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Non erano mai stati in silenzio così a lungo. Quand'erano insieme il tempo volava, tra risate e coccole, conversazioni e battute. In quel momento, invece, in quel silenzio morto, risuonava solo il ticchettio delle lancette dell'orologio appeso alla parete.

Jimin, nonostante Hoseok fosse fuori pericolo, era ancora spaventato. Sapeva che quell'uomo non si sarebbe fermato di fronte a quell imprevisto, ma che avrebbe fatto di tutto per rovinargli la vita. Gliel'aveva detto quel giorno al cimitero, e non si sarebbe tirato indietro. Non provava rimorsi, compassione. Non gliene importava niente.

Voleva tornare nella sua penosa casa e tenere Yoongi fuori da quella situazione malata. Non voleva metterlo in pericolo, non voleva mettere in pericolo nessuno. Se quell'uomo doveva proprio sfogare la sua rabbia, poteva tranquillamente prendersela con lui. Si sarebbe fatto dare anche 10 pugni, piuttosto che vedere qualcuno che amava riceverne anche solo uno.

Ma quell'uomo non voleva fare del male a lui. Avrebbe potuto farlo, tante volte. Aveva avuto occasione, molteplici occasioni. Voleva ferite quelle poche persone che Jimin amava davvero, voleva che rimanesse davvero solo, senza nessuno. Ed era un pensiero a dir poco subdolo e meschino.

Mentre il biondo era assorto nei suoi pensieri, Yoongi era in cucina a preparare la cena per loro due. Dopo ore passate senza aprire bocca, nella speranza che il minore dicesse qualcosa, aveva semplicemente deciso di fare altro.

Sapeva benissimo che in tutta quella storia c'entrava l'ex capo del minore. Lo sapeva, e non ci voleva un genio per capirlo. Ciò che non capiva era com'erano arrivati a tanto. La situazione era precaria, certo, ma sicuro non tanto da arrivare a quel punto. Doveva essere per forza avvenuto qualcosa che avesse scatenato la guerra.

Quel dubbio era uno dei motivi che l'aveva portato a chiedere a Jimin di stare da lui. Aveva paura che potesse succedergli qualcosa, che quell'uomo potesse ferirlo irrimediabilmente. Non poteva permettere che accadesse. Era al sicuro, lì con lui.

Non voleva ammetterlo, ma gli faceva male vederlo girare per casa sua, lo faceva soffrire vederlo sul divano ad aspettarlo, e non poterlo baciare fino a rimanere senza fiato. Ma non poteva farci niente, se non annegare in quei ricordi così belli, che lasciavano un sapore dolceamaro sulle sue labbra rosee.

Completamente assorto nei suoi pensieri, per poco non bruciò il riso. Spense il fuoco e riempì due ciotole per lui e il minore. Non lo chiamò nemmeno in cucina, ma portò direttamente il cibo in salotto.

Lo sguardo del biondo era assorto nel vuoto, e parve risvegliarsi dalla sua trance solo quando Yoongi gli porse il piatto fumante. Disse un mormorato grazie, e prese a mangiare a piccoli bocconi.

Il corvino lo guardò senza dire una parola per qualche secondo, poi, rassegnato alla situazione, prese a mangiare anche lui.

Il minore, nonostante avesse iniziato prima, finì addirittura dopo di Yoongi. Fece per poggiare il piatto sul tavolino in vetro di fronte al divano, e sporgendosi in avanti la felpa che indossava gli salì lungo i fianchi, scoprendo qualche centimetro di pelle.

Nonostante fossero stati pochi millesimi di secondo, Yoongi notò un dettaglio che lo fece rabbrividire. "Jimin che cazzo hai fatto ai fianchi?" quasi urló. Il nominato si spaventò, in quanto non si aspettava minimamente che il silenzio venisse interrotto così bruscamente. "Nulla " rispose fin troppo velocemente.

"Un cazzo nulla. Sono botte?? Fammi vedere." disse Yoongi fermamente. Jimin non oppose resistenza, lasciando che il maggiore gli sollevasse delicatamente i lembi della felpa. Sospirò, quando sentì le dita dell'altro sfiorargli gli ematomi con cura. Bramava quei lievi e dolci contatti.

Ne hai... ne hai altri sul corpo?" chiese Yoongi, deglutendo. Gli ribolliva il sangue nelle vene a vedere il minore ridotto così. Avrebbe tanto voluto urlare, prendere a pugni un muro fino a spaccarsi le nocche dalla rabbia, ma si trattenne.

Jimin annuì. “Quasi su tutto il corpo. Però alcune botte sono colpa mia, e anche dei tagli sulle gambe-"

“Hai dei tagli sulle gambe?!" quasi urló il castano. Non voleva perdere le staffe, non voleva davvero farlo, ma il suo cervello si stava sovraccaricando di troppe informazioni negative tutto d'un colpo.

“Sì ma perché sono caduto sopra dei cocci di vetro! Non...non è successo altro." mormoró Jimin. Yoongi lo guardò negli occhi per un tempo che sembrò infinito, poi sospirò quasi sollevato. Sapeva che era la verità.

Il biondo rabbrividì quando il maggiore gli accarezzò i fianchi lividi, massaggiandogli piacevolmente la pelle dolente. Voleva baciarlo, voleva davvero afferrarlo per la felpa e fare collidere le loro labbra insieme, ma sapeva che non poteva. Ciò che era stato distrutto non poteva essere ricostruito. Di quello che erano stati, rimanevano solo macerie polverose.

“É stato lui, vero?" chiese il maggiore, sapendo già la risposta. Jimin annuì, sospirando sconfitto. “Sì,  ed è anche stato lui a fare del male a Hobi. Lo so per certo, perché il giorno in cui mi ha picchiato ha anche minacciato voi. É stata tutta colpa mia. Gli ho risposto a tono e lui ha reagito così, se Hoseok è in ospedale è colpa mia, e stando qui con te ho paura che possa farti qualcosa di male. È solo colpa m-".

“Non dirlo neanche per scherzo. Non è colpa tua. Tu non hai nessuna colpa, va bene?" disse Yoongi, afferrando il viso del biondo tra le mani, in modo da far incrociare i loro sguardi senza dare la possibilità all'altro di guardare altrove. Jimin non rispose, non convinto, ma non disse nulla.

“Jimin, devi denunciarlo. Per favore, prima che la situazione degeneri." lo pregò il castano, con le lacrime agli occhi. Quella situazione era ingestibile, e stava facendo soffrire troppe persone. Prima che accadesse qualcosa di ancora più spiacevole, dovevano agire.

“Ho paura hyung..." mormoró Jimin. Yoongi quasi fece per accarezzargli il viso, ma si trattenne. Non erano più così intimi, purtroppo. Invece, poggiò la sua mano sulla sua spalla. “Verrò con te. Ti aiuterò in tutto, ma promettimi che lo farai." gli chiese, con un lieve sorriso per alleggerire la tensione.

Jimin annuì semplicemente, consapevole che fosse la cosa giusta da fare, nonché l'unica opzione fattibile.

Il tempo passò, e il silenzio calò nuovamente tra i due. Quando ormai era notte fonda, e la melodia dei grilli risuonava fin dentro casa, decisero di andare a dormire.

Yoongi prestò a Jimin un pigiama, e lo accompagnò nella camera degli ospiti, nonostante il biondo conoscesse bene la casa. D'altronde, avevano passato insieme numerosissime notti. Sembravano essere tornati indietro nel tempo, quando si erano rincontrati da poco tempo, e dormivano in stanze separate.

“Buonanotte." disse il maggiore al biondo, scrutandolo nella penombra. Jimin ricambiò, perso negli occhi del più grande. Sembrava sul punto di baciarlo, ma poi Yoongi andò in camera sua, lasciandolo da solo.

Riuscì ad addormentarsi solo grazie al dolce profumo dei vestiti del maggiore.
Gli mancava terribilmente.
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com'è stato il rientro a scuola?
traumatico? :(

se avete bisogno ci sono!!!

vi amo e vi penso, mwah.
spero il capitolo vi piaccia <3

breathin •yoonmin•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora