Capitolo 3

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Era già passata una settimana da quando il professore di sociologia generale aveva assegnato ai suoi studenti l'ingrato compito di esaminarsi a fondo, per capire quale sarebbe stato il ruolo di ciascuno di loro all'interno di un gruppo.
Sana aveva trascorso i giorni successivi a quel primo incontro di studio con Hayama a pensare a come mettere su una strategia affinché Fuka riuscisse a rivederlo. Quei giorni erano stati silenziosi per il suo cellulare perché, nonostante sperasse che il ragazzo si facesse sentire in qualche modo, non accadde nulla. Allora aveva deciso di raggiungere Sana in facoltà, ignara del fatto che proprio quel giorno il suo oggetto di interesse non era stato avvistato da nessuna parte.
«Che sfortuna, proprio oggi che sono capitata da queste parti.» piagnucolò lei, camminando accanto a Sana che si stava dirigendo verso la segreteria studenti. Erano giorni che il suo account le dava problemi e, nonostante la burocrazia fosse davvero impeccabile, continuava ad avere problemi a gestire il sito dell'Università.
«Sì, infatti. Che sfortuna.» commentò lei, distrattamente e con un tono leggermente sarcastico. Conosceva Fuka come le sue tasche e sapeva perfettamente che, in un'altra occasione, non si sarebbe mai schiodata dalla sua facoltà, fatta eccezione per una ipotetica richiesta d'aiuto da parte della sua migliore amica. Ma quello non era di certo il caso.
Sana non aveva nessun tipo di problema, a parte quello con il suo account, per cui la presenza di Fuka lì al suo campus, era dovuta esclusivamente alla sua voglia di rivedere Hayama e capire il motivo della sua sparizione, dopo la festa.
«Scusami, ma in caso dovessimo incontrarlo, che cosa pensi di dirgli?» fece Sana. L'altra sembrò pensarci su, rivolgendo per un istante lo sguardo al cielo, e poi si voltò verso Sana con un sorriso.
«Beh, gli chiederò come sta e che cosa ha combinato ultimamente. Poi gli dirò che sono la tua migliore amica e che, per pura coincidenza, mi trovo qui al vostro campus.»
«Pura coincidenza?» Sana continuò a prenderla in giro.
«E dai, quanto la fai lunga. Piuttosto dimmi com'è a lezione?»
«Mah, abbastanza apatico.»
«Be', state facendo un compito insieme e non hai scoperto nulla sul suo conto?»
«In realtà ci siamo visti una sola volta, poi è sparito. Gli ho fatto un paio di domande, e ho scoperto che gli piacciono le donne.»
«Ma Sana... quello mi sembrava abbastanza scontato.» disse Fuka, leggermente delusa.
«E che ne sai, magari non ti ha chiamata per quello.» aggiunse ridendo e alzando le spalle, come se l'ipotesi che Hayama fosse gay la divertisse parecchio.
«No, ti assicuro che non lo è. Però mi piacerebbe molto rivederlo.»
«Scusa, ma cos'è che ti piace tanto di lui? A me sembra così apatico!»
«É un tipo interessante. É diverso dagli altri... Non lo so, e poi a te perché piace Gomi?» le chiese, leggermente in imbarazzo.
«Ma perché Shin è dolce e premuroso, e mi tratta come una principessa.» disse lei, con un'aria sognante. Aveva sempre sostenuto che una come lei avesse bisogno di uno come Gomi e che mai, nella vita, avrebbe potuto desiderare qualcosa di meglio o che la rendesse più felice.
«Ma sai, mi e appena venuta un'idea. Potrei scrivergli io ed invitarlo ad uscire con noi. Così magari non si sentirà in imbarazzo.» propose Fuka, investita da una nuova felicità.
«Qualcosa mi dice che non è l'imbarazzo il suo problema.» commentò Sana, pensando all'aria spavalda che Hayama le aveva sempre mostrato.
«Dimmi che tu e Shin ci sarete... lo dirò ad Aya e Hisae. Saremo un bel gruppo e ci divertiremo, vedrai.»
Sana invece si sentì leggermente in ansia perché ripensò immediatamente alla sera della festa e a come Hayama aveva trattato Gomi davanti a tutta quella gente. Pensò che il suo ragazzo non avrebbe fatto certo i salti di gioia all'idea di passare una serata con lui.
«Allora gli scrivo.» disse Fuka, allontanandosi da Sana, appena giunte all'ingresso dell'edificio dove si trovava la segreteria studenti.
«E adesso dove vai?» domandò Sana sorpresa.
«Scusami, ma ho tante cose da fare. Ti chiamo dopo per aggiornati sulla sua risposta.»
E dicendo così, agitò una mano mentre continuava ad allontanarsi da lei.
Sana fece un profondo sospiro, domandandosi se fosse o meno il caso di informare la sua amica di quella rissa.
Dopo una buona mezz'ora passata negli uffici della segreteria studenti, Sana riuscì a risolvere i suoi problemi con l'account e iniziò a correre, per raggiungere l'aula di sociologia generale. Si sentiva come se quel corso fosse diventato la cosa più pesante della sua vita per cui fece un profondo respiro prima di entrare in classe. Riusciva a sentire la voce del suo professore che aveva iniziato già la lezione e si sentì profondamente in imbarazzo. Quando entrò, infatti, attirò su di sé tutti gli sguardi presenti, compreso quello di Hayama, che come al solito aveva i ciuffi biondi raccolti tra gli occhiali da sole poggiati sulla testa.
«Buongiorno Kurata, ha fatto tardi oggi.» disse il professore con un tono a metà tra l'ironico e l'irritato.
Lei alzò timidamente una mano in segno di saluto e si defilò verso l'unico posto disponibile, questa volta in prima fila. Aveva fatto addirittura più tardi di Hayama, e la cosa la irritò parecchio perché era convinta di aver appena fornito un ulteriore elemento al ragazzo per prenderla in giro
Tuttavia, quando la lezione giunse al termine, fu proprio lui a catturare la sua attenzione, lanciandole una pallina di carta che la colpì dritta in testa.
«Ciao anche a te, Hayama.» esordì lei, massaggiandosi la testa nel punto in cui Hayama l'aveva colpita.
Lui alzò le spalle.
«Ti aspetto in biblioteca.» aggiunse solamente, dirigendosi verso l'uscita dell'aula.
«Ti andrebbe di studiare? Per caso sei impegnata? Oh no, mi dispiace Hayama, ma proprio oggi ho un impegno. Sarà per la prossima volta.» iniziò a prenderlo in giro, abbandonando la sua sedia, non prima di aver raccolto le sue cose nella borsa, appoggiandosela sulla spalla.
«Vuoi passarlo questo esame, sì o no?» fece lui accigliato.
Lei saltellò verso l'uscita raggiungendolo in pochi istanti, poi gli diede una leggera pacca sulla spalla.
«Ma tu sei sempre così antipatico?»
«Sono direttamente proporzionale al tuo essere impertinente.»
Allora Sana si fermò di scatto, alzando lo sguardo al cielo. Cercò di fare un rapido calcolo per raggiungere la cifra astratta pronunciata da Hayama, ma nonostante si fosse sforzata maledettamente, proprio non riusciva a capire quella proporzione.
«Kurata! Ti muovi o no?»
Lei scattò in avanti: «Sì eccomi, arrivo!»

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