CAPITOLO 11: IL PIANO

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Sussultai di colpo udendo il suono acuto prodotto dalla sveglia. Solo allora mi resi conto che fossi persino riuscita ad addormentarmi, probabilmente il fisico non aveva più retto la stanchezza.

Un forte dolore mi stringeva le tempie. La mia testa sembrava chiusa in una tagliola di metallo.

Mi stropicciai gli occhi ancora irritati, e sfiorando le guance con le dita, mi accorsi che fossero rigate dalle lacrime: avevo pianto, ancora.

Probabilmente avevo fatto qualche incubo, e anche nel sonno non ero riuscita a trattenere le lacrime.

Mi voltai verso il letto di Noemi. Il suo sguardo era rivolto alla finestra: osservava il cielo.

Era inaspettatamente azzurro dopo la bufera della notte precedente. Questo voleva dire che la tempesta era rimasta solo dentro di me.

Mi sorrise. Pensai a ciò che mi avesse confidato la sera prima, contraccambiai. Incrinare le labbra all'insù era tutto ciò che ci era rimasto di buono.

Anche Ester si mosse nel letto, segno che si stesse destando da un sonno tormentato almeno quanto il mio, pensai.

D'un tratto si drizzò in piedi, stiracchiandosi. Sostò davanti al suo letto qualche istante, poi strisciando i piedi sul pavimento, si avvicinò al mio letto e si sedé accanto a me.

Restammo tutte in silenzio. Perse nel personale vortice di pensieri.

Cosa avremmo fatto adesso che avevamo scoperto la verità? Saremmo scese nell'arena del tutto indifferenti a ciò che avevamo visto, oppure saremmo fuggite via nel bel mezzo del nostro incontro, probabilmente solo per essere raggiunte all'istante da un proiettile?

Adesso l'idea di lanciarmi dal primo piano mi sembrò alquanto accettabile. Avrei persino gettato giù dal balcone tutti gli altri, se ciò avesse permesso di allontanarci incolumi da quel luogo maledetto. Fu in quell'istante che realizzai quanto le si addicesse il nome portato dalla valle: Malsana. Proprio come malsano ero il suo ideatore.

La mia mente fu trasportata per l'ennesima volta al giorno precedente. Quei poveri ragazzi, il colpo di pistola, il volto compiaciuto di Raoul McGrim.

Un'inaspettata rabbia mi esplose dentro.

In me iniziò a muoversi qualcosa, qualcosa che era molto diversa dalla paura e dalla tristezza. Un'energia sconosciuta, una forza inaspettata. Rancore.

Disprezzavo il volto di Raoul McGrim anche solo a doverlo immaginare. Suscitava in me una tale avversione, che se probabilmente in quel momento mi fosse stato di fronte, sarei stata capace persino di ucciderlo con le mie stesse mani.

Credetemi, non era l'impeto che parlava. Era il bisogno di vendicare Febe e tutti gli altri allenatori che scalpitava nel mio animo.

Bloccai per un attimo la rivolta che stava imperversando nella mia mente. Come avrei fatto da sola a rovesciare il sistema? Persino considerare l'appoggio di Mirko e degli altri non avrebbe condotto ad un esito che non prevedesse la nostra disfatta.

Eravamo in trappola. La morte camminava fuori da quella porta, e non potevamo fare nulla per fermarla.

«Sono quasi le 8:00. Tra poco saremmo dovute essere giù» avvertì poi Ester accanto a me.

La sua voce mi riporto con i piedi a terra, trasportandomi nuovamente all'interno della camera numero 07, purtroppo.

Non le risposi, tantomeno lo fece Noemi. Semplicemente mi alzai ed andai in bagno per farmi una rapida doccia, dopodiché, giusto il tempo di infilarmi qualcosa addosso, che ero pronta.

{POKÉMON} ~ DARK LEAGUEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora