8. alarm clock and flu

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Jimin's pov

Mi svegliai a causa di un rumore martellante. Spostai la mano sulla mia sveglia, ancora con gli occhi chiusi, tentando di spegnerla, ma questa non ne voleva sapere, o meglio, non era la mia sveglia a suonare. Uscii come una furia dalla mia stanza diretto verso quella del mio coinquilino. Come diavolo si permetteva di svegliarmi nel mio unico giorno di riposo? Lo avrei strozzato senz'altro.

Spalancai la sua porta con forza, e quello che vidi avrebbe facilmente potuto calmare la mia rabbia. Il mio coinquilino era rannicchiato sotto un'enorme piumone che lo faceva sembrare più piccolo del normale, era raro vederlo così indifeso, senza quella sua solita aurea di scontrosità. Aveva i capelli scuri scompigliati che gli coprivano parte della fronte e gli occhi, mi avvicinai osservando i suoi lineamenti rilassati dal sonno. Sembrava molto più dolci così, con le labbra socchiuse e le guance schiacciate. Mi ridestai quando lo vidi spalancare gli occhi, assonnato. Feci per scappare, essendo stato colto sul fatto a fissarlo, ma una mano mi tirò indietro, facendomi atterrare di schiena sulla superficie morbida del letto. Mi sovrastò, salendo a cavalcioni su di me, stringendomi i polsi ai lati della testa. Si piegò in avanti, avvicinandosi al mio viso.

<<Che ci fai in camera mia? Pensavo di essere stato chiaro sulle regole>>, disse con una voce rauca mattutina che mi provocò dei brividi lungo la schiena.

<<E-ero venuto solo a spegnere quella dannata sveglia, è colpa tua, mi hai svegliato nel mio unico giorno libero>>, dissi infastidito, essendomi ricordato il motivo per cui ero lì.

<<Ah sì? E questo ti dà il diritto di entrare in camera mia?>>, si fece più vicino, fissandomi coi suoi occhi scuri. Deglutii, incapace di spiccicare parola data la scarsa distanza tra il suo viso e il mio.

<<Che c'è? Non parli più?>>, ghignò divertito, alternando lo sguardo tra i miei occhi e le labbra.

La mia mente era annebbiata, non riuscivo a muovere un muscolo e rimasi a fissarlo negli occhi aspettando la sua prossima mossa.

Si staccò improvvisamente, scendendo da sopra il mio corpo, per poi sedersi di nuovo sul materasso, si passò una mano fra i capelli e poi mi guardò. Si alzò per poi uscire dalla camera, lasciandomi solo con la mia confusione.

Che cavolo gli prende? Dannazione, perché ho i brividi?

Uscii dalla sua camera e mi diressi verso la mia, per poi ributtarmi a letto, pronto a tornare a dormire. Mi riaddormentai in poco tempo, ero talmente stanco che caddi tra le braccia di Morfeo nel momento stesso in cui la mia testa toccò il cuscino.

Una voce mi svegliò, richiamandomi dalla cucina.

<<Ehi tappetto, sono quasi le due di pomeriggio, hai intenzione di uscire da quella camera entro il prossimo anno?>>, sentii il moro urlare dall'altra stanza.

Mi rigirai nel letto, ignorandolo, non avevo alcuna intenzione di muovermi dal mio caldo lettuccio, avevo ancora molto sonno e non ero davvero in vena di cucinare per me e quell'ingrato del mio coinquilino. Mi tirai il piumone fin sopra la testa, sentivo freddo in tutto il corpo ma non era poi così strano, in effetti era iniziato a far freddo e non avevamo ancora acceso i riscaldamenti in casa. Sentii il suono della mia porta che si apriva e non avevo bisogno di uscire la testa da sotto le coperte per sapere chi era.

<<Che vuoi?>>, dissi flebilmente, ero troppo stanco per litigare.

<<Non hai intenzione di uscire dal letto? Io ho fame>>, mi disse sedendosi sul mio letto.

Stronzo, mi cerchi solo quando vuoi qualcosa.

<<Se hai fame cucinati da solo, sono il tuo coinquilino non il tuo servo>>, spostai le coperte dal mio viso, alzandomi solo con la schiena, guardandolo male.

<<Sei pallido, stai male?>>, chiese per poi avvicinarsi, tenendosi con un braccio sul materasso.

Imbarazzato, mi allontanai con uno scatto, il quale mi fece girare la testa.

<<Ehi, aspetta, sdraiati. Se stavi male potevi anche dirmelo eh>>, mi fece stendere, con sguardo preoccupato.

<<Sono solo stanco>>, replicai fiacco.

Avvicinò il viso al mio, per poi posare le labbra sulla mia fronte. Percepii il calore salire sulle mie guance fino a colorare il mio intero viso.

<<Che stai facendo?>>, dissi con voce stridula.

<<Altro che stanco, hai la febbre>>

Ecco il motivo per cui ero così stanco e sentivo la testa pesante, feci per rialzarmi la coperta ma venni  bloccato da una sua mano.

<<Non lo sai che non bisogna coprirsi troppo con la febbre? Devi far abbassare la temperatura, se ti copri così tanto non scenderà mai>>, disse tirando giù la coperta, esponendomi alla fredda aria della stanza.

<<Ma sto congelando!>>, ribadii infreddolito.

Si spostò verso il mio armadio, aprendolo. Pescò una felpa a caso tirandomela.

<<Tieni, così non prenderai freddo>>

Poi uscì dalla mia camera, lasciandomi solo.

<<Adesso dovrei assere io quello arrabbiato, sei entrato nella mia stanza>>, dissi tra me e me, fissando la porta da cui era uscito.

Mi ristesi, chiudendo gli occhi.

[...]

Il rumore del portone di casa mi svegliò, mi passai una mano sugli occhi assonnati, sentivo dolore ovunque e i miei muscoli non sembravano disposti a muoversi, per cui rimasi steso. Dopo un po' mi girai verso il comodino, controllando l'orario, erano le due e un quarto del pomeriggio.

Che fame, ma non ho la forza né di alzarmi né di cucinare.

La porta della mia stanza si spalancò una seconda volta nel giro di un'ora, da cui vidi entrare il mio coinquilino che, come se mi avesse letto nei pensieri, stava portando tra le mani una ciotola da cui si alzava del fumo.

Posò il piatto sul mio comodino insieme alle posate, notai il contenuto marroncino e lo guardai esterrefatto, senza parole.

Aveva davvero cucinato un brodo per me?

<<E' la prima volta che cucino quindi spero sia mangiabile, ti ho preso delle medicine per la febbre, prendile dopo aver mangiato>>, disse per poi dirigersi verso la porta e uscire.

Presi il brodo dal comodino, iniziando a mangiare. Non era il migliore della mia vita ma ero davvero stupito che l'altro si fosse messo ai fornelli per me. Non me lo aspettavo di certo, così come rimasi meravigliato dal vedere il pacchetto di pillole per l'influenza posato sul mobile accanto al letto.

Che gli sta succedendo?

ʜʏᴜɴɢɪᴇ; ᴊɪᴋᴏᴏᴋDove le storie prendono vita. Scoprilo ora