XXVIII: La terza incomoda

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Due settimane passarono da quel giorno. Le lezioni andavano bene, le cose con Jason andavano benissimo, ma tra i gemelli...c'erano degli attriti, diciamo.

Andiamo con ordine. Tutto partì a metà Settembre, quando ci furono le selezioni per la squadra di Quidditch di Grifondoro.

Dal momento che era sabato, me la presi comoda. Ciò vuol dire che rimasi avvinghiata come una piovra al mio cuscino fino alle dieci del mattino, quando Claire mi afferrò di peso e mi gettò in bagno.

Mi ci vollero venti minuti per uscire da lì, la maggior parte spesi a sistemarmi i capelli. Negli ultimi anni me li ero lasciati crescere, pensando che mi stessero bene, invece mi ero ritrovata con una criniera enorme e disordinata in testa. Mi piaceva pensare che somigliassi ad una leonessa-

[In realtà le leonesse non hanno le criniere, le hanno solo i maschi.]

[Ma a te, caro Jason, converrebbe che io sia leone invece che leonessa?]

[No no!]

[Ecco, appunto.]

Dicevo, mi piaceva pensare che somigliassi ad una leonessa, ma probabilmente somigliavo molto di più ad un procione idrofobo. Ebbene sì, noi figli di Afrodite non siamo perfetti anche al mattino. Siamo (mezzi) umani anche noi, dopo tutto. Ci sono eccezioni, certo, come Drew e Mitchell; quest'ultimo solo quando deve uscire con Nyssa Barrera, però.

Raggiunsi Claire in Sala Grande per la colazione; la trovai in fondo al tavolo, da sola, che cercava di infilarsi un bocca una fetta di torta al cioccolato tutta intera. "Essere una Serpeverde non significa mangiare come un serpente," la presi in giro mentre mi sedevo di fronte a lei.

Quando mi vide, sgranò gli occhi e posò subito la fetta, non prima però di averne staccato un grosso pezzo. Molto grosso. Le andò storto ed iniziò a tossire; le ci vollero dieci minuti e tre bicchieri di succo di zucca prima di riprendersi.

"Mi spieghi dove lo metti tutto quel cibo?" Le chiesi ridacchiando.

"È gratis!" Si giustificò lei, che nel frattempo aveva preso un altro boccone. "E poi oggi pomeriggio ho un allenamento, devo tenermi in forze."

"In pratica, quello che assimili adesso, lo smaltisci dopo," dissi mentre mi servivo.

"Più o meno, sì. E poi, non è la fine del mondo se non mi si vedono gli addominali."

"Credo tu sia l'unica ragazza che abbia mai incontrato a pensarla così," commentai. Ho perso il conto delle ragazze (ma anche dei ragazzi) che al campo partecipavano alle attività più dure e mangiavano pochissimo, solo per farsi il fisico. Poi, quando inevitabilmente i risultati non arrivavano, ma i problemi di salute invece facevano la fila, ovviamente tutti chiedevano consiglio alla capocasa, di Afrodite perché chi altri avrebbe potuto capirli meglio?

E in effetti li capivo. Quando avevo circa 14 anni, ero più bassa e più grassa, e venivo presa in giro un sacco per questo. Ci stavo male. Ora che sono più adulta capisco che erano tutte stupidaggini, ma sapevo quanto una persona potesse diventare ossessionata dal mito della pancia piatta.

"Ehm...posso parlare ora?" Chiese Claire, leggermente esitante.

"Eh..? Sì, sì, scusa, mi ero distratta."

"Dicevo, a me piace avere un bel fisico come qualunque altra ragazza, almeno credo, ma non così," disse, indicando se stessa. "Guarda qua! Sembro un bisonte la cui trasformazione in umano non è riuscita bene."

"Ahh, non dire così, sei bellissima!" Esclamai, e lo pensavo davvero. Certo, aveva braccia più grosse delle mie gambe, ma essendo così alta aveva comunque una figura "femminile". E poi aveva un viso davvero bello. Certo, c'era quella cicatrice enorme che rovinava un po' l'effetto...e quella sul braccio...e i graffi sulla schiena...

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