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"Lo voglio"

<<Ten little Indian boys went out to dine;

One choked his little self and then there were nine...>>

Mabel alzò la testa di scatto,dato che prima era appoggiata al finestrino della Jeep guardando con aria annoiata il paesaggio che man mano si faceva sempre più innevato mentre salivano in altezza. 
Appena la canzone era iniziata (ed era una canzoncina piuttosto inusuale da sentire per radio), l'autista aveva alzato leggermente il volume, e la ragazza bionda si era dovuta trattenere dal non cominciare a canticchiare a sua volta quella canzone così tanto familiare. 
Non si era accorta di essere letteralmente scattata e di star fissando la radio con gli occhi sgranati, guadagnandosi uno sguardo interrogativo da Saffo e Walter che erano seduti rispettivamente al sedile davanti e accanto a lei. 
<<Va tutto bene,signorina? Le curve le danno fastidio?>> chiese l'autista con tono tranquillo,dalla voce doveva avere una sessantina d'anni. 
Mabel buttò l'occhio su quello che ,da dietro e data la sua altezza, poco riusciva a vedere della radio dell'autovettura. 
<<É un disco?>> chiese soltanto,leggendo sullo sfondo azzurro brillante nel buio la scritta "traccia unica".
Passò qualche secondo, poi l'autista le rispose. 
<<Mh? Oh si, devo averlo selezionato per sbaglio. É uno dei dischi della signorina Yourcenar,che ci ha consegnato per il viaggio della luna di miele. Conosce questa canzone?>>>
Mabel tornò a guardare fuori dal finestrino,stavolta con aria più irritata che annoiata. 
<<Certo che la conosco. Tutti conosco la canzoncina di Dieci Piccoli Indiani>> 
Walter si grattò la testa con aria interrogativa,ma non fece alcuna domanda, probabimente per paura di essere divorato dalla sua alunna migliore. 
Saffo invece sorrise divertita. 
<<Io la conosco! Continua così....>>
E si mise a canticchiare. 
La bionda dovette resistere alla tentazione di mettersi le mani sulle orecchie, non aveva per nulla voglia di sentire quella canzone. 
Eppure si ritrovò senza neanche volerlo a mimare con le labbra quelle parole per lei maledette:

"Ten little Indian boys went out to dine;
One choked his little self and then there were nine.
Nine little Indian boys sat up very late;
One overslept himself and then there were eight.
Eight little Indian boys travelling in ;
One said he'd stay there and then there were seven.
Seven little Indian boys chopping up sticks;
One chopped himself in halves and then there were six.
Six little Indian boys playing with a ;
A stung one of them and then there were five.
Five little Indian boys going in for law;
One got in and then there were four.
Four little Indian boys going out to sea;
A swallowed one and then there were three.
Three little Indian boys walking in the zoo;
A big bear hugged one and then there were two.
Two little Indian boys sitting in the sun;
One got all frizzled up and then there was one.
One little Indian boy left all alone;
He went and hanged himself and then there were none."

[...]

Un matrimonio.
Si,un matrimonio.
Chuuya poteva dire di averne decisamente le scatole piene pur non avendo mai letteralmente assistito ad uno solo dei matrimoni che aveva visto organizzarsi nel corso del tempo: nemmeno il suo. 
Gli sembrò come di risvegliarsi da una sorta di torpore quando l'organo della chiesa prese a suonare ad un volume altissimo fracassando i suoi già fragili (a causa di Dazai) timpani. 
Si guardò intorno: la chiesa era piccola e rustica, la grande porta era aperta per fare entrare la luce del sole che picchiava alto e forte proprio al centro del cielo limpido. 
Ma il matrimonio non era alle 18:00?
Che ci faceva lì il sole?
In qualche modo non riuscì a formulare la domanda a Dazai,che stava in piedi al secondo banco della chiesa proprio accanto a lui e teneva lo sguardo fisso sullo sposo che attendeva la sua donna davanti all'altare. 
Lo sposo?
Quella domanda scivolò via dalla sua mente con il rumore delle onde del mare che sentiva provenire da fuori; senza sapere perchè, improvvisamente tutto gli sembrò estremamente naturale, e sentì una botta di positività pervaderlo in ogni parte del corpo. 
Che motivo aveva di essere triste? Era un giorno speciale, era un giorno felice. 
Eppure continuava a non avere idea del perchè. 

Dal fondo della chiesa spuntò una figura a dir poco angelica. 
Vestita con un vestito piuttosto semplice, come quei vestiti color bianco panna delle spose di tanto tempo prima, che si abbinava benissimo al biondo spento dei suoi capelli ma che permetteva all'azzurro opaco dei suoi occhi di risaltare come fossero il cielo invernale. 
Invece lui era l'estate, i capelli dorati come il sole che splendeva fuori, gli occhi azzurri nei quali ci si poteva tuffare come fossero il mare di un posto bellissimo, che in quel momento erano così concentrati su di lei che sembravano addirittura brillare. 
<<Mi aspettavo di vederlo col camice anche il giorno del suo matrimonio>> gli sussurrò Dazai,ridacchiando. Il rosso trattenne una risata a sua volta. 
Adesso ricordava tutto. 
Il caldo doveva averlo un po' rintontito,dopotutto era piena estate. 
Non c'era nulla di strano in quella situazione,tutte le domande che si era fatto erano proprio stupide. 
Quando entrambi gli sposi furono davanti all'altare, ebbe inizio la cerimonia. 
Chuuya, nonostante tutto il rispetto che avesse per la religione cristiana, non ascoltò una parola; solo alla fine della cerimonia si permise di ascoltare e dare un'occhiata ai due. 

<<Vuoi tu, James Augustine Aloysius Joyce>> disse il prete, probabilmente a nessuno fra i presenti non era scappata una risata soffocata, anche lo sposo ridacchiò sottovoce <<prendere come tua sposa la qui presente Beatrice Portinari, per amarla e onorarla in salute e in malattia finchè morte non vi separi?>>
<<Lo voglio>> suonava così strano sentire il quattrocchi irlandese parlare con quel tono da persona normale,da umano, forse addirittura commosso. 
<<E vuoi tu, Beatrice Portinari, prendere come tuo sposo... James Joyce, per amarlo e onorarlo in salute e in malattia, finchè morte non vi separi?>>
<<Lo voglio>>
Onestamente parlando, Chuuya si aspettava di sentirla rispondere qualcosa come "DUH" oppure "Hell yea", a questo pensiero dovette trattenere le risate di nuovo. 
James e Bea si tenevano le mani sorridendosi; il prete, che non era altro che Hermann Hesse (ricordava gli avesse spiegato che ai soldati veniva concessa l'opportunità di una formazione per celebrare matrimoni), alzò le mani verso i presenti in chiesa: ossia alle prime due file di banchi, dato che tutto il resto della chiesa era vuoto. 
<<Abbiamo superato tante difficoltà>> disse, con un sorriso commosso <<abbiamo affrontato persone che volevano dividerci, e le abbiamo superate. Abbiamo perso cose preziose lungo il nostro cammino, che Saffo possa riposare in pace>> abbassarono tutti la testa per un secondo <<ma spero che voi possiate essere il simbolo della speranza che ci sprona a continuare nei nostri giorni. Siate portatori di pace e non di guerra, James e Bea e il bambino che porti in grembo. Perchè con i poteri conferitimi dalla diciottesima divisione dei fucilieri di Berlino, io vi dichiaro finalmente marito e moglie! Puoi baciare la sposa,chiunque delle due essa sia!>> 

Dai banchi della chiesa si sentirono fischi e risate mentre battevano le mani ridendo, James e Bea si scambiarono uno dei baci più pieni d'amore che Chuuya avesse mai visto. 
Dovette trattenersi dal lasciare che le lacrime scendessero dai suoi occhi lucidi. 
Uscirono tutti insieme da quella chiesetta che affacciava sulla scogliera della città di Howth, in Irlanda, e si scattarono una foto. Victor prendeva in giro Hermann facendo battute sui preti e sui bambini, Mabel parlava vivacemente con suo fratello e la sposa, adesso si notava molto di più la pancia gonfia; Dazai prese la mano a Chuuya sorridendogli, era davvero bellissimo vestito in maniera elegante. Avrebbe tanto voluto sposarlo. 
Ma per qualche motivo, qualcosa non andava bene.
Nonostante quel momento felice,qualcosa era fuori posto. 
In un certo senso,non gli sembrava reale.
Voleva piangere. 
Voleva gridare. 
Perchè si sentiva così tirste?
Gli venivano in mente un migliaio di ragioni,ma nessuna coincideva con la realtà. 
Ancora con una mano stretta fra quelle di Dazai, la sua vista si appannò fino a farsi nera e non udì più alcun rumore. Solo la sensazione delle braccia di Dazai che lo sostenevano,ma neanche una parole; anche il suono delle onde era completamente scomparso. Il buio più totale. 

‧͙⁺˚*・༓☾ Gli Immortali III (Utopia)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora