"Lo prometto"

435 19 3
                                    

Sibilla vide distintamente la mano alzarsi e caricare, ma non si mosse; strinse gli occhi, pronta al colpo, ma mai e poi mai pronta al peggio.

Quella volta suo padre non le tirò un semplice schiaffo in faccia, no... quella volta volle proprio strafare, come comunque già era capitato in passato. Il manrovescio le arrivò con estrema violenza sullo zigomo, spostandola addirittura da dove stava in piedi e il volto a seguire la traiettoria della mano di Andrea, in un movimento scattante del collo.

Tremò non appena le nocche impattarono col suo volto il dolore fu così intenso che sentì la carne pulsare e la pelle pizzicare in superficie; i denti, col colpo, avevano ferito l'interno della guancia. Sperò con tutta se stessa che – dato il dolore – l'osso zigomatico avesse fatto male olle ossa della mano di suo padre, che anche lui stesse tacitamente trattenendo ogni fitta e scossa.

Resistette al dolore più pungente pur di non portarsi le mani davanti al volto, alla bocca, a tentare di mitigare le fitte e il pizzicore con quel semplice gesto istintivo.

Sibilla vide sua madre scattare nella sua direzione, ma Andrea le berciò contro:

"Ferma lì, cazzo! Stai ferma lì!" si rivolse nuovamente a Sibilla, avvicinandosi pericolosamente al volto, standole a meno di un palmo dal viso "Che stracazzo hai fatto?"

"Un provino" rispose fermamente, alzando fieramente il mento, e quella volta il manrovescio le arrivò sull'altro zigomo, spostandola nuovamente. Tremò una seconda volta e fece appello a tutta la forza di cui potesse disporre per resistere e affrontare il dolore con un'orgogliosa dignità non oggettivamente necessaria, ma indispensabile per lei.

Dal fondo dello stretto e scuro corridoio, Sibilla vide arrivare sua sorella Arianna, con gli occhi sbarrati e un'aria del tutto risoluta, sebbene esausta.

"Lo so che hai fatto un provino, non prendermi per il culo" ringhiò e sibilò, alzando un dito e mettendoglielo davanti al volto "Devi dire che cazzo ti sei prestata a fare"

"Ancora nulla, finché non firmerete le carte"

"Che cazzo hai intenzione di fare, eh? Lo so come sono i film di quel pervertito"

"L'unico pervertito che conosco e che si è comportato come tale ce l'ho davanti agli occhi" rispose piccata, senza tenersi nemmeno una parola indietro. Non fece in tempo a reagire prontamente, non fece in tempo a fare niente di niente: la manata di suo padre le arrivò in pieno volto, proprio sopra il naso.

Federica scattò, infischiandosene del precedente ordine perentorio e cercò d'interporsi tra lei e Andrea, venendo spintonata via e cadendo a terra rumorosamente: Sibilla non ci vide più.

"Che cazzo fai!?" ringhiò, approfittando dell'attimo di distrazione di suo padre e partendo in quarta: quasi abbassò la testa, caricando e spintonandolo suo padre contro il mobilio alle sue spalle.

Incespicò all'indietro, ma caricò nuovamente, con gli occhi furenti e del tutto forsennati, riuscendo a colpirla nuovamente sul naso prima che venisse bloccato da Arianna. Federica rimase a terra, ma si allungò afferrando le caviglie di Andrea, prima che potesse malmenare anche lei.

"Basta!" urlò Arianna, riuscendo abilmente a placcarlo contro il muro, Andrea però mosse le gambe, trascinandosi appresso Federica in una posa del tutto innaturale, togliendosela di dosso con delle pestate precise.

"Mamma!" Sibilla si precipitò su di lei, a coprirle il volto "Mamma..."

"Spostati, Sibilla" le disse con una tale calma e risolutezza che lei non riuscì a comprendere, mentre ancora afferrava le caviglie di Andrea: sembrava così certa e sicura di ciò che stava facendo che a Sibilla, al contrario, le si annebbiò ancora di più la mente.

Di cattedre, mandati e set cinematograficiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora