II. Una visita inattesa

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Seconda parte

"Forse si è fatto un po' troppo buio" osservò Sibilla, continuando a tenere gli occhi fissi davanti a sé.

"Forse..." mormorò Giuseppe, con un tono del tutto trasognante e perso in chissà quale pensiero "Forse sì... però guarda che spettacolo".

Anche lui non distoglieva lo sguardo dal punto di fuga di quel paesaggio mozzafiato, a tratti melanconico con qualche intervallo di leggiadria. Le luci di Bologna riflettevano pacatamente verso il cielo, permettendo comunque alle stelle di avere la meglio nello sfarfallio luminoso che stroncava la sera scura come l'inchiostro.

Sibilla lo conosceva bene quello scenario tanto caro, quindi favorì al suo cuore un'altra vista sentimentalmente sconquassante: si voltò e guardò il profilo singolare di Giuseppe, adorando la peculiarità della forma del naso, veramente unica nel suo genere. Era così bello illuminato dal candore delle stelle, la sua pelle sembrava imbeversi del miracolo e della bellezza struggente dell'amore. Tanta fu la voglia e la necessità di allungare una mano nella sua direzione per accarezzarlo timidamente sulla guancia ruvida di barba.

Lei alzò lo sguardo e dopo un lungo tempo ad arrovellarsi le cervella finalmente poté gioire della sua "scoperta".

"Eccola! Finalmente l'ho vista!"

"L'hai trovata?"

"Sì, guarda..." Sibilla puntò il dito verso la stella polare che fino a quel momento – assurdamente – non erano riusciti ad individuare.

"Aspetta, continuo a non vederla"

"Proprio sopra di te" gli spiegò, e lui inclinò ancora di più la testa all'indietro.

"Continuo a non vederla"

"Devi fare come prima: vai alla stella dell'estrema destra dell'Orsa Maggiore, poi traccia una retta astratta verso l'alto"

"Non riesco a... com'è possibile che io non-".

Sibilla approfittò della sua presunta sbadataggine per tentare in extremis un altro nobile adescamento: gli posò una mano sul petto e lo sospinse, costringendolo a sdraiarsi sul telo. Man mano che scendeva anche la sua mano emulava il movimento di lui, ma sul suo corpo: percorse le linee forti del torace e scese con le dita sul ventre. Lo fece guardandolo dritto negli occhi, ricevendo in cambio un sorriso raggiante e timidamente sorpreso. Una volta che fu sdraiato, Sibilla si allungò strategicamente accanto a lui, quasi a posizionarsi esattamente sopra; lo fece per un istante, poi si accostò al suo caro volto:

"Devi tracciare una retta, guarda bene"

"Okay, forse ci sono"

"Esattamente dritta, mi raccomando"

"Mh-mh" mormorò lui, tirandola per le lunghe. L'aveva già individuata la stella, ma approfittare spudoratamente di lei così vicina al suo volto gli risultò così facile che nemmeno si sentì in colpa "Eccola! Vista! Da sdraiato è molto meglio, grazie" si guardarono per un istante e Giuseppe posò la mano sulla sua "È ancora troppo buio per te?".

In parte sperò che gli rispondesse di sì, perché se fosse rimasto ancora qualche minuto lì con lei sdraiato su quel telo e nascosto nella natura sicuramente sarebbe venuto meno ad ogni sua buona intenzione. Avrebbe ceduto prima con un bacio e poi con l'indicibile subito dopo, e non poteva permetterselo.

"Ti faccio fare un giro in città"

"Mi fai da Cicerone? Perfetto!" le tenne la mano ma si alzò, quindi l'aiutò molto cavallerescamente ad alzarsi da terra "Ricordati però che devi guidare tu al ritorno"

Di cattedre, mandati e set cinematograficiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora