Una figlia?

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Harry e Louis si erano dati appuntamento al loro ristorante preferito, il Seven, in modo da festeggiare il compleanno del riccio a dovere. Quest'ultimo però era pensieroso. La gola secca e le mani sudate infatti, indicavano che qualcosa non andava. Il nome "Jasmine" gli risuonava nelle orecchie, perché aveva paura che si potesse rivelare una nuova Eleanor, ovvero qualcuno di tanto importante di cui Louis non gli aveva parlato nonostante avessero avuto l'occasione per farlo.
Amava Louis, voleva fidarsi davvero di lui, ma le sue insicurezze prendevano sempre il sopravvento.

"Finalmente"- sorrise il più grande non appena vide Harry scendere dall'autobus. "Mi hai regalato una macchina, ma tu non ne hai una."- gli fece notare sfiorandogli la spalla.

Era rigido, teso.

"Stai bene?"

"Benissimo."- scosse la testa, dimenticandosi il motivo del suo nervosismo. Non poteva rovinare la cena per qualche dettaglio tralasciato. Ne avrebbero sicuramente parlato dopo. "Hai sistemato l'appartamento?"- cambiò discorso, intrecciando le loro dita.

"Sono bravo in queste cose."- pavoneggiò lasciando un dolce bacio sulla guancia arrossata di Harry.

Quanto amava quei suoi momenti di infinita dolcezza. Lo facevano sentire il ragazzo più bello, quello più meritevole, quello più fortunato.

"Solo in queste?"- ammiccò mentre entravano dalle porte girevoli di quel lussuoso ristorante.

Era molto caro, e in teoria non potevano permetterselo, ma per le occasioni speciali facevano un'eccezione.

"Oh stasera vedrai in quante cose sono bravo."- sussurrò facendolo passare.

Il riccio scoppiò a ridere e tutte le sue paure svanirono in un secondo. Quando era con Louis tutto il resto del mondo svaniva, e lo aveva notato la prima volta che avevano parlato nella caffetteria. Ricordò che era intimorito da quelle iridi azzurre, e adesso non poteva credere di averle difronte che lo fissavano con lussuria e desiderio. Prima separati da un bancone durante il lavoro, e ora separati da un tavolo durante un appuntamento. Quante cose erano cambiate.

"Sai mi sono iscritto al concorso di fotografia."- esordì sistemando le posate sul tavolo. Gli avevano riservato un posto accanto alla vetrata, ed era bellissimo. Le luci della città creavano uno scenario magico, e Harry si sentiva a casa nonostante fossero fuori.

Louis era la sua casa, un posto sicuro che aveva cercato con molta fatica e finalmente trovato.

"Quello che fanno ad aprile?"- chiese storcendo leggermente il naso.

"Si, non è fantastico? È una grande opportunità."

E lo era, il più grande sapeva che lo era. Ma sapeva anche che il tour dell'anno scorso era durato 8 mesi, e ciò significava che non avrebbe visto Harry per così tanto tempo. Ovviamente non poteva pregarlo di rinunciare, perché fin dal primo momento in cui si erano conosciuti, Louis lo aveva sempre spronato e supportato. E per Harry la fotografia era tutto, così come la musica.

Cazzo, non poteva dirgli di rinunciare.

"Si Harold, è la tua grande occasione."- sorrise provando a convincersi lui stesso.

Il pensiero di averlo dall'altra parte del mondo non era molto incoraggiante, ma non gli avrebbe impedito di realizzare il suo sogno.

"Posso farti delle foto?"- sorrise mettendo il broncio, tecnica che funzionava sempre quando Louis non voleva fare qualcosa.

"Delle foto?"

"A gennaio mi sono iscritto alle selezioni e ci hanno dato un mese per fotografare qualcosa che avesse un significato speciale. Può essere un luogo, un oggetto o una persona, e sta a noi fotografarlo in modo da renderlo tale. Considerando che niente mi sembrava tanto speciale, mi rimane l'opzione più ovvia."- spiegò mentre il cameriere servì gli antipasti.

TO BUILD A HOME } Harry&LouisDove le storie prendono vita. Scoprilo ora