XXXVII: Cuore avvelenato

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"Perché vuoi negare l'evidenza?" Chiese Daphne, visibilmente contrariata.

"Non si tratta di negare l'evidenza, si tratta di essere coerenti," protestai io.

"Dai, Piper, non puoi proprio parlare di coerenza in questa situazione," mi apostrofò Tracey.

"Invece sì! Ci sono dei princìpi da rispettare in situazioni del genere, e voi li state apertamente ignorando!"

"Sei proprio, ridicola," replicò Daphne.

"Ragazze, ma insomma, vi rendete conto di che discorsi fate?" Riprese Claire. "Non è possibile ragionare in questo modo, è un'assurdità!"

"Ma sentitela!" Commentò Lily. "Come puoi parlare di assurdità, proprio tu, tra tutte... Che vuoi giocarti Corvonero-Serpeverde pareggio?"

Ci eravamo riunite nel dormitorio io e le altre ragazze di Serpeverde del nostro anno (tranne la Parkinson e la Bulstrode) per discutere su quali risultati scommettere per le partite di Quidditch a venire. Dopo il precedente disastro dei Grifondoro, anche Serpeverde e Tassorosso avevano una possibilità per vincere la Coppa.

"Ma sì, vedi," disse Claire. Iniziò a gesticolare, segno che sarebbe stato un lungo discorso. "Si tratta di intesa di squadra e strategie di difesa e attacco, dopotutto la miglior difesa è l'attacco, ma qui entrano in gioco considerazioni personali dell'essere, che in quanto essere non può non essere, perché se non fosse allora non potrebbe essere, e ciò si ricollega al discorso di cui sopra sull'intesa degli esseri o non esseri all'interno della squadra, il che tiene in considerazione anche i rapporti interpersonali..." Prese un attimo fiato, e aggiunse, "Ora, alla luce di tutto ciò, chi è d'accordo che sto dicendo tutte stronzate?"

Tutte le presenti alzarono la mano. "Unanimità, hai vinto," ridacchiò Daphne. Alla fine, dopo altri dieci minuti di discussione, decidemmo di giocarci la vittoria di Serpeverde con almeno cinque goal di differenza. A quel punto, ci spogliammo e andammo a dormire. Claire ci metteva sempre un sacco di tempo, poiché doveva stare sempre attenta a non scoprirsi troppo; ciò per non mostrare né le sue numerose cicatrici, né il Marchio Nero. Con cautela, si tolse la collana e la posò con estrema delicatezza, manco fosse fatta di cartone, in una scatolina di legno.

Il giorno di Natale, Chris le aveva dato la sua collana come regalo, quella con la testa di tigre, ("Dopotutto, questa è di entrambi") e da allora lei la portava sempre in bella vista sopra i vestiti. In molti le avevano chiesto da dove venisse, e lei rispondeva sempre che era un regalo del fratello. Ero piuttosto sicura che lo facesse apposta.

Era davvero un'opera d'arte: catenina d'oro a 24 carati, ed un ciondolo a forma di testa di tigre stilizzata, dipinta con smalti di vari colori. Secondo Chris, era un cimelio di famiglia che risaliva alla seconda metà dell'Ottocento. 

Mi era venuta la mezza idea di rubarla, ma non potevo certo fare una cosa del genere alla mia amica! Dunque, con un immenso sforzo di volontà, riuscii a resistere all'impulso.

['immenso sforzo di volontà'? Sul serio?]

[Beh, quello, e anche il fatto che, per non cedere, rubai i gioielli della Parkinson, piuttosto. Una vera delusione, tra l'altro; uno o due diamantini minuscoli, e poi tutte le altre pietre erano finte.]

[Ah, adesso si spiega.]

[Davvero, Jason, dovresti fidarti di più di me.]

[Di te mi fido, ma mi fido di più del dottore che ci ha detto chiaro e tondo che la volontà da sola non basta.]

[Touché.]

Ormai eravamo scesi in sala comune, e trovammo Draco che ridacchiava di qualcosa. Non era mai un buon segno.

Ricordi di un Mondo Segreto - SOSPESA [LEGGERE ULTIMO AVVISO]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora