CAPITOLO 1: LA CAMPIONESSA IMBATTIBILE

321 18 15
                                    

Un anno prima.

Da qualche parte nel mondo...

L'ultimo giorno della Lega Pokemon era il più tranquillo in assoluto. Nei giorni precedenti, la sede della Lega era stata stracolma di allenatori in ansia, che dovevano fronteggiare le loro sfide per accedere al Round successivo, ma oggi attorno a Lucas tutto taceva.
La Lega era animata perlopiù dal personale, che continuava a fare il proprio lavoro ininterrottamente, e dagli ultimi allenatori eliminati nei turni antecedenti, che ancora non avevano lasciato la residenza.
Infatti, non appena si veniva eliminati dalla competizione, i ragazzi erano tenuti a lasciare le proprie camere, e tornare il prima possibile alle rispettive case, così da ridurre la calca che affollava i corridoi della Lega.
Se avessero voluto seguire le sfide successive, avrebbero dovuto impegnarsi a raggiungere la sede con mezzi propri, ed assistere sugli spalti come spettatori.
Nonostante questa direttiva, negli ultimi giorni si iniziava ad essere più permissivi. Gli allenatori rimasti, essendo relativamente pochi rispetto ai primi turni – durante i quali si superava il centinaio di iscritti – potevano restare ad assistere gli ultimi incontri, usufruendo ancora della stanza che era stata loro assegnata il primo giorno che avevano messo piede alla Lega.
Questa scelta era stata presa in considerazione dal signor McGrim in persona, il conduttore, nonché ideatore di quelle Leghe.
Aveva preso questa decisione, soprattutto valutando il fatto che molti di essi non vivessero proprio nelle vicinanze. Il lungo viaggio di ritorno, quindi, avrebbe impedito loro di raggiungere nuovamente la sede per assistere alle ultime fasi del torneo, o addirittura non avrebbero neanche fatto in tempo a rientrane a casa per seguirlo alla televisione. Questa tolleranza era stata molto gentile da parte sua.
Quella mattinata, per Lucas, era trascorsa stranamente tranquilla. Di solito l'ansia tende a crescere quando, dopo una serie di prove, ti ritrovi ad affrontare la sfida decisiva, ma ciò non valeva per lui.
Quel martedì mattina, si limitò, come di consueto, ad alzarsi, lavarsi e mettersi qualcosa addosso, rigorosamente di colore nero, anche se non per sua scelta, e poi si recò giù, nella grande hall.
Ai distributori, aveva scelto di fare colazione con un plum-cake ed un succo di frutta in brik, così da mantenersi leggero per l'evento. Era suo solito impiegare la prima ora di ogni mattina, in una ricca colazione, composta da una tazza calda di latte macchiano, in cui inzuppava quasi una confezione intera di biscotti, e se eventualmente non fosse stato pienamente soddisfatto, avrebbe terminato il tutto con una brioche al cioccolato. Ma non era quella la mattina giusta per rimpinzarsi di cibo, ammenoché non avrebbe voluto dare di stomaco sul campo di battaglia.
Aveva deciso di consumare la sua colazione, sistemandosi su una delle poltrone del lungo sofà che circondava la hall, lontano dagli occhi indiscreti degli altri allenatori che ancora bazzicavano nei dintorni, e che ogni tanto gli lanciavano occhiatacce invidiose.
Lucas non poteva biasimarli, face finta di nulla, e si concentrò sulle parole provenienti dalla TV. Il grande schermo del televisore affisso sulla parete di fronte ai divani, proiettava un veloce riepilogo dell'intera competizione, dai Round Preliminari, fino alla Finale, tenutasi il giorno precedente.
Fu strano per Lucas vedersi in TV e sentire le sue performance commentate dagli strateghi, dal signor McGrim ed anche da Elettra, la Campionessa in carica.
«Lucas si è rivelato un allenatore decisamente interessante sin dai primi turni della competizione. Ha uno stile di lotta versatile, capace di adattarsi a svariate situazioni. Il punto di forza più importante è senz'altro la sua capacità di sfruttare le abilità dei Pokemon avversari a suo vantaggio, e ritorcerle contro gli stessi avversari. A prescindere dal risultato di oggi, Lucas è un allenatore decisamente promettente, ed il suo futuro sarà radioso» dichiarò la Campionessa Elettra.
Udendo quelle parole, tirò un profondo respiro, forse per allentare la morsa di tensione che gli stava stringendo lo stomaco. Doveva evitare di soffermarsi sull'incontro che lo avrebbe atteso quel pomeriggio, questo gli avrebbe impedito di rimuginare troppo sull'evento e ciò che sarebbe dipeso dal suo esito, sia nel bene, che nel male.
Terminata la colazione, per liberarsi del frastuono dei pensieri che mormoravano nella sua mente, decise di doversi allontanare da quello schermo che, come una cantilena, ripeteva quanto fosse stato importante l'evento pomeridiano a cui si avrebbe assistito. Lasciare per un po' le mura di quella Lega, gli avrebbe fatto sicuramente bene.
Lucas, per cui, si recò al di fuori di Lago Lugubre, per riempirsi i polmoni di una boccata d'aria pura, e lasciare che i pensieri venissero rubati via dal vento che accarezzava i suoi capelli.
Lago Lugubre era un luogo incantevole, la sede della Lega era un grande ed antico teatro circolare interamente edificato in granito rosso. Si innalzava tra le schiera di alberi fioriti che circondavano l'edificio, i cui candidi colori dei fiori si riflettevano sulla superficie cristallina del lago. Gli alti alberi, una volta sorpassati, lasciavano posto ai grandi prati verdi, che si estendevano fino a giungere alle sponde del lago. Il lago era altrettanto grande, le sue acque durante le giornate ventilate, proprio come quella, si ricoprivano dei petali bianchi e rosa dei fori trasportati dai soffi di vento, facendolo sembrare un'estensione dei prati stessi.
Il teatro era completamente circondato dalle acque, infatti per raggiungere la struttura, si utilizzavano delle gondole, posizionate ordinatamente lungo il molo di legno.
Lucas si sedé a gambe incrociate sulla sponda del lago, e con le dita iniziò a giocherellare con gli steli d'erba, la sensazione dell'erba che gli solleticava i palmi delle mani lo rilassava molto.
Ogni tanto dei banchi di Goldeen e Finneon increspavano le acque del lago, illuminandone la superficie di bianco quando veniva colpita dai raggi del sole.
Il motivo per cui gli abitanti della zona, chiamassero quel posto meraviglioso Lago Lugubre, era dovuto al fatto che durante la notte, una densa nebbia grigia avvolgeva le acque buie del lago e tutto ciò che restava visibile, era la struttura nera del teatro che si ergeva immobile verso il cielo.
Lucas credeva che il nome non rendesse giustizia a quel luogo, il paesaggio si muoveva armonioso attorno a lui, e la sua mente sembrò finalmente fermarsi.
Il tempo primaverile fece calare la pace sulle sue membra, e le tre ore che dividevano il pranzo volarono rapide, trasportate anch'esse via da vento. Sarebbe rimasto lì per altrettanto tempo ancora, se il suo riposo non fosse stato interrotto da una gentile signora, che lo richiamò all'interno della Lega.
Il suono della sua voce lo fece ripiombare di colpo con i piedi per terra, e Lucas, decisamente seccato, ubbidì, seguendola di nuovo all'interno della struttura.
«Signore, la informo che il pranzo verrà servito tra pochi minuti, dopo di che, il signor McGrim ha richiesto che venisse condotto nella sua camera per la scelta di un abito più adeguato all'evento» appena terminata la frase, gettò un'occhiata fugace ai vestiti di Lucas, e questo lo infastidì ulteriormente.
Sapeva che non avrebbe potuto indossare una semplice t-shirt, pantaloni di tuta ed un paio di scarpe da ginnastica durante un evento come quello, ma agghindarsi già dalla mattina, gli era sembrato troppo esagerato.
Durante il pranzo, Lucas mangiò veramente poco. L'intento iniziale era stato già quello di mantenersi leggero per affrontare l'incontro in piena forma e maggiormente concentrato, ma aveva scoperto che l'ansia da prestazione lo avesse riempito a sazietà ancor prima che provasse ad inghiottire un solo boccone.
Quindi dopo esserci concesso un secondo ed ultimo grissino, si alzò per ritornare nella sua camera, la numero 31.
Entrato in camera, sorpassò il salottino, ed entrò nella stanza da letto, ormai occupata soltanto da lui da un po' di tempo. I suoi coinquilini erano stati eliminati un paio di turni addietro.
Avvicinandosi al proprio letto, vide i tre eleganti abiti che gli erano stati fatti portare in camera dal signor McGrim, i quali erano stati ordinatamente sistemati lungo tutto il materasso, tra cui vi era quello che avrebbe dovuto scegliere ed indossare quel pomeriggio.
Dopo averli osservati con un'occhiata alquanto superficiale, si lasciò cadere a peso morto sul letto, senza nemmeno preoccuparsi di spostare gli indumenti, che si stropicciarono sotto il peso del suo corpo.
Rimase steso per un po' a fissare il soffitto, poi quando la sveglia segnò le 13:30, si decise a rialzarsi e scegliere l'outfit con cui sarebbe sceso in campo per l'ultima volta.
Era una decisione importante quella, quindi Lucas ci pensò un po' su, strofinandosi la nuca per l'incertezza, e poi decise di optare per l'abito centrale: un maglioncino di filo a collo alto, un pantalone di seta ed un paio di lucidi stivali, tutto in nero. Sopra cui vi era stato abbinato un lungo cappotto di lucida pelle nera, su cui si leggeva il numero 92.
L'outfit scelto lo soddisfò molto, perché il capotto nero in pelle gli esaltava la carnagione chiara del viso, sul quale luccicavano due occhi molto caratteristici, erano grandi, acuti, e di un chiarissimo colorito grigio-verde, che la luce del giorno faceva apparire ancora più cristallini.
Anche il colore di capelli era senz'ombra di dubbio atipico. La sua liscia capigliatura che gli ricadeva in un ciuffo sull'occhio sinistro, era scura, ma i raggi del sole le conferiva insoliti riflessi verde bottiglia.
Si guardò allo specchio un'ultima volta, oggi più che mai sarebbe stato sotto i riflettori. Infine, prese il Megacerchio, agganciò in vita il cinturino con le sue Pokeball, e si accomodò nel salottino ad attendere che venisse convocato.
Alle 13:55 sentì bussare alla porta, al cui doppio tocco la morsa allo stomaco riprese a stringere. Cercando di mantenersi calmo, concesse il permesso, e a fare capolino, fu la stessa signora che lo aveva affiancato per tutto il giorno, informandolo volta per volta sulla scaletta degli avvenimenti.
«Lucas, la prego di seguirmi. Tra 5 minuti si comincia» lo avvisò.
Quindi, guidato da quest'ultima, scese giù per le scale del primo piano fino alla hall, e venne condotto nella grande sala che precedeva l'arena. Venne fatto posizionare avanti alle grandi e lucide porte in legno pregiato. Adesso quelle porte erano tutto ciò che lo dividessero dal clamore delle persone che riempivano gli spalti entusiasmate dall'incontro.
Alle 14:00 in punto, la voce del presentatore che proclamò l'inizio della sfida conclusiva tra il vincitore annuale della Lega di Lago Lugubre, e la Campionessa in carica da cinque anni, annunciò il suo ingresso nell'arena.
Lucas trasse un ultimo respiro per riprendere il controllo di sé stesso, ed impedire alle emozioni di prendere il sopravvento, e spinse le porte per entrare in campo.
Il fragore degli spettatori lo sommerse, dopotutto si trattava comunque del vincitore annuale della Lega, e quella lotta finale, gli avrebbe concesso l'opportunità di battere la Campionessa in carica, ed accaparrarsi addirittura del titolo di Campione della Lega Pokemon.
L'arena circolare, costituita da un sottile strato di sabbia, appariva come un grande pozzo dorato, le cui pareti laterali erano formate dalle tribune, in cui avevano preso posto centinaia di spettatori, che sventolavano bandierine ed applaudivano eccitati.
Il grande monitor, innalzato sul fianco sinistro dell'arena era illuminato. Il volto del signor McGrim occupava l'intero schermo, e commentava con ardore l'ingresso dei due sfidanti.
Contemporaneamente all'entrata di Lucas in campo, aveva fatto il suo ingresso anche la Campionessa Elettra, anche lei accolta da altrettanti applausi e fischi esultanti.
I due avversari si fronteggiarono, scambiandosi sguardi profondi e combattivi. Elettra aveva assunto l'espressione di chi avrebbe difeso con i denti il suo titolo, ma al contempo, Lucas manifestava lo sguardo di chi avrebbe dato tutto sé stesso in quell'incontro per poterglielo sottrarre.
L'arbitro si posizionò sotto al monitor, a metà tra il campo di Lucas e quello della Campionessa. Quando quest'ultimo fischiò nel fischietto, l'incontro ebbe ufficialmente inizio.
Lucas, proprio come Elettra, portò la mano sulla prima Pokeball che avrebbe portato in campo il suo primo Pokemon. Non si tornava più indietro.
Lucas aveva già viaggiato attraverso le regioni di Kanto, Johto, Hoenn, Sinnoh, Unima e Kalos. Si era allenato duramente, e aveva partecipato ai rispettivi campionati di ogni regione, purtroppo però, senza riuscire a vincere nessuno di essi. Amareggiato, aveva deciso di concedersi un'ultima possibilità alla Lega di Lago Lugubre, prima di mettersi in viaggio per le isole della regione di Alola.
La ragione per cui Lucas si stesse confrontando in tutte quelle competizioni, non era dettata solo dalla caparbietà di diventare un potente allenatore di Pokemon. L'ostinazione che lo assillava, era mossa da una ben più profonda e nobile motivazione.
Lucas aveva deciso di intraprendere la carriera di allenatore Pokémon, conseguentemente a ciò che fosse accaduto al fratello gemello, Andreas, anch'esso aspirante allenatore.
Andreas, era sempre stato più coraggioso di lui. Un giorno, all'età di otto anni, aveva deciso di sfidare la sorte, addentrandosi nel bosco in cerca di Pokemon. La prospettiva di attendere altri due anni per poter riceverne il primo, lo deprimeva troppo. Lucas, più pauroso ed insicuro, lo aveva seguito, incapace di persuaderlo a non avventurarsi per strade pericolose.
All'interno della fitta boscaglia, vennero però attaccati da una Ursaring inferocita, che si sentì minacciata dai due bambini, mossa dall'istinto di proteggere il suo cucciolo Teddiursa. Andreas si era posizionato a braccia levate avanti al Pokemon, per fare da scuso al fratello. Ancora una volta la sua audacia gli accendeva in volto, ma Lucas non gli era rimasto accanto, si era dato alla fuga verso casa, per mettersi in salvo.
Era bastato un singolo colpo della zampa per scaraventarlo a terra, ferendolo fatalmente.
Lasciarlo morire in quel modo, da solo, senza che lui avesse fatto nulla per provare a salvarlo a causa del suo poco coraggio, aveva insinuato in Lucas la convinzione che il fratello fosse morto a causa sua.
Lucas, vergognandosi per non essere riuscito a proteggere la vita del suo gemello, aveva pensato che l'accaduto fosse inaccettabile, ed era rimasto profondamente deluso da sé stesso.
Quindi, per dimostrare a suo fratello Andreas, e anche a sé stesso, il proprio coraggio, aveva intrapreso il viaggio di allenatore, così da fronteggiare a testa alta ogni lotta che gli si sarebbe presentata davanti, senza dover scappare mai più, nella speranza di riuscire dove tempo prima aveva fallito. Nella speranza di riuscire, un giorno, a perdonarsi.
Se oggi avrebbe vinto quella sfida. Il cerchio si sarebbe chiuso, ed il fratello avrebbe finalmente trovato pace, e forse un po' anche lui.
Purtroppo, la vita ci insegna che inevitabilmente, le situazioni non sempre volgano a nostro favore.

{POKÉMON} ~ DARK LEAGUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora