scambio degli anelli tra due sposi. Harry infilò il bracciale a Louis e viceversa, poi si guardarono negli occhi. Louis appoggiò le labbra a quelle del riccio, chiudendo gli occhi per assaporare ogni istante di quel bacio. Harry ricambiò, come avrebbe potuto rifiutare, ma poi posò le sue mani sul petto muscoloso del ragazzo per allontanarlo. "Le bambine" sussurrò. Phoebe fece un verso di disgusto, mentre Daisy gridò un "AWWWW" con gli occhi a cuoricino. "Okay, okay, abbastanza per oggi" disse Louis, alzando gli occhi al cielo.
La camera dei gemelli era una semplice stanza con due letti uno accanto all'altro e dei giochi sparsi per il pavimento. I due bimbi si alzarono trotterellando verso di loro e Harry e Louis ne presero uno ciascuno in braccio. "Io quale ho?" sussurrò Harry. Louis rise. "Ernest, credo" rispose, suscitando la risata del minore. "Oh, ciao, piccolo Ernest. Spero che da grande tu possa diventare un figo come tuo fratello..." ricevette un pugno sulla spalla da Louis, ma quando si girò vide che gli stava sorridendo, quel sorriso che lo aveva fatto innamorare la prima volta e lo faceva innamorare ogni giorno di più. Lo baciò sulle labbra. "Sembrate proprio una vera famiglia" osservò una voce maschile. Harry arrossì staccandosi e sorrise a Mark. "Buonasera Mark" disse. "Buonasera Harry". Dopo un attimo di silenzio, disse "Ciao Louis. Come stai?" chiese. Louis lo guardò freddo, ma poi sembrò sciogliersi e gli sorrise calorosamente. "Da Dio. Mi sei mancato, papà." Quella parola colpì Mark nel profondo, lui e il figlioccio non avevano mai avuto un rapporto facile, Louis era molto protettivo nei confronti della madre. Eppure, ora sembrava andare tutto bene. Fin troppo. Abbracciò il ragazzo e accompagnò di sotto i due fidanzati.

Georgia arrivò pochi minuti prima di cena, tutta trafelata. "Ciao, papà" salutò dalla porta alla macchina grigia che si allontanava. "Buonasera a tutti" gridò poi. "Georgia!" urlarono le bambine, saltandole addosso quasi come avevano fatto con Louis. "Ciao principesse" le salutò la ragazza. "Hey, Ge" disse Lottie. Vedeva alla più grande come a un esempio. "Hey, Lot" rispose l'altra, sorridendole. "Ciao, cara" disse Jay. "'Sera, Jay" la abbracciò. Salutò anche Mark e poi salí di sopra, bussando per evitare di interrompere qualcosa. "Avanti!" disse Louis. "Ciao Lou, tu devi essere Harry, piacere, Georgia" gli strinse la mano. Harry l'osservò. Nonostante le sorelle Tomlinson si assomigliassero per lineamenti, Georgia, pur non avendo né padre né madre in comune con esse, aveva gli stessi occhi e gli stessi capelli biondi. Riconobbe inoltre la stessa espressione furba sul volto che Louis doveva aver preso dal padre. "Fra poco siamo a tavola" disse ai due ragazzi "è stato bello rivederti, Lou, e conoscerti, Har" disse cordiale, prima di uscire dalla stanza.

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