13. Rebeka, Newt

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*Rebeka's pov*

angolino: ragazzi questo è il mio preferito in assoluto, sappiatelo

Era tutta la mattina che Newt non mi parlava e cercava di evitarmi. Erano quasi due settimane che non succedeva niente nella Radura, nessun pericolo, niente di niente. Passavo tutto il tempo libero con Newt o con Ash e gli altri, perciò adesso che tutti sembravano impegnati mi sentivo piuttosto sola. Camminavo per il bosco, vicino alle Facce Morte quando sentii qualcuno toccarmi le spalle e mi girai di scatto. Newt era lì in piedi e mi fissava con un sorriso enorme in faccia.
All'inizio pensai di arrabbiarmi perché mi aveva ignorata, ma poi fece scontrare dolcemente le nostre labbra e dimenticai tutto il resto. Ricambiai subito il bacio, ma mi staccai leggermente poco dopo. Lui assunse la sua solita espressione con la fronte corrucciata e io sorrisi.
"Che c'è?" chiesi io vedendo che continuava a sorridere.
"Vieni con me" rispose lui prendendomi la mano ed allontanandosi leggermente, camminando all'indietro. Io lo guardai interrogativo ma lui mi guardò supplicante, con gli occhioni e tutto il resto. Alzai gli occhi al cielo e mi decisi a seguirlo. Camminammo per un po' nel bosco, lui con passo felpato senza fare rumore, mentre io ero udibile a chilometri di distanza. Mi teneva ancora per mano, un gesto dolce che però intaccava i miei movimenti, ma decisi comunque di non sottrarmi a quel tocco che mi faceva stare tanto bene. Finalmente sbucammo fuori da qualche parte nella Radura e lui mi trascinò fino ad una tenda, continuando a ripetere frasi come "ti piacerà di sicuro" o "è una bella sorpresa". Mi divertiva vederlo così, emozionato e felice, sembrava un bambino. Nel mentre l'ansia accresceva in me, quanto il sorriso sulla mia faccia. Proprio quando fummo davanti alla tenda Newt mi disse di chiudere gli occhi. Io li chiusi, non intenzionata a tenerli così ovviamente, ma il biondino capì le mie intenzioni e per sicurezza si posizionò dietro di me, con le mani sulla mia faccia, coprendomi completamente la visuale. Quando finalmente scostò l'entrata della tenda trattenni il fiato e lasciai che lui mi trascinasse dentro, alla cieca. Tolse le mani e io restai immobile, incantata. Era una tenda piuttosto piccola, non so cosa potesse contenere prima, ed era addobbata di lenzuola e sacchi a pelo appesi al soffitto e legati a delle sedie, che davano l'idea di un fortino. C'erano candele ovunque e nell'aria c'era un aroma intenso di vaniglia e menta, che mescolati insieme no facevano che ricordarmi ancora di più Newt, il suo profumo. Sorrisi istintivamente mentre osservavo i sacchi a pelo per terra e le porzioni di cibo che erano già li. Newt dietro di me sporse il collo sopra la mia spalla e mi guardò sorridendo.
"Ti piace?" chiese lui mentre io annuivo diverse volte e continuavo a sorridere.
"Lo amo" risposi contemplando ancora il tutto, per poi girarmi completamente verso di lui e gettargli le braccia al collo, mentre le sue mi cingevano i fianchi "Ti amo"
"Ti amo anch'io" rispose lui baciandomi il collo. "Ti amo" aggiunse dandomi un altro bacio sullo zigomo "Ti amo" un altro bacio sull'orecchio "Ti amo" sulla mascella "Ti amo" sulla guancia. Risi piano e gli presi il viso tra le mani, facendo scontrare le nostre labbra. Lo sentii sorridere e mi staccai un attimo.
"Non è finita la sorpresa" disse lui mordendosi un labbro per contenere l'entusiasmo, cosa che non gli riusciva molto bene. Mi chiesi cosa potesse fare più di così. Si staccò da me e mi lasciò ferma in mezzo alla stanza mentre trascinava una scatola piuttosto grossa fino ai miei piedi. Notai che aveva diversi buchi a lato e aveva un fiocco fatto di fiori e qualche specie di liana. Mi sciolsi per quel gesto. Era un regalo. Il primo che ricevevo per quanto potessi ricordare. Aveva sacrificato una giornata di lavoro per fare tutto questo, per me. Lo guardai, in piedi davanti a me con le mani sui fianchi, i capelli che ricadevano sulla faccia, un sorriso a trentadue denti stampato in faccia che aspettava impaziente che aprissi la scatola. Trattenni l'impulso di saltargli addosso e baciarlo immediatamente, così feci per alzare la scatola.
"Nono!" esclamò Newt portando le mani in avanti e scuotendole "È meglio se la lasci a terra"
Sorrisi e lo guardai interrogativo, poi senza attendere oltre tolsi delicatamente il "fiocco" e lo appoggiai a terra, per poi procedere con la scatola. La aprii di scatto e incontrai diverse paia di occhioni che mi guardavano e si agitavano all'interno della scatola. Erano dei cuccioli di cane, Golden Retriever a quanto ricordavo. Dovevano essere nati pochi giorni fa se non addirittura ieri. Mi portai una mano alla bocca e mi inginocchiai li accanto mentre sentivo gli occhi lucidi. Li presi in braccio uno ad uno e li feci uscire dalla scatola mentre questi saltavano e abbaiavano e mi leccavano le gambe e la faccia. Corsero per tutta la tenda e Newt ne prese in braccio alcuni. Incontrai il suo sguardo felice e gli andai in contro, alzandomi in punta di piedi e baciandolo dolcemente. Non ricambiò l'abbraccio perché teneva due cagnolini con entrambe le mani, che presero a leccarci la faccia mentre ci baciavamo, facendoci scoppiare a ridere. I seguenti minuti li passammo a cercare di recuperarli tutti, evitando che distruggessero l'opera d'architettura che aveva fatto Newt e dando nomi ad ognuno di loro. Quando finalmente li riacchiappammo tutti Newt uscì un'attimo per riportarli dalla loro mamma, promettendomi che saremmo andati a trovarli ogni giorno. Mi proibì di uscire con lui perché, testuali parole: "staremo nella tenda fino a domani mattina, solo io e te, vedila come una vacanza". Effettivamente non riuscivamo mai a stare veramente da soli, c'era sempre qualche Raduraio curioso che ci lanciava occhiatine, o quando volevano davvero stare insieme, dovevamo sbrigarci per paura che qualcuno ci interrompesse. Al suo ritorno ci sedemmo sui sacchi a pelo e mangiammo i nostri piatti abbondanti di stufato, mi chiesi come avesse fatto a convincere Frypan, e parlammo del più e del meno. Chiacchierammo per diverse ore, ridendo e prendendoci in giro, e ogni tanto sfuggiva qualche bacio. Si mise in testa il fiocco che aveva usato per il mio regalo e io risi dicendogli che sembrava un figlio dei fiori. Quando decidemmo di andare a dormire aprimmo entrambi i sacchi a pelo e ne mettemmo uno sotto di noi e uno sopra, come se volessimo creare un panino. Scoppiò a ridere quando glielo dissi e io gli tirai uno schiaffo scherzoso. Lasciò che le candele si consumassero e, poco prima che mi addormentassi, si spensero quasi tutte. Avevo la testa appoggiata al suo petto e lo abbracciavo mentre lui mi cingeva la schiena con un braccio e con l'altro mi accarezzava. Non avrei potuto chiedere di meglio, io e lui da soli, in quello scenario surreale, come se non fossimo veramente nella Radura, come se non esistesse nient'altro che noi due e quella stanza. Annusai il suo profumo di nuovo e mi addormentai, cullata dalle sue carezze e qualche bacio sulla fronte ogni tanto.

Maze Runner || Glade PillsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora