"La colazione verrà servita alle nove in punto nelle stanze dei signori. Sarete silenziosi, educati, busserete e prima di entrare chiederete il permesso. Servirete i vostri signori e asseconderete ogni loro richiesta, senza battere ciglio. A metà giornata ripulirete le loro stanze e, una volta finito, sarete pronti per servire il pranzo in sala, alle tredici in punto. Nel pomeriggio accompagnerete i signori dove vorranno, passerete del tempo con loro se lo richiederanno e," lancia uno sguardo di sufficienza alla platea, "riceverete anche mance consistenti. La sera la cena verrà servita verso le sette di sera, massimo sette e mezza. Poi accompagnerete i signori nelle stanze e solo dopo potrete ritirarvi nelle vostre stanze. Tutto chiaro?"
Settecento paia d'occhi si posano sulla figura magra e slanciata del direttore che ha appena finito di parlare. Tra questi occhi ce ne sono due, cerchiati da enormi occhiaie, stanchi per il sonno accumulato.
Niccolò sta litigando con il papillon che fa parte della divisa. Cerca di allargarlo, ma è inutile: quell'oggetto lo infastidisce comunque.
"Bene, potete andare. Partiremo fra circa un quarto d'ora. Nella bacheca all'uscita troverete i vostri nomi allegati a quelli della famiglia di cui vi occuperete, affiancati dal numero della suite. Sono quasi le tredici ed in cucina troverete i carrelli con le pietanze. Andate, non combinate guai e buon lavoro a tutti" li congeda il dirigente, voltandosi per scendere dal piccolo palchetto allestito per la spiegazione.
"Ah," si volt di scatto, riprendendo in mano il microfono e ponendo fine al veloce via vai che si era creato nello stanzone, "C'è una regola fondamentale: non intessere relazioni amorose o sessuali con i passeggeri. Se vi chiedono di passare la serata con loro o di sdraiarvi con loro a prendere il sole dovete farlo, è il vostro lavoro, ma guai a voi se vi azzardate ad andarci al letto" li ammonisce guardandoli uno ad uno. La platea è silenziosa e tutti si guardano imbarazzati.
"Ma tanto so che non ci saranno questi problemi, altrimenti sarò obbligato a gettarvi in mare di persona" continua l'uomo con voce seria e Niccolò, come tanti altri, sgrana gli occhi.
Il direttore scoppia a ridere, "Scherzavo!" esclama, facendo sospirare tutti, compreso Niccolò che riprende il suo normale colorito.
Dopo che il rettore si è congedato, tutta la stanza si svuota e, dopo aver fatto un bel po' di fila, Niccolò legge il suo nome sulla bacheca.
Niccolò Moriconi. Scorre con il dito per leggere la famiglia che gli è stata assegnata.
Famiglia Baskerville. Stanza 13.
Niccolò fa spallucce. Non ha idea di chi siano, ma mentre fa dietro front e si dirige in cucina per riprendere il carrello con il pranzo, incrocia le dita e spera che non siano i soliti ricconi antipatici e meschini."Che ne dici di questo? È abbastanza elegante? Potrei abbinarlo con questa pelliccia?" domanda la piccola donna, ammirando allo specchio l'abbinamento appena costruito per poi voltarsi verso la figlia e cercarne l'approvazione.
"Meredith, lascia stare quel libro e prestami attenzione!" la rimprovera la madre, disturbando la sua lettura.
Meredith sospira e chiude il libro, voltandosi verso la madre. La guarda con ostilità cercando di farle capire quanto odia essere disturbata mentre legge.
"Mamma, stiamo andando ad un semplice pranzo, qualsiasi vestito andrà bene!" si lamenta Meredith, tenendo per sé tutti gli orribili commenti su quanto quella pelliccia marrone sia terrificante se abbinata a quel vestito blu a tubino.
La madre sbuffa, lanciando per terra i vestiti.
"A volte mi chiedo se sei veramente mia figlia! Non ti ho insegnato niente in tutti questi anni? Ti ho sempre detto che per ogni occasione c'è un vestito adatto!"
"Ma oggi non c'è nessun occasione" ribatte stancamente Meredith, appoggiandosi allo schienale del gran divano in pelle rossa.
La madre inarca un sopracciglio, avvicinandosi all'armadio.
"Davvero Meredith? Finalmente tuo padre ha preso il comando di questa nave dopo tanti anni e tu non la consideri un'occasione abbastanza importante per essere eleganti?"
Ed eccolo là, quel tono saccente di chi non può permetterselo. Meredith si volta verso l'oblò e guarda il mare piatto.
"Tu e papà non vi parlare da tre anni e ora d'improvviso avete riscoperto di essere innamorati? Ma fammi il piacere mamma!" la blandisce Meredith con tono critico. Sua madre non sembra prestarle molta attenzione ora che sembra aver trovato un vestito che le pare adatto all'occasione. Mentre si guarda allo specchio, "Quello che è successo tra me e tuo padre non ti riguarda. Sono cose da grandi"
Meredith si volta di scatto, "Ed io non sono abbastanza grande per capirlo secondo te? Però sono abbastanza grande quando mi presenti ai tuoi stupidi amici e mi usi per vantarti o quando mi presenti quei ragazzi idioti, con la puzza sotto il naso, per farmi accasare! Sei una falsa mamma!" sbotta, alzandosi di scatto e poggiando il libro sulla scrivania. Ne ha abbastanza adesso. Sua madre si gira allucinata e la fissa con severità.
"Non voglio scenate qui dentro Meredith"
"E allora tu smettila di dire stronzate!"
"Meredith!"
"Che c'è? Vuoi chiudermi in stanza perché ho alzato il tono di voce e ho detto una parolaccia? O mi lascerai a digiuno?"
"Meredith smettila!" la rimprovera impettita sua madre, gettando sul letto il vestito per poi dedicarsi alla ricerca di un paio di guanti da abbinarci.
Meredith fa un sorriso deluso.
"Certo, non ti interessa nemmeno litigare o chiarire con tua figlia. Ti importa solo di fare bella figura"
"Lo sai che nel nostro mondo importa solo come appari. A nessuno interessa chi sei veramente" le dice la madre con nonchalance, scartando un paio di guanti verde acqua.
"Già," annuisce sdegnata Meredith, portando una mano sul volto, "Io non voglio fare parte di questa triste commedia, quindi vacci da sola al pranzo" sbotta, avviandosi a passo spedito verso la porta. Sua madre allora lascia perdere i guanti e la guarda arrabbiata.
"Meredith non ti azzardare!"
Meredith la guarda con un sorriso compassionevole mentre apre la porta senza remore.
Sua madre le si avvicina a passo svelto, preoccupata e adirata. Se non ti presenti al pranzo ti faccio dormire con i servitori!" le grida quando Meredith è fuori dalla
stanza.
La ragazza si volta, "Sempre meglio che dormire con un'ipocrita come te," le sputa in faccia, "E poi, si chiamano camerieri" la corregge piccata, allontanandosi.
La donna si appoggia alla porta, guardandosi intorno e sospirando di sollievo quando si accorge che nessuno ha assistito alla scena. Per fortuna, sennò chissà che avrebbero pensato!
"E che cosa dico a tuo padre?" grida poi in direzione della figlia.
"Sei la regina delle bugie mamma, vedrai che ti verrà in mente qualcosa!" le grida Meredith mentre cammina spedita verso le scale.
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Un mare dentro//Ultimo.
Fanfiction-STORIA COMPLETATA!- TRAMA: Non era esattamente quello il lavoro dei suoi sogni, ma pur di guadagnare qualche spicciolo per mantenere la madre e i suoi fratelli, Niccolò aveva deciso di barcamenarsi in quell'avventura. La divisa era scomoda, la cami...