Processo

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"Devo parlarti di Mark."- disse Gemma bloccando il respiro di Harry, che istintivamente guardò Louis, il quale corrucciò le sopracciglia di conseguenza.

Voleva dimenticare quel nome, cancellare quella squallida relazione, ma se Gemma l'aveva tirata fuori significava che era successo qualcosa.

"Scusate ragazzi, è una questione privata."- sorrise la ragazza, vedendo che il fratello non reagiva.
Era come paralizzato, gli arti non rispondevano ai comandi, e improvvisamente sentiva molto freddo.

"Certo. Ci vediamo dopo."- balbettò Louis allontanandosi a passi talmente lenti da far insospettire Stan, che però non fece domande.

Harry sbatté le palpebre più volte prima di rendersi conto che Gemma gli stringeva dolcemente le dita gelate.

"È spuntata fuori un'altra testimonianza Hazza. Aveva solo 14 anni."- sussurrò con gli occhi lucidi.

Il cuore del riccio smise di battere per parecchi secondi.

Non era stata colpa sua, non aveva rovinato una famiglia, e ancora peggio non era mai stato amato.

"14 anni?"- ripetè definitivamente scioccato.

Aveva sempre difeso Mark, sostenendo che non lo aveva costretto o altro.

In realtà lo aveva abbindolato bene, lo aveva chiuso in una stanza alla festa di un suo amico, e lo aveva baciato senza chiedere, senza pensare che aveva solo 17 anni.

Era stato convinto che fosse tutto normale, anche se non potevano farsi vedere, prendersi mano nella mano come una coppia, o fare sesso prima dei 18 anni compiuti di Harry.

Non c'era nulla di normale.

"È stato avviato un nuovo processo."- il tono di Gemma era basso e moderato, però dentro di lei stava urlando.

Urlava perché desiderava solo proteggere il suo fratellino, dato che in passato non ci era riuscita, poiché all'oscuro di tutto.

Ma Harry non l'ascoltava più, perché la sua mente viaggiava nei ricordi.

Ripercorse tutti i momenti di quella storia, che non poteva essere definita d'amore, e si accorse di aver sprecato così tanto tempo, così tante energie, per una persona viscida e cattiva.

Si sentiva usato, violato, buttato via come un giocattolo difettoso, e faceva male.

Faceva male da morire.

Gli sembrava di essere tornato alle notti di un anno fa, quelle in cui piangeva sotto le coperte per non preoccupare sua madre e Gemma.

Quelle in cui si guardava allo specchio e non riconosceva la persona riflessa.

Quelle in cui piano piano perdeva un pezzo di se, in cui si convinceva di essere una nullità, una persona orribile, un ragazzo disturbato.

In quelle notti aveva spesso pensato all'idea di sparire, di inghiottire qualche pasticca e farla finita.

Era depresso, inutile girarci intorno.

"Harry dovrai tornare ad Holmes Chapel tra poco."- aggiunse rigirando il coltello nel suo petto.

"No."- rispose categorico, non considerandola nemmeno un'opzione.

Non sarebbe mai tornato in quella città, lo aveva promesso a se stesso.

"Harry..."

Il riccio si alzò non volendo continuare quella conversazione.

La sua vista era annebbiata, le gambe non si erano ancora riprese, ma uscì comunque dalla caffetteria.

TO BUILD A HOME } Harry&LouisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora