Treno 9907

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Sibilla incedette lentamente, passo dopo passo, in quello stretto, sgarrupato e cupo corridoio di casa, cercando di non svegliare nessuno, ma non appena arrivò all'altezza del bagno vide il bagliore della lampadina del piano cottura riflettersi sul pavimento. Il rumore delle padelle era tenue, ma presente: sua madre Federica era già sveglia e stava mettendo avanti il pranzo o chissà cosa. La raggiunse, con ancora il pigiama indosso e i capelli dorati tutti arruffati; preferì evitare di guardarsi allo specchio: appena sveglia era un disastro.

"Sibbi!" disse piano sua madre, seppure con quella velatura di sorpresa tipica di chi non se l'aspettava "Che ci fai già sveglia? Sono le cinque!"

"Vado al bar vicino alla scuola per ripassare con le amiche prima della verifica, non ricordi? Te lo avevo detto ieri..."

"Ah è vero! Scusami, mi era passato di mente..." si toccò la fronte, in un gesto sbadato. Sua madre aveva sempre così tante cose da fare e ricordare che ogni tanto le sfuggivano dei dettagli. La solerzia con il quale si dedicava a tutto era ammirevole, e di certo Sibilla non le avrebbe mai puntato il dito contro per quelle piccole sviste che la concernevano.

"Prendo giusto un biscotto... poi farò colazione là"

"D'accordo. A che ora hai la verifica di storia?"

"Alle 10. Credo di essere preparata ma voglio che vada bene"

"Okay, dai, vai a preparati allora".

Sibilla si recò in bagno e si sistemò quanto meglio possibile, senza troppi artifizi di trucco o quant'altro, elidendo solo le lievi occhiaie sotto gli occhi con una punta di correttore. Si vestì semplicemente, ma con capi che esaltassero con discrezione il bel corpo che aveva. A diciassette anni era già ormai sviluppata del tutto, il resto era solo invecchiamento e spreco di una potenziale bellezza.

Lo zaino era già pronto con tutto ciò che le serviva quindi, prima di metterselo in spalla, s'inginocchiò accanto al letto di Arianna e la svegliò mestamente.

"Ari... io vado"

"Eh...?"

"Ho detto che vado" sussurrò, ripetendosi, quindi Arianna sbarrò gli occhioni e le prese la mano.

"Ti prego Sibbi, stai attenta"

"Te lo giuro... Grazie Ari. Ti sarò debitrice a vita" le lasciò un bacio sulla guancia e uscì dalla loro cameretta, sfilando silenziosa davanti la camera dove suo padre stava ancora dormendo, raggiungendo quindi sua madre "Mamma vado"

"A che ora torni?"

"Per cena, il pomeriggio ci fermiamo per studiare greco"

"Va bene, forse allora torneremo insieme" le lasciò un bacio sulla guancia "Ciao tatona, e stai concentrata che sei bravissima"

"Sì mamma, buona giornata" le sorrise timidamente e si voltò non appena mise la mano sulla maniglia, abbassandola "Ti voglio bene mamma".

"Anche io Sibbi, anche io" la salutò con la mano, quindi scese per le scale e corse a prendere l'autobus numero 35 quasi sotto casa che l'avrebbe portata fino in stazione centrale.

L'alba della seconda metà di ottobre era fresca, umida e la luce perlacea bagnava ogni muro e tetto, creando un effetto surreale e una commistione di colori che col passare delle ore avrebbero cambiato d'intensità; il contrasto con le foglie che iniziavano ad ingiallire ed appassire non faceva altro che accentuare ed esaltare il caleidoscopio di colori autunnali.

Una volta in stazione scese, come ogni mattina, ma non si recò alla banchina per prendere la linea 8 che l'avrebbe portata al Liceo Ginnasio Minghetti, no. Al diavolo il Liceo!

Di cattedre, mandati e set cinematograficiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora