Capitolo 13

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La sveglia continuava a suonare ininterrottamente. Cercai di spegnerla con gli occhi ancora chiusi e questa cadde a terra, smettendo di squillare.
Mi scrollai le coperte di dosso e mi stropicciai gli occhi per abituarmi alla luce.
Cercai di alzarmi ma la mia testa pulsava, come se la sera prima mi fossi ubriacata. Ma Cole non mi aveva fatto fare serata, avevamo fatto semplicemente un giro per la città mangiando una buonissima pizza e bevendo Coca Cola.
La gola mi bruciava e il naso mi gocciolava. Mi ricordai del freddo che avevo preso la sera prima perché le temperature si sono ormai abbassate ed io sono uscita senza giubbotto.
Mi sarà venuta sicuramente l'influenza.
Mi alzai con fatica dal letto e mi fiondai fuori dalla stanza sorpassando un Alex assonnato, che con gli occhi chiusi cercava di raggiungere il bagno.
Non appena gli sfrecciai accanto parve svegliarsi di colpo.
-Stavo andando io in bagno.- mi urlò offeso.
-La precedenza alle donne.- dissi scocciata.
Come se l'influenza non bastasse, a completare il tutto ci pensò il ciclo.
Odio essere donna.
Mi cambiai velocemente e uscii trascinando i piedi.
Non avevo voglia neanche di muovere un muscolo, figuriamoci di andare a scuola. A fatica scesi le scale e non appena arrivai in salotto mi buttai con poca delicatezza sul divano.
Il rumore, provocato dal mio peso morto, fece spaventare Alex che sbucò dalla cucina con una fetta biscottata tra i denti e un'aria spaventata.
-Che stai facendo?- mi chiese dopo aver tirato fuori dalla bocca quello che stava mangiando. Feci una smorfia.
-Sto cercando di riprendere a dormire, non si vede?- risposi con la testa nascosta sul cuscino del divano.
-Ma è tardi e dobbiamo andare a scuola.- continuò lui avvicinandosi di più.
-Per oggi passo.- risposi stufa di sentire ancora la sua voce.
-Non puoi iniziare ad assentarti Charly. Alza quel culo e vai a prepararti.-
Con uno scatto mi alzai dal divano mettendomi seduta e gli tirai un cuscino dritto in faccia.
-Senti Alex, non sto bene quindi non rompere i coglioni e vai a scuola. Io rimango a casa.- urlai.
Lui mi guardò quasi sconvolto senza capire.
-Cosa ti è successo Char? Qualcuno ti ha infastidito?- mi domandò sedendosi accanto a me e accarezzandomi un braccio.
-Si, tu mi stai infastidendo Alex.- risposi ancora incazzata.
Mio fratello mi guardò con aria confusa e corrucciò la fronte.
-Che cos'hai?- domandò scettico.
-Cose da donna, non puoi capire. E poi credo mi sia venuta l'influenza. Adesso sparisci.- mi buttai di nuovo sul divano, di faccia.
Mi feci male al naso e imprecai.
Alex rise divertito.
-Adesso capisco tutto, sorellina. Rilassati e stai tranquilla.- mi disse continuando a ridere.
In risposta gli alzai il dito medio.
Il ciclo mi rende troppo nervosa.

-Charly!- sentii Alex urlare dal piano di sopra.
-Che cosa vuoi adesso?- cercai di urlare il più possibile per farmi sentire, dato che non avevo nessuna voglia di sollevare la testa ancora appiccicata al cuscino.
-Vieni subito qui.- continuò lui ad urlare.
Mi sollevai dal divano e come una furia salii le scale a due a due.
-Non si può neanche dormire tranquilli in questa casa.- sbraitai.
Alex se ne stava in piedi davanti all'armadio.
-metto questi pantaloni blu che mi fanno un culo stratosferico o questi jeans che mi fanno un culo altrettanto stratosferico ma un po' meno- mi disse mostrandomeli.
-mi hai chiamata per questo?- gli chiesi infuriata.
Mio fratello sorrise innocentemente e io gli saltami addosso pronta ad ucciderlo.
-devo prepararmi per andare a scuola, sono in ritardo!- era riuscito a sfuggirmi e, dopo aver lanciato i jeans che mi arrivarono dritti in faccia, corse in bagno. 
Charlotte mantieni la calma.

Alex era andato a scuola e adesso io mi ritrovavo sdraiata sul divano con Carotina al mio fianco.
Avevo misurato la febbre ma per fortuna non era salita. Si trattava solo di un semplice raffreddore e la cagnolina accanto a me sembrava aver capito che non stessi tanto bene. Se ne stava raggomitolata con la testa poggiata sulle mie gambe e mi osservava con i suoi occhioni dolci, mentre si prendeva tutte le mie coccole.

Il campanello suonò. Carotina balzò dal divano diretta alla porta ma io non avevo nessuna voglia di alzarmi. Non aspettavo nessuno. Probabilmente si trattava del postino.
Ma il campanello suonò di nuovo, insistentemente. Mi alzai controvoglia sbuffando pronta ad urlare contro chiunque avesse osato disturbarmi.
Non appena mi ritrovai davanti quel sorriso, sbuffai sonoramente.
Carotina gli saltò addosso leccandogli la faccia, felice di vederlo. Io, non così tanto felice, mi spostai per farlo passare.
-Non con tutto questo entusiasmo, Charlotte.-
-Che ci fai qui, Cooper?- domandai con tono accusatorio.
-Alex mi ha detto che non stai molto bene.- mi disse sorridendo.
-Sto benissimo, puoi tornartene a scuola, grazie.- esclamai buttandomi con poca grazia sul divano.
-Non avevo voglia di fare spagnolo senza di te.- mi rispose facendo spallucce. Poi alzò in aria un sacchetto.- ho portato anche la colazione.- e senza ricevere un mio invito si mise seduto accanto a me.
Carotina gli saltò subito in braccio continuando a leccarlo dappertutto.
È proprio innamorata.
-il tuo cane mi adora. Dovresti farlo anche tu.- mi disse mentre cercava di tenere lontano i cornetti dalle grinfie di quella palla di pelo.
-solo perché hai portato da mangiare.- gli strappai il sacchetto dalle mani e tirai fuori un cornetto alla nutella, addentandolo subito dopo.
Non avevo ancora fatto colazione e il mio stomaco brontolava da un po'.
Sentii James scoppiare in una sonora risata mentre mi guardava.
-Che cazzo ti ridi?- domandai indignata.
-Alex mi aveva avvertito di stare attento- mi disse continuando a ridere.
-di cosa stai parlando?- non capivo.
-niente, lascia stare.- non la smetteva di ridere.
-Hai finito?- domandai scocciata.
-Si!- disse dopo essersi ricomposto.- e quindi la piccola Charlotte non sta bene.- continuò scompigliandomi i capelli.
-Cosa vuoi James?- sbottai alzandomi e mettendo le mani sui fianchi.
-Si intuisce subito che sei una ragazza mestruata.- borbottò forse per non farsi sentire.
-Ti ho sentito, idiota.-urlai ancora.
-Alex mi aveva avvertito ma non pensavo che fossi così isterica e affamata.- sottolineò l'ultima parola mentre mi guardava dare un enorme morso al cornetto, finendolo.
Quando torna Alex mi sente. Spiattellare i miei problemi personali a tutti in questo modo.
Lo uccido.
Gli diedi uno spintone sulla spalla prima di rimettermi seduta sul divano a gambe e braccia incrociate, offesa.
In quel momento volevo solo buttarmi sul mio comodo letto e dormire tranquilla.

Dall'odio all'amore non c'è che un solo passo. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora