17.

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Quando la gente pensa alla California, probabilmente pensano alle calde giornate passate in spiaggia, alla sabbia tra i capelli, ai tramonti che si nascondono dietro le colline aride, all'aria secca e all'estate perenne. Alle notti passate in piedi a fare festa, a festival stravaganti, a barbecue al chiaro di luna. Se solo sapessero che non è per niente così. Anche in California arriva l'inverno. Anche in California arriva il freddo, il vento che alza la sabbia e fa cadere le foglie dagli alberi.

Harry cammina piano mentre l'oscurità riempie tutto intorno a lui. Le prime luci si accendono nelle case e per le strade.

Si guarda intorno, osservando ogni edificio che si staglia sulla città, ogni sconosciuto che gli passa accanto. Ognuno di loro ha una storia da raccontare, proprio come lui.

Alcuni gli lanciano occhiate stranite, probabilmente riconoscendolo e chiedendosi cosa sta facendo lì tutto solo, ma a lui non importa.

Ha bisogno di questo momento.

Camminando, passa davanti ad una boutique sulle cui vetrine sono appese alcune sue fotografie risalenti a qualche mese prima, quando aveva posato per la nuova collezione di Burberry.

Il suo sguardo si posa su di esse solo per qualche secondo: fa ancora strano vedere sé stesso in quel modo.

Un'altra manciata di minuti passa quasi impercettibilmente, ma adesso le strade sono più vuote e l'atmosfera si è fatta più inquietante.

Questo non lo aiuta a sentirsi meglio: è solo. Un'altra volta.

E anche se sa che stavolta è in parte anche colpa sua, non può trattenersi dal chiedersi cosa starà pensando Louis in questo momento.

Harry si è reso conto di essersi comportato come un bambino viziato, ma a volte non riesce a controllarsi: il più grande sa essere una persona difficile da sopportare.

Il suo telefono comincia a vibrare improvvisamente nella tasca della sua giacca, e il riccio spera sia proprio Louis a chiamarlo per assicurarsi che stia bene.

Quando però riesce finalmente a tirare fuori il telefono con mani tremanti a causa di freddo e nervosismo, rimane deluso.

A chiamarlo non è Louis, ma sua mamma. Non è una cosa che fa spesso. Si chiede se sia successo qualcosa.

Accetta la chiamata senza pensarci due volte, portandosi il telefono all'orecchio velocemente.

"Pronto?", il riccio fa del suo meglio per mantenere un tono calmo e nascondere il suo vero stato d'animo.

"Harry, il mio bambino! Come stai tesoro?", la voce di Anne riecheggia attraverso il telefono, ed Harry si sente come se la potesse quasi toccare, morbida ed accogliente.

"Bene. Sto benissimo, mamma", il riccio parla lentamente, mentendo a metà. Non gli piace nascondere le cose a sua mamma, ma allo stesso tempo non vuole farla preoccupare.

Potrebbe stare peggio, in effetti. Così, si limita a fare spallucce e a mordersi un'unghia distrattamente. La sua voce è bassa e graffiante, probabilmente a causa del freddo e del vento degli ultimi giorni.

"A cosa stai lavorando ultimamente? Ormai non mi dici più niente! Stai mangiando abbastanza?", il tono di Anne è preoccupato, ed Harry può immaginarsela mentre fa una smorfia con gli occhioni da cagnolino abbandonato.

"Niente di nuovo, è solo lavoro. E sì, sto mangiando abbastanza", il riccio la liquida velocemente, non dell'umore per avere questo tipo di conversazione anche se sa che a sua mamma piace parlare di quello che succede nella sua vita.

Per fortuna non deve preoccuparsi del fatto che la chiamata potrebbe costare ad Anne una fortuna, dato che i suoi genitori vivono ancora a New York, una città che ad Harry non manca particolarmente.

L.A. in Love [Stylinson]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora