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lasciatemi qualche commento che voglio farmi due risate leggendo le reazioni isjsoskxis, anyway grazie per i 55k siete mini.
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Mentire era sempre stata la cosa che più lo faceva stare male. Svegliarsi quella mattina, sapendo di dover raccontate l'ennesima bugia quasi lo fece vomitare dalla frustrazione.

Disse a Yoongi di dover andare a fare una commissione e poi passare a prendere un po' di vestiti nella sua, ormai, vecchia casa. Il maggiore si offrì di accompagnarlo come sempre, ma Jimin rifiutò. In breve si preparò, e lasciò la casa del suo ragazzo.

Nonostante avesse potuto prendere l'autobus da subito decise di camminare almeno quindici minuti, per schiarirsi le idee respirando l'aria fredda e frizzante della mattina. Una cosa positiva di quella situazione era che l'intervento di Hoseok era andato bene. Non c'erano state grandi complicazioni ma solo piccole difficoltà, gli avevano attaccato l'ossigeno perché era molto debole, ma ora dormiva beato e i suoi valori erano regolari. I dottori dicevano che si sarebbe svegliato a breve.

Jimin, assorto nella densità dei suoi pensieri, non si accorse di aver camminato più del previsto. Aveva le mani così tanto assopite dal freddo che nemmeno si sentiva più le dita. Sospirò, e raggiunse la fermata più vicina, e per fortuna sua e delle sue falangi il bus arrivò prima del previsto.

Più si avvicinava a destinazione più i battiti del suo cuore aumentavano in maniera esponenziale, così come la sua ansia. Sceso dall'autobus si rese conto di aver dimenticato a casa il cellulare, ma ormai era troppo tardi per tornare a recuperarlo.

Arrivato davanti al suo condominio, e poi dentro la sua vecchia casa, si stupì di quanto potesse essere fatiscente. L'abitazione di Yoongi era completamente diversa, bella e moderna con un tocco di vintage, nascosta e tranquilla, silenziosa. Pulita e ristrutturata. Niente a che vedere con quel posto.

Si sedette sul divano, notando con disgusto la nube di polvere che si sollevò da esso. Non puliva da un po', ovviamente, si poteva anche percepire dall'aria viziata della stanza. Nemmeno le finestre non venivano aperte da tempo, e le serrande erano ancora abbassate. Non si scomodò ad arieggiare in ogni caso, non sarebbe rimasto lì molto.

Il suono stridulo del campanello ruppe la quiete, costringendo il biondo ad alzarsi e avviarsi verso la porta. Sapeva già chi si sarebbe trovato davanti, quindi non reagí in nessun modo. L'uomo era vestito come sempre, elegante e raffinato, il viso contornato da un filo di barba e gli occhi scuri erano affilati e affidabili. Peccato che la sua apparenza fosse completamente diversa da ciò che era davvero: subdolo e meschino, manipolatore. Jimin provava solo schifo per quell'uomo.

Non aveva paura per sé stesso, ne aveva passate tante, troppe. Sapeva che per ferirlo non gli avrebbe mai messo le mani addosso, avrebbe puntato a fare del male a chi teneva di più, per farlo rimanere solo come in passato.

"Buongiorno." lo salutò il maggiore, mentre Jimin gli faceva spazio per farlo entrare in casa. Salutò a sua volta, guardando l'uomo accomodarsi sul divano accavallando le gambe, scrutandolo da sotto le ciglia. Il minore non accennò ad andare verso di lui, perciò si appoggiò al tavolo, incrociando le braccia, in un vano tentativo di apparire più autoritario.

"Non ti siedi? Non ti mangio, mica avrai paura di me? So già la notizia, se è questo che volevi dirmi. Carino da parte tua pensare di potermi anticipare su qualsiasi cosa." ridacchió l'uomo, chiaramente divertito. Jimin lo fissò inespressivo, poteva immaginarselo, ma non importava.

"Infatti voglio chiudere. Non puoi più minacciarmi su niente. Hoseok uscirà presto dall'ospedale e non dovrà più pagarsi le chemio. È finita"

"Non posso più minacciarti su niente? E pensi che, solo perché il tuo amichetto é riuscito a guarire, non possa succedergli qualcosa di brutto? Suvvia Jimin, sei abbastanza intelligente per arrivarci da solo. Non è finita." annunció l'uomo, alzandosi in piedi e andando verso di lui. Jimin sostenne il suo sguardo, nonostante la tentazione di iniziare a tremare.

"Cosa vuoi da me? Dimmi cosa vuoi da me. Cazzo, non voglio più avere niente a che fare con te! Capito? Non-" l'uomo lo interruppe, tappandogli la bocca con il palmo della mano. "Prima di dire qualcosa di sbagliato e causare qualcosa di ben peggiore ti consiglio di chiudere la bocca. Okay?" sussurró l'uomo minaccioso, facendo sudare freddo il minore, che annuì. Solo allora lo lasciò andare.

"Voglio il tuo corpo, solo questo. Nient'altro. Mi segui? Una volta ogni tanto, quando ti chiamerò, verrai da me e ti lascerai scopare come ogni volta. Niente più ricatti, niente soldi in mezzo, niente minaccie. Perdonami Jimin, ma dobbiamo entrambi guadagnarci qualcosa, e se ti lascio andare quale sarà il mio profitto? Non posso farmi sfuggire quest'occasione." gli sussurrò, ad un centimetro dalle sue labbra, fissandolo languido.

"Ah. Se non accetti ci saranno delle consequenze, sappilo. A te la scelta, in ogni caso." esordì poi il più vecchio, poggiando una mano sul fianco coperto di Jimin, che quasi vomitò al contatto.

Odiava con ogni cellula del suo corpo quell'uomo. Non provava pietà o rimorso, non gli importava degli altri e delle loro emozioni. Lo stava distruggendo, lo sapeva benissimo, eppure continuava a tenerlo prigioniero in quel gioco malato. Nonostante ciò, a Jimin andava bene essere trattato uno straccio, al patto che le persone che amava fossero al sicuro.

"E se Yoongi lo venisse a sapere?" chiese mormorando, chiaramente turbato. "Non lo verrà a sapere. Farai la brava puttana, come hai sempre fatto, e quella bocca la userai per tutto tranne che per accennare al tuo amichetto anche solo un dettaglio di questa storia. Né a lui, né a nessun altro. Okay, piccolo?"

Piccolo. Anche Yoongi lo chiamava così a volte, eppure era così diverso quando lo faceva lui, con la sua voce calda e roca, rassicurante, mentre facevano l'amore e lo abbracciava forte, sussurrandogli quanto fosse bello e speciale. Era tutt'altra cosa.

"Una volta ogni tanto?" chiese per conferma. L'uomo annuì. "Allora va bene. Va bene..." disse, ma non era sicuro che andasse veramente bene, e quando sentì il più grande iniziare a baciargli il collo capii che non andava affatto bene. Quando poi iniziò a spogliarlo spingendolo conto il bancone della cucina ne fu sicuro.

Ogni carezza che lasciava sulla sua pelle bruciava, gli faceva venire voglia strapparsi la carne, strofinarsi il corpo con una spugna abrasiva fino a cancellare quei tocchi maledetti per sempre.

Quando lo penetrò chiuse gli occhi, e pensò che fosse Yoongi. Provò ad immaginare che le mani che toccavano il suo corpo fossero le sue, ma non riuscì ad ingannare sé stesso in nessun modo. Non era la stessa cosa e non lo sarebbe mai stata, eppure gemeva dal piacere. Non poteva farci niente, non dipendeva da lui. Goduria fisica e sofferenza mentale erano un mix letale, strano. Doloroso.

Il maggiore gli disse qualcosa all'orecchio, quanto fosse bravo per lui, o qualcosa del genere probabilmente...ma il rumore della porta d'ingresso che si apriva di scatto, andando a sbattere contro l'attaccapanni e facendolo cadere, coprì qualsiasi voce e gemito.
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oooooops.............

scusate l'attesa comunque, mi hanno spezzato il cuoricino e ci ho messo un po' a riprendi mwah

breathin •yoonmin•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora