THE DARK SIDE OF PUREBLOOD- il lato oscuro dei purosangue

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Hilary aveva il fiatone, sia per il pianto che per la corsa che stava facendo.
Le vetrate delle raggia scorrevano sotto lo sguardo annebbiato dal pianto della ragazza, intanto che cercava un posto totalmente tranquillo dove stare sola.

Entrò in una salottino che sua madre usava per gli ospiti più illustri e quando entrò chiuse la porta e si accasciò a terra, con i capelli sfatti dalla corsa e la bocca impastata. La stanza era ricca di dipinti di ministri magici antichi, una libreria completamente chiusa a chiave, e al centro un tavolo di ebano nero con una decina di sedie disposte ai lati, mentre due erano a capotavola.

Osservò la luna oltre la finestra appannata dal freddo, dava alla stanza un aspetto marmoreo e il candelabro di cristallo rifletteva uno spettro arcobaleno sul mobilio.

In quel momento non riusciva a ragionare, tutto le sembrava confuso e distorto, la testa le doleva per il pianto e gli occhi castani le bruciavano.

Si sentiva lentamente morire dentro per quello che era appena successo; Aiden Yaxley l'aveva baciata, contro la sua volontà, e se Tom l'avesse saputo probabilmente si sarebbe alterato, non tanto come vesti di fidanzato, ma perché aveva in un certo senso tradito la sua fiducia, e lei non si sarebbe mai perdonata una cosa del genere.
Continuava a ripetersi che non fosse colpa sua, perché effettivamente non lo era, ma avere coscienza che fosse successa una cosa simile, la faceva stare male. Essere purosangue comportava stare a certe regole, idiote, ma comunque regole ferree che la maggior parte dei purosangue seguiva perfettamente.

Hilary odiava la sua vita, e non capiva perché tanti maghi nati babbani o mezzosangue invidiassero il suo stato di sangue. Tutti vedevano solo il lato sfarzoso di quello status, le ricchezze, i balli, i nomi sui libri di storia magica, e altre cose futili che servivano solo per pompare dell'inutile orgoglio che in pochi purosangue hanno saputo domare, portandoli così ad essere ricordati per secoli grazie alle loro azioni e non solo grazie al loro stato magico e alle loro discendenze.
Idenas sapeva anche che nascere babbani poteva comportare dei problemi, come per esempio l'allontanamento di alcuni familiari per la paura della magia, ma nessuno degli esempi che le venivano in mente sembravano paragonabili alla sua esistenza. Probabilmente i babbani non costringevano a sposare i propri figli con qualcuno che non amavano, non erano impegnati con maledizioni, balli inutili e troppo sfarzo, e cosa più importante non sapevano nulla della magia, perché la magia nelle mani di un umano è come buttare benzina sul fuoco.

Nascere purosangue non era un pregio, era un enorme peso che un sangue puro doveva portarsi fino alla morte.

Aiden stava ancora cercando Hilary nei corridoi della reggia, ma ormai di lei non si vedeva neanche l'ombra. Iniziò a camminare molto più lentamente, con il cuore che batteva fino in gola, il volto sudato dalla corsa e gli occhiali appannati. Si sistemò velocemente i capelli e prese fiato, continuando a camminare con le gambe ancora stremate.

Sapeva di aver ferito la ragazza, ma era l'unico modo per tenerla in riga intanto che viveva da sua madre. Aiden in più era convinto che lei non potesse cambiare la sua sorte e doveva accettare il suo destino così com'era, anche se lei non provava nulla per lui, ma al Serpeverde non importava più nulla.
Aveva riflettuto fin troppo in quelle vacanze natalizie, si era stancato di stare sempre dietro agli altri e sentirsi sempre un passo indietro, ora il suo unico obiettivo era sentirsi completo e realizzare il suo volere.

Sentì un passo veloce dietro di se e pensando fosse la ragazza le corse incontro. Purtroppo per lui si ritrovò davanti ad Aloysius Macmillan, e quando lo vide sentì il cuore scoppiargli nel petto.

Al lo squadrò con aria tagliente e il Serpeverde fece per andarsene, ma ovviamente Macmillan non lo avrebbe mai fatto andare via così facilmente, soprattutto sapendo quello che aveva fatto.

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