8.« jad

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Mi credi davvero una persona che ride in faccia alla gente per prenderla in giro?

* * *

Tre anni prima,
30 novembre 2011,
Una settimana dopo...

La sveglia era suonata almeno mezz'ora fa, ma io non avevo intenzione di muovermi da quel letto.
Avevo male alle braccia solo a pensare di alzare le coperte e di uscire da quel calore, che mi proteggeva ormai da una settimana.
Sento la porta della mia camera aprirsi e io mugolo infastidita, così mi copro ancora di più con le coperte.

<<Sei viva lì sotto?>>
<<No.>> mormoro mentre guardo mia madre, ma con sguardo perso.
<<Vuoi andare a scuola?>> chiede lei.
<<No.>>
<<Vuoi mangiare qualcosa?>>
<<No.>>
<<Vuoi un cellulare nuovo?>>
Io sbarro gli occhi e tiro di poco le coperte guardandola.
<<Anche io tesoro>> sorride lei sarcastica, e io sbuffo.
<<Mi hai ingannata!>> sbuffo, per poi mettermi seduta sul letto. Mi abbraccio le gambe e guardo mia madre con aria stanca.

<<Che é successo?>> mi chiede mia madre, sedendosi accanto a me sul letto. <<È per colpa di un ragazzo, forse?>>
Io la guardo e poi mi lascio cadere sul letto a peso morto.
<<Non lo so!!>>
<<Non sai se è un ragazzo?>> alza un sopracciglio e mi guarda.
<<COSA?! NO!>> lei ride e io mi copro la faccia con un cuscino. <<Non capisco la situazione!>> borbotto.
<<Raccontami!>>

* * *

<<Quindi un ragazzo ti si è presentato davanti...>> dice mia madre mentre guida per portarmi a scuola.
<<Sì!>>
<<Dal nulla?>>
<<Esatto!>>
<<I tuoi amici babbei lo hanno preso per il culo?>>
<<Sì! Cioè...>> arrossisco.
<<Ti ha dato un anellino?>> dice lei, e posso sentire il suo tono esaltarsi sempre di più.
<<Si! Di carta>> preciso io.
<<Ma è bellissimo!!!>>
<<Ma era di carta...>>
<<Era così figo che volevi già la proposta di matrimonio? Suvvia! Ha ucciso un albero ma può salvare molto di più! Non ti facevo così puntigliosa...>>

Mia madre parcheggia proprio davanti all'ingresso e io mi guardo intorno: vedo Jackson arrivare con la sua macchina, accompagnato da alcuni suoi amici, che dovrebbero essere anche i miei...
Vedo Blaine, un ragazzo appassionato di musica rock, ma più simile a Clay Jensen come stile.

<<Tutti quelli li conosco, e ne sono sempre più delusa credimi...>>
<<Mamma!>> rido e guardo dal finestrino.
<<Un figo non arriva mai... dove sei finita tesoro mio...>> dice lei sempre più amareggiata. <<Quello invece è nuovo, vero?>> indica un ragazzo appena sceso dallo scuolabus, mentre apre un pacchetto di patatine.
<<Sì...>> lo guardo cercando di capire quando lo avessi già visto e di sicuro mi era familiare.
<<Non riesco a capire quando l'ho visto...>>
Se ne sta fermo davanti al cancello a mangiare delle patatine e si gira in continuazione, guardando ogni tanto l'orologio: probabilmente aspetta qualcuno.

<<Forse... non ricordo ma probabilmente...>> lo guardo ancora.
<<Comunque dovresti parlare con quel ragazzo>>
Io mi giro verso mia madre e la guardo con aria interrogativa.
<<Con il ragazzo delle patatine?>>
<<Beh, perché no? Comunque non parlavo di lui.>>
Mia madre mi guarda e io mi mordo le labbra cercando di trattenermi.
<<Devo andare.>> mia madre ride e io scendo in fretta dalla macchina.

L'ultima cosa di cui ho bisogno al momento è il consiglio della vita, anche perché so che ha sempre ragione, come anche in questo caso.
So che dovrei parlargli, prima o poi sarebbe successo. È stato l'unico ad offrirmi qualcosa senza chiedermi altro in cambio.
Mi sembra doveroso soprattutto fare le mie scuse, anche se non penso che servano a qualcosa francamente.

Mi fermo in mezzo al parcheggio della scuola e guardo ancora quel ragazzo che tanto mi sembra familiare.
Lo guardo mangiare senza sosta e mi pongo sempre la stessa domanda: quando lo hai visto, Jad?
Mi si accende un barlume nella testa e ne ho subito la conferma.

Una bicicletta sfreccia in mezzo al parcheggio e il ragazzo che mangiava inizia ad urlare a squarcia gola, mentre si ostina ancora a mangiare.
<<SIAMO IN RITARDO ASHTON!!>>
<<Sai cosa me ne frega...>> dice il ragazzo scendendo dalla bici e buttando a terra lo zaino in modo svogliato.

<<A me frega invece! Sai che quella di fisica mi odia!>>
<<Perché le hai detto in faccia di andare a cagare? Forse ti odierei anche io>>
Ashton, (dovrebbe chiamarsi così) lega la bici ad un palo e si mette lo zaino sulle spalle.
Io li seguo svelta per raggiungerli, ma tenendomi comunque ad una certa distanza per non farmi scoprire.
<<Fuori c'era la tipa>>
<<Calum, quale tipa?>>
<<Quella con cui ti sei fatto quella figuraccia!>>
Ashton apre il suo armadietto e lo guarda male, e capendo che parlano di me decido che o mi avvicino ora o mai più.
<<Immagino parliate di me...>> li guardo.

Riesco a vedere il biondo irrigidirsi, perché contrae le spalle e posa una mano sull'anta dell'armadietto, con una presa molto stretta e forte.
Il ragazzo delle patatine si è zittito e mi guarda solamente, con una faccia perplessa ma anche di chi vorrebbe ridere ma non può.

<<Perché dovremmo?>> dice il biondo, mentre inizia a cercare qualcosa nell'armadietto.

<<Non lo so... comunque volevo solo scusarmi per il comportamento che hanno avuto i miei amici>>
Io lo guardo e spero tanto che anche lui faccia lo stesso, ma continua a cercare qualcosa nell'armadietto.
Probabilmente lo fa per evitarmi.

<<Hai dei bellissimi amici devo dire.>> commenta schietto.
<<Volevo... chiederti scusa.>>
<<Va bene, grazie.>>
Io lo guardo e spero che le abbia accettate davvero.
Tiro un sospiro di sollievo.
<<Anche se dopo una settimana non so quanto serva>>

Io lo guardo e per la prima volta non so cosa dire.
<<Non ci sono stata a scuola... sono rientrata oggi>>
<<Vero, confermo. E anche tu Ashton sei rientrato oggi, siete uguali, perfetti direi>>
Sia io che Ashton guardiamo il ragazzo delle patatine e stiamo in silenzio.

Lui ci guarda ma non sembra cogliere il significato dei nostri sguardi.
<<Sono Calum!>>
<<Piacere, Jad>>
<<Calum, andiamo.>>
<<Che lezione avete? Vi accompagno!>>
<<Per carità! Noi mocciosi andiamo da soli>>
Sospiro amareggiata.
<<Ashton... io ti ho difeso su questo.>>
<<Sai cosa ci faccio con le tue difese?>>
<<Non lo so. Facci quello che vuoi se la metti così allora.>> mi prendo il mio zaino e mi giro pronta ad andarmene.

Lui chiude l'armadietto sbattendolo e se ne va quasi correndo.
Calum invece rimane fermo, a mangiare.
<<Scusalo, ci è rimasto male perché ci teneva, dagli un po' di tempo.>>
Io lo guardo e lo saluto con la mano, senza dire nulla, senza aggiungere altro.
Non sarebbe servito a niente.
Entrambi sapevamo che quel tempo avrebbe solo peggiorato le cose.

𝐏𝐎𝐒𝐓 𝐈𝐓 (ashton irwin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora