CAPITOLO 19

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Non pensavo che la sera di Natale, mi sarei ritrovata nel piccolo balcone che c'è sul tetto della Tana, rannicchiata a piangere. Spero con tutto il cuore che gli altri siano tornati in sala da pranzo per i dolci e che abbiamo inventato una scusa per non far preoccupare i miei genitori, se vedessi qualcuno probabilmente gli urlerei contro in questo momento. Sento la porticina del balcone aprirsi, non mi giro continuo a guardare dritto verso le colline innevate ormai buie. Certo che Albus sà dove cercarmi.
"Al te lo chiedo per favore lasciami in pace" inizio a dire, sperando che capisca.
"Io non.." inizia a dire, con la voce più roca del solito, ma lo interrompo continuando a non rivolgergli lo sguardo.
"Albus per favore vattene. Non voglio vedere né te né nessun altro. E non cominciare  a chiedermi se puoi fare qualcosa perchè non puoi. Lasciami quì ad avere uno dei soliti attacchi di panico, probabilmente non mi farà bene ora ma dopo starò meglio. Non ho bisogno che tu faccia niente per me, non l'hai fatto in tutti questi anni perchè dovresti farlo ora. Avresti potuto dire prima ai tuoi amici di non essere così stronzi" dico col le lacrime agli occhi, tremando. Non sò se per il freddo o per l'attacco di panico che stò avendo.
"Sai ultimamente non ci spero neanche più di iniziare  piacermi o ad accettarmi, ho capito che è impossibile. Ma capiscimi, come faccio a sentire bella quando convivo con ragazze come Domi, Lily, Alice, Vanessa, Roxanne e altre decine di ragazze che sono più belle di me. E tu sai che i commenti di Malfoy o della Parkinson non mi fanno effetto fino ad un certo punto, posso ignorarli è vero ma anche io sono umana Albus, anche io posso crollare" concludo sprofondando la testa nelle ginocchia. Lui non proferisce parola forse troppo scioccato da ciò che gli ho detto, ma tanto sono cose che sà.
"Io non sono Albus" dice finalmente. Giro la testa di scatto, penso che la sua voce sia inconfondibile ma questa volta non è del tutto strafottente. Punto i miei occhi nei suoi e lo guardo con disprezzo e poi mi rigiro verso le colline.
"Vattene" sputo acida, lui è l'ultima persona che doveva sapere queste cose.
"Senti mi dispiace" dice a bassa voce.
Mi giro di scatto alzandomi in piedi.
"A te dispiace seriamente?" Domando sarcastica. Stò per urlargli contro tutto quello che penso, ma lui è più veloce di me.
"Io volevo solo provocarti, non pensavo che un commento del genere ti avrebbe ferito così tanto. Io non volevo far stare nessuno così" disse passandosi una mano tra i capelli. Continuo a guardarlo con le lacrime agli occhi.
"Mi dispiace seriamente" dice facendo qualche passo in avanti.
"Non toccarmi" dico tremando.
"Possiamo entrare in casa, stai tremando hai le labbra viola" mi fà notare, non gli rispondo mi voltò semplicemente verso le colline e mi appoggio alla ringhiera innevata.
Lo sento sbuffare e togliersi il giubotto, con un gesto delicato lo appoggia sulle mie spalle e poi si mette nella mia stessa posizione.
"Non lo voglio il tuo giubotto" dico levandolo dalle mie spalle e porgendoglielo.
"E io non lo rivoglio indietro" afferma guardandomi dall'alto in basso.
Sbuffo.
"Okey adesso basta" dice prendendomi per un polso. Ma che cazzo fa'.
"Hai scherzato anche troppo, ora entriamo in casa" conclude trascinandomi in casa.
"Se non vuoi venire di sotto lo capisco, ma almeno stai in camere non rischiare l'impotermia fuori" inizia a dire.
"Risparmiatelo, non ho bisogno di farti pena" rispondo per poi incamminarmi verso camera mia.
"Tu non fai pena a nessuno, tutto ciò che tu pensi di te stessa sono le tue paranoie mentali. Ad Hogwarts tutti fanno apprezzamenti su di te semplicemente perchè tu sei tu. Ti sei mai chiesta perchè Dominique oppure Lily piacciono così tanto?" Fà una pausa per essere sicuro che io lo stia ascoltando.
"Perchè si truccano si conciano ed hanno dei caratteri ammiccanti. Invece tu sei tu. Sei semplicemente quello che tutti vorrebbero essere o avere" aggiunge.
"Smettila di fare finta che niente possa toccarti, lo sia che non è così. Ogni tanto metti da parte l'orgoglio da grifone. L'hai detto anche tu, sei umana è normale crollare" conclude per poi scendere le scale ed andare di sotto dagli altri.

𝐃𝐚 𝐮𝐧 𝐚𝐥𝐭𝐫𝐨 𝐩𝐮𝐧𝐭𝐨 𝐝𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora